Il nuovo sport: prendersela con i più deboli: forestali e formatori

Nino Sunseri non perde mai l’occasione per scagliarsi contro forestali ed Enti di formazione professionale. Ogni occasione appare utile per dare addosso a due settori che, pur sovraffollati di personale a causa di un incontrollato clientelismo di stampo politico, sono comunque strategici.

I forestali, resi precari per scelta politico-elettorale da tutti i governi regionali succedutisi negli ultimi 25 anni, esplicano un servizio indispensabile per la salvaguardia e la difesa del territorio oltre che, l’attivita’ di spegnimento degli incendi. La formazione professionale gestita dagli Enti è a supporto di un servizio pubblico che la Regione siciliana istituzionalmente deve rendere alla Sicilia ed ai siciliani.

Nell’articolo apparso sul Giornale di Sicilia di oggi (venerdì’ 31 agosto 2012) dal titolo: “Lo sviluppo ignorato”, Sunseri affonda i colpi sull’immobilismo del governo regionale e la sicilianità tradita, sulle manovre a volte celate da spinte pseudo-mafiose e sugli interessi corporativi.

Che il Pil della Sicilia sia tornato ai livelli del 1990 è un dato inconfutabile sul quale tutti si dovrebbe riflettere. La critica a voce alta di Sunseri, seppur condivisibile in via di principio, andrebbe rieditata in alcune affermazioni. Si tratta di contenuti ovviamente legittimi ed autorevoli. Sui piagnistei di stampo sicilianista di una Roma ladrona e di un Nord mangiatutto, richiamati dal giornalista, non siamo convinti. Ancora meno ci convince l’idea di complotti o chissà cosa.

La verità è che il primo a tradire la Siciliaè stato proprio Silvio Berlusconi ed il suo governo nato nel 2008 con il determinante apporto della Sicilia e dei siciliani. Una gestione, quella berlusconiana, sbordata a Nord e caratterizzata da un costante trasferimento di fondi dal Sud verso la Padania.

Il fondatore di Forza Italia e del Popolo della Libertà (Pdl), dopo aver sbancato la Sicilia a suon di voti, consenso e potere, ha praticamente negato tutto o quasi alla nostra Isola. Ha privato la nostra Regione di risorse per lo sviluppo, fondi che le appartenevano. La quota assegnata alla Sicilia delle risorse a valere sui Fondi per le aree sottoutilizzate (Fas) che fine ha fatto? Volata in Lombardia? In Piemonte? Nel Nord-Est? Di certo non si è fermata neanche a Napoli.

Così come il Silvio “per tutte le stagioni” ha impedito, con il “gioco delle tre carte” dell’alleato Giulio Tremonti (all’epoca Ministro dell’Economia) il decollo del Piano Sud. Oggi cerca, attraverso la sponda de “La Destra”, di ricostruire il consenso anche a costo di mettere dentro il partito di quel tale Pierferdinando Casini, che di lo ha “posato” già da tempo.

Ma questa è la politica che segue logiche non sempre percepibili o comprensibili. L’articolo di Sunseri offre lo spunto per tornare a parlare anche di qualcos’altro.

Sulla polemica di queste ore di Confindustria per le scelte propinate dal governo regionale del dimissionario Raffaele Lombardo, per esempio, riscontriamo un forte sapore di strumentalizzazione. La debolezza dell’associazione degli imprenditori siciliani è notoria. Un tessuto imprenditoriale fortemente indebolito dalla crisi e da scelte di politica industriale alquanto criticabili.

Per non parlare del fatto che gli stessi personaggi di Confindustria Sicilia che criticano Lombardo per la scelta di avere spostato un miliardo di euro, inizialmente destinato a pagare i fornitori della Regione siciliana (quindi le imprese), verso altri settori, continuano ad essere presenti con due assessori nella giunta regionale.

Due assessori, Marco Venturi e Andrea Vecchio, che si ostinano a rimanere, anziché togliere il disturbo, nonostante sia chiaro a tutti come le condizioni politiche siano notevolmente mutate. Che sia uno di quei casi di ‘poltronite’ acuta, di delirio di potere? Vedremo.

Assessori, dicevamo, che si sono distinti per la scarsa incisività nell’azione di governo (qualche timido tentativo di riforma delle Asi e poco altro) e per le polemiche sterili, a nostro modesto avviso, verso precari degli Enti locali, forestali e enti di formazione. Come se queste categorie fossero “Figli di un Dio minore”. Come se il diritto al lavoro, alla percezione della retribuzione e quindi alla serenità delle famiglie, fosse appannaggio esclusivo della grande impresa siciliana. Grande impresa che in Sicilia è quasi scomparsa sotto i colpi della globalizzazione, della delocalizzazione e della crisi finanziaria.

Fenomeni ampiamenti prevedibili e previsti da tutti gli osservatori economici, ma sui quali Confindustria ben poco ha saputo fare. Non c’è mai stata in Sicilia una vera alternativa all’impiego, anche precario, in pseudo attività regionali. Eppure Confindustria Sicilia fa la voce grossa, rivendica il primato sulle scelte di politica economica, ma, chissà perché, non riesce a far crescere le imprese siciliane.

Sunseri, per la verità, rimarca, nell’articolo, con autorevole chiarezza le cose che non vanno. Però dimentica, a nostro avviso, che non sono solo gli sprechi, voluti dalla politica, nei settori forestali, formazione professionale e precari degli enti locali ad avere messo in ginocchio l’economia siciliana. Non c’era e continua a non esserci l’industria. Dove sono i posti di lavoro e l’occupazione produttiva?

Riteniamo fallimentare l’esperienza di Confindustria Sicilia, almeno sul piano della crescita delle imprese industriali. Non ha saputo incidere con la rappresentanza al governo regionale.

Dalle elezioni regionali, previste per il prossimo 28 ottobre, ci aspettiamo un bagno di umiltà da parte dei futuri parlamentari che metteranno piede all’Assemblea regionale siciliana (Ars). Serve un rinnovato impegno nella difesa della cosa pubblica prima di ogni cosa. Almeno è l’auspicio nostro, come di migliaia di siciliani.

Verificheremo nei restanti 58 giorni, precedenti alla tornata elettorale per le regionali, programmi ed obiettivi di coalizioni, candidati alla presidenza della Regione siciliana e partiti politici.

Foto di prima pagina tratta da italia.panorama.it

Giuseppe Messina

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