Il Natale e le feste di fine anno come sinonimo di gioia e spensieratezza? Non per tutti è così. Lo sa bene padre Mario della locanda del Samaritano, la struttura che a Catania, in via Montevergine, offre un servizio residenziale in autogestione. Chi ci vive non è un semplice ospite ma contribuisce a rendere funzionale l’immobile. Quando lo incontriamo è una domenica pomeriggio prenatalizia ed è accerchiato da un gruppo di scout, mentre discute al telefono con una volontaria. «Alcune persone parlano più dei preti», scherza quando chiude, sciogliendo subito il ghiaccio.
In cima ai suoi pensieri per il 2020 c’è la casa dei padri separati, che sorgerà nella struttura delle suore vincenziane. «Ci rivolgiamo ai padri che hanno figli piccoli e non hanno una casa dove accoglierli – racconta a MeridioNews – Non solo gente povera, ma anche chi paga il mantenimento alla ex moglie e non arriva a pagare un affitto. C’è un professore, per esempio, che sarà tra i primi a essere accolto nella casa». Nella Locanda del Samaritano tutti si occupano di tutto: pulizie, lavanderia, cucina, ordine. Nessuno sta con le mani conserte, qui abitano esodati, separati, poveri, persone che in un modo o nell’altro vivono una situazione di difficoltà o disagio sociale. Tra loro c’è anche Stefano, un 19enne nato in Romania ma che nel 2007 si è trasferito in Sardegna insieme alla madre. L’ultimo approdo è la Sicilia ma il suo sogno si chiama «Giappone», terra dove sogna di andare a vivere.
Due esperienze lo hanno segnato profondamente. L’ex compagno della madre, e padre della sorella, un uomo particolarmente violento, e un grave incidente in cui Stefano ha perso la fidanzata. «Con quest’uomo spesso le discussioni sfociavano in violenze fisiche. ll culmine è stato quando una sera, durante quello che sembrava un litigio come tanti, ho sentito mia mamma urlare terrorizzata. – ricorda Stefano – Ho sfondato la porta chiusa a chiave e l’ho trovato mentre la prendeva a pugni con mia sorellina in braccio».
Ma non è, purtroppo, l’unica tragedia vissuta dal ragazzo. Dopo aver mandato via l’ormai ex compagno della madre le cose sembravano essersi sistemate per lui, che aveva trovato finalmente l’amore di una ragazza che lo rendeva felice. Purtroppo, però, anche in questa circostanza non c’è stato un lieto fine. I due ragazzi hanno avuto un incidente in moto, investiti da un giovane ubriaco e senza patente che ha rotto le ginocchia a Stefano e stroncato la vita della sua giovane fidanzata, il tutto senza prestare soccorso. Stefano a quel punto commette un errore, prova a farsi giustizia da solo, e il tribunale dispone l’allontanamento dalla sua famiglia: «Non vedo mia sorella da diverso tempo, mia mamma la sento ogni tanto». Adesso per lui la vita sembra avere preso una strada differente proprio all’interno della locanda.
Per Stefano, così come per gli altri ospiti, le feste sono un momento particolarmente delicato. «È per tutti un periodo da trascorrere in famiglia – dice padre Mario – e per chi vive in una casa d’accoglienza è faticoso, la mente torna a ciò che hai vissuto e a quello che vorresti vivere. C’è un clima di tristezza che arginiamo con tanti eventi». Ci sono le visite dei catanesi che con la locanda sono sempre molto generosi, la cena del 24 offerta da un noto ristorante catanese, il pranzo del 25 con la comunità di Sant’Egidio, il pranzo del 26 da Ikea, la cena di pesce del 31 dicembre preparata dai volontari. Ultime istantanee del 2019 che proietteranno la struttura al nuovo anno e al decimo anniversario dalla nascita di questa realtà. «Pubblicheremo un libro con dieci storie, avremo dieci posti in più, metteremo in risalto i dieci volti che hanno fatto la storia della locanda, inaugureremo una caffetteria solidale e tante altre novità che realizzeremo grazie al sostegno della città».
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