Il Consiglio comunale difende l’Ismett «Senza il rinnovo della convenzione si perde un patrimonio»

Il Consiglio comunale di Palermo scende in campo per l’Ismett, l’Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione partecipato al 55% dalla Regione Siciliana, attraverso il Civico di Palermo, e per il 45% dalla University of Pittsburgh Medical Center. Una convenzione che scadrà il prossimo 31 marzo e che il governo regionale non sembra intenzionato a rinnovare. Per questo Sala delle Lapidi ha votato un ordine del giorno con il quale impegna il sindaco Leoluca Orlando, in qualità di presidente dell’Anci Sicilia, a promuovere un piano d’azione insieme a tutti i Comuni dell’isola «per difendere un patrimonio della città di Palermo, della Sicilia e di tutti i cittadini».

«Tagliare il collegamento con l’Upmc – scrivono i consiglieri, che hanno votato in massa l’ordine del giorno -, leader mondiale nel campo dei trapianti d’organo, delle terapie di alta specializzazione e con un’intensa attività di ricerca, innovazione e formazione, significa tagliare fuori l’Ismett dal progresso scientifico e tecnologico». L’Ismett è il primo ospedale in Italia progettato e realizzato esclusivamente per le attività di trapianto e cura delle insufficienze terminali di organi vitali e il primo nel Meridione ad aver ricevuto l’accreditamento della Joint Commission International. Dal 1999 ad oggi all’interno della struttura sono stati effettuati 900 trapianti di fegato, 150 dei quali pediatrici, e, dall’apertura della nuova sede nel 2004, 350 trapianti di rene, 110 trapianti di cuore, 110 trapianti di polmone e decine di trapianti contemporanei di più organi.

«In un momento di grande tensione per lacune, tragedie e inefficienze del servizio sanitario in Sicilia – ha commentato Orlando – è doveroso esprimere un grande apprezzamento da sindaco e da presidente dell’Anci Sicilia per la posizione assunta dal Consiglio comunale in difesa di un centro di eccellenza sanitaria che ha salvato tante vite umane e che costituisce un modello di alte professionalità tante volte mortificate da mortificanti logiche clientelari nel settore sanitario siciliano».

Nei giorni scorsi il deputato regionale del Pd, Fabrizio Ferrandelli, ha chiesto al presidente della Commissione Sanità dell’Ars, Pippo Digiacomo, di ascoltare in audizione il governatore della Regione, Rosario Crocetta, e l’assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino in merito al mancato rinnovo della convenzione. 

«È solo la convenzione che ha reso possibile la qualità delle prestazioni garantite finora – attacca Salvatore Camiolo, presidente della Astrase, che coordina le varie associazioni di trapiantati con sede all’Ismett -. Se venisse a mancare questa convenzione la qualità scenderebbe e i pazienti sarebbero costretti a cercare altrove un centro trapianti. Senza il supporto scientifico dell’università di Pittsburgh l’Ismett diventerebbe una normale divisione di chirurgia del Civico. Ci sono interventi molto complessi, dal trapianto di cuore al polmone artificiale, che il Civico non è in grado di fare né da un punto di vista chirurgico né nella fase pre e post operatoria». L’Astrase ha promosso una petizione che vanta già 10mila firme «che intendiamo presentare al presidente Mattarella. Non può essere a rischio la qualità di una struttura con un bacino di 20mila pazienti, non solo siciliani ma provenienti da altre regioni e nazioni del Mediterraneo, dalla Grecia a Israele». Per Camiolo c’è il rischio che «l’Upmc si disimpegni dalla partnership che ha dato vita alla fondazione Ri.Med, il nuovo Centro per le Biotecnologie e la Ricerca Biomedica che dovrebbe sorgere a Carini, con la perdita della relativa ricaduta occupazionale. Si tratta di almeno 600 posti di lavoro. La decisione della giunta Crocetta non ha neppure l’attenuante dei costi, dato che il governo nazionale ha inserito due commi nella Legge di Stabilità del 2005 che coprono il surplus nei costi fino al 31 dicembre 2017. La nostra paura è che la Regione voglia entrare nella gestione della struttura, con la conseguenza che ad operare magari non saranno i migliori medici ma quelli piazzati dalla politica». 

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