Il Kistè, l’easy gourmet di Taormina

A Taormina c’è aria di novità e voglia di ripartenza. Oggi vi raccontiamo di Morena Benenati, la donna che da quattro anni tiene le redini dell’easy gourmet, i cui piatti portano la firma dello chef stellato Pietro D’Agostino, mentre si prepara alla prossima stagione. «Niente chiusura invernale quest’anno – annuncia – la città si sta finalmente risvegliando». «Sono tornati i viaggiatori dal nord Europa e la nostra formula di accoglienza si è dimostrata vincente». E così, dopo la pausa di una ventina di giorni durante i quali Morena Benenati e lo chef Pietro D’Agostino parteciperanno a novembre prossimo al World Gourmet Summit che si celebra a Dubai, negli Emirati arabi uniti, nell’ambito di Expo 2020-2021, rinviato lo scorso anno a causa della pandemia, l’attività riprenderà. «Il nostro, del resto – sottolinea Morena –, è un progetto in continua evoluzione».

«Il Kistè è un luogo senza tempo – racconta Benenati – e come accade nel resto delle grandi città europee, anche Taormina può sfruttare la sua magia d’inverno, con i suoi scorci da scoprire». Come quello del Kistè, un angolo discreto, dove riposare i sensi e lasciarsi andare a una vera e propria experience del gusto dall’aperitivo al dopo cena. L’atmosfera, dalle luci e dalle musiche soffuse, con tappeti e cuscini che adornano la scalinata che conduce sino al Duomo, permette di degustare cocktail e aperitivi sin dal pomeriggio, riparati sotto funghi caloriferi, magari con un plaid e un libro in mano.

«È una proposta diversa da La Capinera, dal luogo in cui lo chef D’agostino celebra ogni giorno una cucina che racconta il territorio attraverso una creatività che gli è propria – sostiene Benenati – Qui se ne solca la traccia ma vogliamo che i giovani chef proseguano con un proprio racconto». E poi, grazie alla consulenza del bartender Mattia Cilia, tra i tre migliori del mondo, già sul podio del contest mondiale Jameson Mixmaster Challenge in Irlanda, abbiamo realizzato un’interessante carta dei cocktail. In un bicchiere racchiudiamo l’eccellenza dei sapori tipici dell’isola con una spiccata contaminazione di note internazionali. «In tutte le preparazioni mixology – spiega Morena Benenati – ogni elemento valorizza la gamma aromatica delle materie prime: c’è la salinità del mare, l’acidità del vulcano, il contrasto degli agrumi». Una miscelazione moderna e sperimentale, tanta tecnica e nulla di chimico, che rappresenta per il mondo dei drink ciò che la cucina gourmet rappresenta per quello del food, cioè una pratica raffinata che punta a ricreare un’esperienza di degustazione raccolta, unica e totalizzante, che coinvolge tutti i sensi. 

Per la cena ci si sposta, naturalmente, all’interno dei locali della vecchia casa Cipolla, uno degli esempi architettonici più riconoscibili del tardo rinascimento siciliano, dallo stile semplice e intimo, che conserva ancora due antichissime cisterne che ne danno il nome, Kistè, dal greco, appunto. Un tipo di cucina certamente legata al paradigma D’Agostino “memoria, territorio, creatività”, dal momento che la brigata che vi lavora è stata formata dallo chef ma se ne discosta, riuscendo nell’operazione non semplice di crearsi una propria identità, di sapersi esprimere con un proprio tratto distintivo, diventato inevitabilmente, un valore aggiunto. 

Amante dell’arte, della storia della Sicilia, con i suoi miti e le sue tradizioni, Benenati ha creato un fil en rouge che si esprime al femminile, nella cura dei dettagli, nella scelta dei colori, nell’approccio calmo. Dettagli, appunto, che da 15 anni hanno anche rubato il cuore dello chef, patron de La Capinera. Originaria di Caltagirone, 43 anni, una laurea in Lingue e Letterature straniere con applicazioni e scienze delle comunicazione conseguita con il massimo dei voti alla Cattolica di Milano, si è dedicata per qualche anno alla ricerca, ma poi lasciata la carriera universitaria, è tornata in Sicilia. Si è subito trasferita a Taormina, dove ha cominciato la lunga esperienza nel settore turistico, come brand and event manager per le più importanti catene alberghiere. 

«Dopo dieci anni ho deciso, però, di dedicarmi professionalmente a qualcosa che comprendesse anche la mia sfera privata – dice Benenati -. Così, con Pietro D’Agostino, conosciuto qualche anno prima, ho cominciato a lavorare al progetto Kistè». Logica o passione? «Nessuna delle due, solo sentimento – risponde -. Cosa guida le mie scelte? La determinazione e la curiosità», afferma. «Del capitolo della mia vita precedente (penso che ciascuno di noi può viverne più d’una) ho portato a capo soprattutto la capacità di apertura agli altri – prosegue Benenati – Del resto, la ristorazione non è solo cucina, ma è fatta anche di accoglienza e di comunicazione con la persona». «Un luogo che vivi ogni giorno – ironizza, abbassando i grandi occhi grigio-verde un po’ per timidezza – con la sicurezza di chi sa il fatto suo, alla fine ti rassomiglia un po’». 

E così, dallo studio delle applicazioni della matematica in letteratura e nella linguistica che l’ha portata a seguire un master post laurea in Francia, paese che ama molto, Benenati non ci ha pensato due volte a mollare tutto e conseguire, per esempio, il titolo di sommelier. «Amo molto i vini francesi – dice sorridendo – ma continuo a scegliere quelli siciliani». Una consapevole scelta in casa Kistè. «Diamo spazio a straordinari produttori della nostra Isola e trasformiamo le vacanze degli ospiti in vere e proprie experience».

Pietro D'Agostino

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