«Il mondo ha paura del virus, ma il peccato è più letale» Baci e abbracci in spiaggia per celebrare un battesimo

«Il mondo ha timore del virus, ma c’è un virus che è più letale: il peccato». Anno domini 2020. A parlare a MeridioNews è Mario. Lunga barba rossa, occhi verdi e piedi scalzi, indossa una maglia con scritto Gesù libera. Dice di essere il pastore della comunità cristiana Missione Amore che, a Catania, si riunisce in una struttura di via degli Agrumi nel quartiere Pigno. Insieme a lui, su una delle spiagge libere della Playa, ci sono una ventina di persone, tutte piuttosto giovani. Una tenda montata sulla sabbia e musica religiosa a tutto volume che fuoriesce da una cassa. Scene registrate dalle telecamere di MeridioNews nella tarda mattina di domenica e andata in onda ieri sera nel programma tv di canale 9 Sono le venti. «Oggi, dopo le restrizioni, abbiamo amministrato il primo battesimo in mare in quanto chiesa cristiana», spiega Mario che, in realtà, è consapevole del fatto che la comunità di cui fa parte non è riconosciuta da nessuna delle istituzioni religiose. 

Nessuno indossa mascherine. Stanno vicini in cerchio, si prendono per mano, si abbracciano e si baciano. Come se la pandemia da Covid-19 fosse di un altro mondo. E, in effetti, Mario sostiene di essere sì «sottomesso alle istituzioni umane, ma solo se queste non alterano i principi di Dio perché io sono soprattutto cittadino dei cieli». Che vive però su questa terra e che dovrebbe, come tutti, rispettare le distanze di sicurezza e indossare i dispositivi di protezione. «La nostra precauzione – risponde di fronte a questi appunti – è Gesù Cristo». Un assembramento in riva al mare, nei giorni in cui la Sicilia è l’unica regione italiana in cui un tasso di trasmissibilità del nuovo coronavirus resta sopra l’1, mentre in tutte le altre il valore Rt (che indica il numero di infezioni prodotte da una persona nell’arco del suo periodo infettivo) è compreso fra 0,29 e 0,96. 

«Io non ho paura del virus, sono altre le cose da temere. E con molta sincerità – ammette Mario –
sono sempre uscito per strada a evangelizzare». Anche durante i due mesi di lockdown in cui le misure restrittive del governo prevedevano di restare a casa per evitare il diffondersi del contagio da coronavirus. «Non ho speranza nella medicina o nella scienza, ma la mia fiducia è in Dio», dice con aria fiera dopo averci raccontato come è cambiata la sua vita. «Io sono un ex giocatore d’azzardo patologico e prima, per vivere, rubavo – racconta Mario – Poi una notte Gesù è entrato nella mia camera da letto a Librino e mi ha liberato». 

Una
“liberazione” che, adesso, lui tenta di diffondere distribuendo anche in spiaggia dei volantini. Un foglietto con il logo di Amore puro – Ministero ex Lgbt è dedicato a Ex gay per mezzo di Cristo. «Siamo tutti nati peccatori – si legge nel volantino – ma sulla croce Gesù si è caricato dei nostri peccati e delle nostre malattie. Allontanati da questo mondo perverso e vieni verso la meravigliosa luce del Messia». In un solo foglietto, stampato fronte e retro, ci sono le testimonianze di cinque ragazzi: le loro facce in un tondino e a fianco cinque righe di riassunto delle loro storie il cui epilogo è sempre uguale. 

«Ho vissuto dieci anni come omosessuale perché avevo paura delle donne – sarebbe la motivazione di Alessio – Un giorno Dio mi ha detto di non avermi creato così». Debora riconduce tutto al «maschilismo di mio padre che mi aveva portato a odiare gli uomini»; per Francesco invece sono «certe serie tv che hanno minato la mia mascolinità». Nella storia attribuita a Laura c’è di più: «A 20 anni ho “cambiato sesso”, mi facevo chiamare Jake. Dio mi ha aperto gli occhi e mi ha detto che la vita transessuale non era la sua volontà». A fare da cornice a queste storie è l’immagine di un paio di manette color arcobaleno, il simbolo del movimento di liberazione omosessuale. Forse Mario ha ragione: ci sono cose che spaventano più del virus

Dario De Luca

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