IERI, A SALA D’ERCOLE, ALTRA MANIFESTAZIONE DI ARROGANZA DA PARTE DI UN ESECUTIVO INADEGUATO A RAPPRESENTARE GLI INTERESSI UNA REGIONE DI OLTRE 5 MILIONI DI ABITANTI. DIETRO IL FLOP DELLE CITTA’ METROPOLITANE C’E’ ANCHE LA FALLIMENTARE GESTIONE DELLA COMMISSIONE AFFARI ISTITUZIONALI DA PARTE DEL PRESIDENTE ANTONELLO CRACOLICI
Dopo quattro settimane di continui rinvii, ieri il Governo regionale di Rosario Crocetta ha affrontato il voto d’Aula: ed è stato un disastro. Checché ne dicano i rappresentanti di un maggioranza che a Sala d’Ercole non c’è – perché il presidente della Regione, Rosario Crocetta, a Sala d’Ercole non ha una maggioranza – ieri la stragrande maggioranza dei parlamentari presenti in Aula ha ‘bocciato’ senza tentennamenti l’assurdo e ridicolo tentativo di istituire, in Sicilia, tre città metropolitane.
In Francia – Paese che ha una grande tradizione amministrativa – esiste la città metropolitana di Parigi. Attenzione: parliamo di Parigi, una delle capitali del mondo! La Sicilia, da sola, nella testa di un Governo megalomane, avrebbe voluto istituire le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Ridicolo!
Il Sindaco di Palermo – Leoluca Orlando – eletto presidente dell’ANCI Sicilia (Associazione Nazionale Comuni Italiani) non dai quasi 400 Sindaci dell’Isola, ma da una minoranza di una sessantina di delegati, grazie a un cervellotico regolamento interno alla stessa ANCI – cerca di far credere che la Sicilia ha perso un’occasione unica con le tre città metropolitane ‘bocciate’.
Orlando – che peraltro insegna Diritto pubblico regionale all’università – sa benissimo che i tre ‘aborti’ che ieri Sala d’Ercole ha tolto di mezzo erano solo tentativi maldestri di salvare dal dissesto finanziario Palermo, Catania e Messina sulla pelle di oltre 50 Comuni che sarebbero scomparsi.
Non è il voto di ieri sera di Sala d’Ercole ad esemplificare il vuoto politico espresso dalla politica siciliana: è questo disegno di legge su tre ridicole città metropolitane, partorito da un Governo regionale fragile e senza idee, a denunciare il vuoto culturale di chi oggi governa la Sicilia.
Egregio Sindaco Orlando: la democrazia che l’ha riportata, nel 2012, alla guida di Palermo, ieri sera ha detto “no” a una legge truffaldina che non affronta i reali problemi della Sicilia e, in generale, del nostro Paese. La crisi finanziaria della Sicilia ha radici antiche, accentuate, negli ultimi anni, da un’Unione europea che scarica, a cascata, la propria follia antikeynesiana sui Paesi che, stupidamente, hanno aderito a quell’aboto monetario chiamato euro.
Il sindaco Orlando e il Sindaco di Catania, Enzo Bianco, prendano atto che la truffa metropolitana è fallita e cerchino altre soluzioni.
La verità è che, in Sicilia, si sommano quattro fattori negativi:
– la crisi finanziaria dei Comuni di Palermo, Catania e Messina che inizia nei primi anni ’90, soprattutto a causa del precariato;
– lo stesso precariato che si espande in tutte le Amministrazioni pubbliche siciliane: basti pensare che oggi – mettendo assieme precari di Regione, Province e Comuni, più il personale di Ato rifiuti e di altre società pubbliche – si va ben oltre le 80 mila unità, a cui si sommano tutti i precari ‘stabilizzati’, sempre nelle pubbliche amministrazioni;
– la riduzione dei trasferimenti dello Stato ai Comuni nel nome del federalismo fiscale, in Sicilia devastante, perché non siamo riusciti a intercettare né la perequazione infrastrutturale, né la perequazione fiscale, grazie anche a una gestione ‘ascara’ dell’assessorato regionale all’Economia da parte del Governo Crocetta;
– i tagli alla Regione da parte dello Stato nel nome del Fiscal Compact: 914 milioni di euro nel 2013 e la stessa cifra quest’anno (i numeri precisi li fornirà tra qualche mese la Corte dei Conti.
Ora, egregio Sindaco Orlando, pensare di risolvere i problemi dei Comuni di Palermo e di Catania (teniamo fuori il Sindaco di Messina che, correttamente, non è mai intervenuto su questo ‘banditesco’ tentativo ‘metropolitano’) con le finte città metropolitane che avrebbero dovuto ‘mangiarsi’ oltre cinquanta Comuni, facendoli sparire, non ci sembra una grande intuizione politica.
Quello di ieri, di Sala d’Ercole, è stato un voto di grande dignità politica. L’onorevole Lillo Firetto, capogruppo dell’Udc all’Ars, eviti di fare finta che non è successo nulla: ieri le città metropolitane di Palermo, Catania e Messina sono state ‘bocciate’ dall’Aula. Argomento chiuso. Se ne potrà riparlare in una successiva sessione legislativa. Questo prevede il regolamento. L’Ars è un Parlamento, non – con rispetto parlando – il consiglio comunale di Porto Empedocle.
