Al di là delle simpatie politiche di ognuno di noi, con il caso Fava si è consumata l’ennesima violazione dello Statuto siciliano. E la cosa non può essere taciuta, Fava o non Fava.
Il ministro dell’Interno del governo Monti, Annamaria Cancellieri, non solo è entrata a gamba tesa nelle elezioni siciliane, senza alcun titolo, con dichairazioni del tutto irrituali. Ma si è pure appigliate a norme che in Sicilia non sarebbero applicabili.
La Sicilia ha potestà esclusiva in tema di leggi elettorali. Il ministro & co., per l’esclusione di Fava, si appigliano al Testo unico nazionale che nell’Isola non è direttamente applicabile.
Siamo stati noi siciliani, i primi in Italia ad introdurre, con la legge 7 del 1992, l’elezione diretta del sindaco, senza chiedere il parere al suo collega di allora.
La cosa più grave è che il governo nazionale, solitamente aduso a violare lo Statuto siciliano (vedi il caso dell’articolo 36 e 37) per questioni economiche (ovvero per papparsi per intero i tributi maturati in Sicilia) adesso sembra intenzionato a stuprarlo anche a fini elettorali.
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