Continuano le attenzioni alla Sicilia da parte dei quotidiani britannici. Dopo lo Spectator, che non ha fatto mancare le critiche al turismo di massa che affolla Taormina, e il Telegraph che ha proposto una guida turistica per visitare l’isola in due settimane senza perdersi l’essenziale, tocca al Guardian celebrare una delle caratteristiche che più attraggono lo sguardo del turista: i mercati rionali.
A parlarne è Dirk Booms, uno dei due curatori della mostra inaugurata giovedì scorso al British Museum e dedicata alla Sicilia greca e normanna. L’esposizione, che sarà visitabile fino al 15 agosto, ospita oltre 200 pezzi provenienti da collezioni pubbliche e private attraverso i quali viene raccontata la cultura e l’arte dell’Isola in due dei periodi che più hanno nobilitato la sua storia.
Di mercati in Sicilia ce ne sono tanti, a partire da quelli di Ballarò e della Vucciria che Booms ricorda essere «stata immortalata in un dipinto di Renato Guttuso» passando per quello del pesce a Catania. Tuttavia, il curatore della mostra sceglie di parlare dell’esperienza vissuta a Ortigia. «Un luogo suggestivo e stranamente nostalgico che visito più volte in Sicilia, alzandomi anche alle 7 per andarci, è il mercato del cibo di Ortigia – si legge sul quotidiano inglese -. Si svolge ogni mattina tranne la domenica ed è tutto ciò che ci si aspetta da un mercato italiano».
La qualità dei prodotti venduti – «erbe aromatiche, pomodori, melanzane dal viola profonda, brillanti peperoncini, arance mature e limoni», ma anche «pescispada che potrebbero adocchiarvi mentre passate» – si unisce alle abitudini dei commercianti: «Ci sono tante urla, gesti e meravigliosi odori», continua Booms. Il quotidiano elogia al contempo la capacità dimostrata da Ortigia di mantenere la propria autenticità, riuscendo allo stesso tempo a reinventarsi.
Per spiegare questo aspetto, Booms cita il caso del caseificio Borderi, punto di riferimento per turisti e persone del posto – specialmente gli studenti – che ogni giorno vengono deliziati con panini ricercati, che uniscono i prodotti della tradizione con l’originalità. «Puoi trovarci di volta in volta nuovi formaggi dalle forme più varie e sandwiches giganti e coloratissimi», conclude sottolineando la capacità della piccola penisola di essersi via via migliorata, senza perdere la propria «autenticità».
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