Siamo forse arrivati al vero problema di questa pessima legislatura: l’arroganza e la iattanza di questo Governo e della minoranza di parlamentari che lo sostiene in Aula.
Già dall’insediamento del Governo di Rosario Crocetta sono passati quindici mesi. Un tempo più che sufficiente per capire di che cosa stiamo parlando. Parliamo di un presidente della Regione inadeguato per il ruolo che è stato chiamato a svolgere. E di assessori in larga parte altrettanto inadeguati.
Il denominatore comune di Crocetta e dei suoi assessori sono la presunzione, l’arroganza e uno scarso senso delle istituzioni. Presidente e assessori frequentano poco il Parlamento siciliano. Sono quasi sempre assenti nelle Commissioni legislative. E quando si fanno vedere, non vanno per illustrare e discutere i provvedimenti, ma per cercare di imporli.
La patologia di quest’atteggiamento è alla base di questo Governo. Con la sola eccezione dell’assessore Nicolò Marino, tutti gli altri assessori sono quasi sempre portatori di “minestre impiattate” altrove: a Palazzo d’Orleans, ma anche in altri luoghi. Sono per lo più assessori che, invece di decidere, obbediscono.
Il risultato è un nervosismo continuo. Emblematico è il caso del disegno di legge di ieri in parte ‘bocciato’ dall’Ars. Chi l’ha ‘confezionato’? Si sa soltanto che, a un certo punto, il presidente della Prima Commissione,
Antonello Cracolici (foto tratta da Wikipedia)Antonello Cracolici, ha deciso che il provvedimento sarebbe andato in Aula comunque.
Quindi non c’è solo una gestione sbagliata di un disegno di legge così delicato da parte del Governo: c’è, anche, una gestione altrettanto frettolosa e sbagliata da parte del presidente della Commissione Affari istituzionali dell’Ars, Cracolici, che ha mandato in Aula un provvedimento raffazzonato, monco e, soprattutto, non condiviso dalle forze politiche, compresi gli stessi deputati che dovrebbero appoggiare il Governo. Un papocchio.
Ieri l’onorevole Cracolici si è lamentato con la presidenza dell’Ars, che ha messo ai voti il sub-emendamento, poi approvato, che ha ‘cassato’ le città metropolitane. Il comportamento del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, è stato corretto. Cracolici, invece di sollecitare sotterfugi parlamentari, dovrebbe riflettere sul proprio operato di presidente della Prima Commissione e su un Governo inadeguato.
Questo Governo Crocetta non piace a nessuno. E’ scadente, privo di idee forti e conducenti, privo di strategia politica e – lo ribadiamo – soprattutto arrogante. E’ difficile dimenticare l’atteggiamento ostile del presidente della Regione verso l’Ufficio del Commissario dello Stato che si è limitato soltanto a segnalare i passaggi incostituzionali della Finanziaria. Un atteggiamento del genere non può essere consentito al presidente di una Regione di oltre 5 milioni di persone. Il rispetto verso le istituzioni non può essere messo in discussione.
Questo Governo Crocetta indispone tutti: indispone i sindacati, indispone i lavoratori, indispone le organizzazioni imprenditoriali, indispone gli stessi dipendenti regionali e indispone pure funzionari e dirigenti dell’Ars. Continuando di questo passo non farà altro che collezionare altri flop.
La scorsa settimana il segretario generale della Cisl siciliana, Maurizio Bernava, ‘fiutando’ l’aria che si respirava attorno a questo disegno di legge su Province, finte città metropolitane e altrettanto finti ‘liberi’ Consorzi di Comuni, ha invitato il Governo e l’Ars a bloccare tutto e a trovare una soluzione diversa. Ma non c’è stato nulla da fare.
Questo è un altro grande limite dell’attuale presidente della Regione: è del tutto incapace di intercettare gli umori dell’Aula. Nella scorsa legislatura anche l’ex presidente Raffaele Lombardo aveva problemi con l’Aula. Ma li affrontava e li risolveva prima. Aiutato, spesso, dal prezioso lavoro di ‘tessitura’ di un politico di grande esperienza come l’onorevole Lino Leanza.
Il problema di Crocetta è che, oltre ad essere indisponente, è circondato da personaggi improbabili, spesso molto più indisponenti di lui. I risultati di questa pessima gestione parlamentare sono sotto gli occhi di tutti.
Ieri, davanti a una pesante sconfitta in Aula – non soltanto sulle tre sceneggiate metropolitane, ma anche sulle Province – il Governo ha abbozzato una soluzione illegittima: la proroga, fino a giugno, dei commissari delle stesse nove Province siciliane: atto – ribadiamo – illegittimo, non previsto dalla legge. E imposto dal Governo con la solita arroganza. Tutto questo non è tollerabile.
Qui non si tratta più di fermarsi a riflettere su quanto da fare in Aula, come auspicato dal presidente dell’Ars, Ardizzone: qui si tratta di fermarsi per capir cosa deve fare il Governo: se andare avanti o se concludere un’esperienza fino ad oggi fallimentare.
Non bisogna dimenticare che mezza Amministrazione regionale è senza soldi. E, al di là delle chiacchiere, non si intravede ancora una soluzione percorribile per questo gravissimo problema.
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