Vista dall’alto, di poco si discosta da una partita a Risiko. Sulla nave Diciotti, sulla pelle dei 150 migranti eritrei e dei 40 membri dell’equipaggio, si sta giocando un riposizionamento politico che era nell’aria ormai da tempo. E ancora una volta, a fare da sfondo agli schemi della politica nazionale, è la Sicilia. Saltati tutti gli schieramenti, ecco che il braccio di ferro di Matteo Salvini ha sortito l’effetto sperato: o con me, o contro di me.
Spalle al muro, per la classe dirigente politica non è più il tempo dei cerchiobottismi, dei tentativi di non scontentare il leader del Carroccio, di non andargli sfacciatamente contro. Nella grande scacchiera su cui le persone a bordo della Diciotti sono finite loro malgrado, ecco che il primo a rompere gli schemi è stato proprio il presidente dell’Assemblea Regionale Gianfranco Miccichè che, contro ogni teoria politically correct, ha dato apertamente dello «stronzo» al titolare del Viminale, costringendo, dunque, anche gli altri protagonisti della politica regionale e non solo a dire la loro, «a uscire – come ha poi replicato a Giancarlo Cancelleri sui social – da quell’assordante silenzio sull’intera vicenda».
Già, i social, che a questo giro, ben lontano dalle piazze e dalla vicinanza alla gente, assumono un ruolo fondamentale. A partire dal fatto che a bordo della Diciotti non c’è ad oggi un solo documento che formalizzi il divieto del Viminale di far scendere i passeggeri. O dal tweet con cui Luigi Di Maio annuncia l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea. «Lo aveva profetizzato Casaleggio – ha osservato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando – e lo mettono in pratica Di Maio e Salvini. In Italia si sta ormai applicando il “Piano di rinascita telematica” nel quale il Parlamento, le Istituzioni, in buona sostanza la Democrazia, non servono più. Da ora si governa a colpi di tweet e dirette Facebook».
E se online si schierano le tifoserie, è più complicato trovare unità nelle piazze. Soprattutto quando i rappresentanti delle istituzioni scendendo dalla Diciotti non passano nemmeno a parlare coi manifestanti che sono rimasti sotto il sole per ore e si fiondano invece sui giornalisti. Al contrario di Micciché che, invece, nella sua visita di ieri si è a lungo soffermato a parlare con la piazza. Al suo fianco, una delegazione della Commissione Sanità all’Ars, capitanata dalla deputata Udc Margherita La Rocca Ruvolo.
La stessa Udc che ieri si faceva timidamente spazio tra le bandiere rosse della Cgil, con un banchetto su cui si leggeva «Liberate gli ostaggi». Secondo il coordinatore regionale dello scudocrociato, Decio Terrana, che presidiava il banchetto, è evidente «che si sta creando una divisione netta nel Paese che personalmente considero un male, perché la politica deve unire, non dividere. Però è vero anche che se da una parte monta il fronte razzista, i moderati non possono restare indifferenti. La presenza di Micciché, che rappresenta tutti i siciliani, testimonia come oggi l’uomo valga più degli interessi politici».
Ed eccolo lì, il fronte dei moderati che prende forma, mettendo insieme chi ad oggi si è apertamente schierato contro il carroccio: da Sinistra Italiana, fino all’Udc, passando per il Pd e Forza Italia. Tasselli di un Risiko i cui esiti sono tutt’altro che scontati.
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