A partire dal primo di febbraio l’associazione che gestisce il canile Il rifugio di Concetta, struttura convenzionata con il Comune di Paternò, non si occuperà più del servizio. La scelta sarebbe dovuta a delle fatture inevase dall’ente per la grossa cifra di ben 150mila euro. Ad annunciarlo Giuseppe Panassidi, presidente dell’associazione animalista Uniti per gli animali, e Massimo Anicito, ai quali gli operatori del rifugio hanno comunicato la sospensione del servizio.
Come ha specificato Panassidi, gli operatori del canile non sarebbero «disponibili ad intervenire per soccorrere randagi feriti o catturare cani morsicatori, perché attendono ormai da oltre un mese pagamenti dall’amministrazione. Si bloccherebbe così un servizio importante nell’ambito del contrasto al randagismo. I volontari intervengono per i casi meno urgenti, mentre per gli altri diventa necessaria l’ambulanza veterinaria. Altro problema riguarda poi il futuro del rifugio temporaneo di via Fonte maimonide. A breve, probabilmente entro un mese, i circa 60 randagi ospitati all’interno dell’ex macello dovranno essere spostati altrove poiché la struttura sarà oggetto di lavori di restyling. «Francamente non sappiamo dove andare – ha proseguito Panassidi – e voglio sottolineare che quei 150mila euro non vanno alle associazioni. Siamo infatti una realtà diversa da quella del canile. Facciamo risparmiare molto al Comune, per ogni singolo cane almeno 1500 euro l’anno». I volontari, infatti, non lucrano sulla loro opera. Dentro il canile convenzionato ci stanno attualmente 83 cani.
L’assessore al bilancio Ezio Mannino ha voluto informarsi sul caso prima di rilasciare dichiarazioni. Ma sempre in tema di randagismo piovono grane per il Comune di Paternò. L’ente ha dovuto sborsare 47mila euro non avendo ottemperato al pagamento di quanto dovuto a favore del canile Oasi Cisternazza. Il tutto a seguito di una sentenza del Tribunale amministrativo. In particolare la prefettura di Catania, indicato dal Tar quale commissario ad acta in caso di ulteriori inadempienze, aveva provveduto alla nomina di un suo funzionario approvando il relativo debito fuori bilancio. Il giudice amministrativo lo scorso settembre aveva dato precise disposizioni all’amministrazione comunale per adottare il pagamento dovuto ai ricorrenti. Insolute erano rimaste le fatture emesse dal marzo del 2015 all’aprile del 2016.
A seguito della sentenza del Tar di settembre 2019, l’ente comunale aveva due mesi di tempo per dare esecuzione al provvedimento. Inizialmente il debito del Comune era «solo» di 27.585 euro.
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