Il Governo Letta non trova i soldi per l’Imu, ma condona quasi 2 miliardi di euro alle 10 società che gestisono le sale da gioco

IL DEBITO CON LO STATO, PER EVASIONE FISCALE, AMMONTAVA A OLTRE 90 MILIARDI DI EURO. UNA SENTENZA L’HA RIDOTTO A 2 MILIARDI E MEZZO. ALTRI DUE MILIARDI GLIELI HA ‘SCONTATI’ L’ATTUALE ESECUTIVO

Venerdì scorso sul giornale di ispirazione cattolica, Avvenire, campeggiava un editoriale di Massimo Calvi dal titolo eloquente: “Premiare azzardopoli? Maxievasione e maxicondono”. L’editoriale faceva riferimento ad un condono, nemmeno troppo mascherato, all’interno del decreto che ha permesso la cancellazione dell’Imu, riservato ai gestori delle macchinette mangiasoldi che stanno appestando il nostro Paese, con la conseguenza di ridurre sul lastrico milioni di italiani.

Il condono faceva riferimento ad una riduzione del 75% di quanto, le dieci società che in Italia gestiscono queste maledette macchinette, devono allo Stato italiano per evasione fiscale e penali di un dovuto iniziale (udite- udite) di 98 miliardi di euro poi ridotto in seguito ad un concordato a 2,5 miliardi ed ora con il decreto sull’Imu scalato a 620 milioni. Tutto questo per fare ‘cassa’ e compensare in parte la cancellazione della tassa sulla casa.

Un super-maxicondono concesso a speculatori ed approfittatori della dipendenza al gioco della gente e che ha buttato sul lastrico e ridotto a ludopatici più di due milioni di italiani.

“Tutto incomincia – scrive nel suo editoriale Massimo Calvi – quando un’indagine della Guardia di Finanza accerta che diverse migliaia di slot-machine che facevano capo a dieci società, di cui la più impartante è Atlantis, che ancor oggi gestisce il 30% degli incassi, per un periodo cher va dal 2004 al 2007 non erano collegate, come era previsto per legge, alla rete della Sogei, la società delle finanze per il dovuto conteggio delle giocate e delle vincite, eludendo ed incassando, in quel triennio indebitamente miliardi e miliardi di euro”.

“In pratica – prosegue Calvi nel suo articolo – le persone scommettevano, perdevano ed ancor meno vincevano, ma di tutto questo non restava nulla nei computer dello Stato ed alle ‘casse’ dell’Erario. Dopo le indagini e l’accertamento dei fatti da parte della Guardia di Finanza la procura della Corte dei Conti, tra somme non versate e dovute allo Stato, evasioni fiscali e penali aveva quantificato un danno erariale per lo Stato di 98 miliardi di euro. Proprio così, non un euro in più né un euro in meno, ossia l’equivalente di quattro manovre finanziarie.

Successivamente al contenzioso aperto tra le 10 società di gestione delle macchinette mangiasoldi e lo Stato una sentenza ha ridotto il dovuto nei confronti dell’Erario in 2,5 miliardi di euro. Ed infine di questi giorni il maxicondono mascherato, all’interno del decreto sull’Imu, della riduzione del 75% del dovuto in 620 milioni di euro.

Su tutto questo, che calpesta i principi del giusto, dell’etica e della morale, la riflessione da parte degli italiani diventa, a questo punto, un atto dovuto. E’ uno Stato giusto quello che, come abbiamo visto, condona la quasi totalità di quello che gli devono biscazzieri e scommettitori che lucrano sulle debolezze e sulle disgrazie della gente con costi altissimi sul piano sociale per i drammi umani e familiari che direttamente ed indirettamente alla fine costano alla comunità? E’ uno Stato etico quello Stato che si dimostra tanto generoso con questi profittatori delle debolezze degli italiani, riducendo loro anche le tasse, e che continua a rilasciare senza soluzione di continuità le concessioni per l’istallazione di nuove macchinette, creando sempre più dipendenza al gioco e disagio sociale?

Quello stesso Stato che, viceversa, si dimostra, parimenti ingeneroso e vessatorio, nei confronti degli artigiani, degli imprenditori e di chi lavora onestamente, tartassandoli e costingendoli a chiudere le loro aziende, ai quali si ingiunge, con Equitalia, senza pietà e considerazione alcuna, la riscossione sino all’ultimo centesimo di tutto quanto, tra penali, sanzioni e quant’altro, dovuto.

Ma che altro ci si può aspettare da uno Stato, vessatore e garante di lobby (assicuratori, banchieri, petrolieri e biscazzieri) e che non tiene in alcun conto gli interessi del comune cittadino e degli imprenditori onesti. E come si può alla fine definire questo Stato in cui, nostro malgrado, siamo costretti a vivere ed a convivere con questi sistemi che ripugnano le coscienze?

Ormai è un fatto incontrovertibile: mentre chiudono nel nostro Paese senza soluzione di continuità le piccole, medie e grandi imprese e con effetto domino, nelle grandi città, calano le saracinesche dei negozi commerciali, altrettante saracinesche, e forse anche più numerose, si aprono, a ogni piè sospinto e sotto gli occhi di tutti: ossia quelle dei “centri scommesse” e dei “compro oro” a dimostrazione del degrado etico morale e politico nel quale la classe politica, ha precipitato il nostro Paese.

E’ ormai un fatto incofutabile che il gettito fiscale e buona parte della nostra economia si reggono prevalentemente sul gioco d’azzardo (il solo gettito delle macchinette mangiasoldi è in Italia di 80 miliardi di euro all’anno) tra casinò, Bingo, slot-machine, gioco del lotto, superenalotto, 10 al lotto, totocalcio, calcio scommesse,ippica, gratta e vinci, infoline, video poker e quant’altro per un totale che supera i 100 miliardi all’anno. Questo, in buona sostanza, è il gettito che viene allo Stato dai giochi, per cui alla luce di tutto questo, il nostro lo si può considerare, con buona pace dell’etica e della morale, che dovrebbero essere alla base di uno Stato progredito e moderno, al contrario, a pieno titolo, uno Stato biscazziere.

Questo è un modo ignobile ed indegno da parte dello Stato di mettere le mani nelle tasche già asfittiche di una parte dei cittadini per spremerli e spennarli come polli e peggio ancora rendendo, così come ci dicono le statistiche, poco più di due milioni di loro, ludopatici

E’ giusto, è morale, tutto questo? Ma soprattutto è degno di uno Stato e di una nazione civile il cui compito principale dovrebbe essere quello di tutelare i propri cittadini, affrancandoli da pericolose tentazioni e non renderli così schiavi del gioco e dai vizi?

Riflettiamo su tutto questo. Ancora quanto dobbiamo sopportare le ipocrisie di quella classe politica che dice di volere governare per il bene comune e per il bene del Paese e si ritrova, invece, avida e famelica croupier del Casinò Italia.

 

Ignazio Coppola

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