“LAVORANO 21,5 ORE A SETTIMANA, MENO DEI DUE TERZI DELLE 36 ORE CANONICHE”. PERCHE’ IL GOVERNO CROCETTA NON INTERVIENE? IL SILENZIO DI TUTTI I SINDACATI, TRADIZIONALI E AUTONOMI
da Gabrio Calabrò
di Liberamente Sindacando
riceviamo e volentieri pubblichiamo
Finalmente, pian pianino, alcuni Dirigenti Generali della Regione Siciliana incominciano a rendersi conto che non appare più sostenibile e giustificabile l’orario di lavoro ridotto dei suoi 1.800 dirigenti. Qualche Dirigente Generale senza volere affermare in maniera diretta ai propri dirigenti l’opportunità, se non l’obbligo, dell’effettuazione delle fatidiche 36 ore settimanali, incomincia ad invitarli a porre particolare attenzione a quanto disciplinato dal vigente CCRL della dirigenza all’art. 24 e a prestare la propria attività con assiduità e continuità, assicurando anche la presenza pomeridiana con almeno due rientri settimanali, oltre al mercoledì.
Si prende atto, quindi, che si sono resi conto che, dati alla mano, poiché oggi i dirigenti garantendo la propria presenza, nella migliore delle ipotesi, solamente durante le fasce orarie obbligatorie dalle ore 9,00 alle ore 13,00, dal lunedì al venerdì, ed a quella dalle ore 16,00 alle 17,30 del mercoledì, riescono a malapena ad effettuare 21,5 ore settimanali, cioè meno dei 2/3 delle 36 ore canoniche dello statuto dei lavoratori, con la riduzione di 1/3 della normale attività lavorativa.
Sembra certo che detti Dirigenti Generali, per non incorrere nella fattispecie del danno erariale nei confronti dell’Amministrazione, abbiano calcolato e vogliano eliminare lo spreco di risorse economiche derivante da una presenza ridotta in ufficio pari a circa 50 milioni di euro/anno.
Utilizzando i dati della relazione della Corte per l’anno 2013, infatti, risulta che:
gli Emolumenti del personale dirigenziale a tempo indeterminato sono stati 110.166.291, quelli per il loro trattamento accessorio 37.009.744;
il totale complessivo dei compensi 147.176.035, relazionati alla mancata effettuazione di un orario completo di lavoro, ci evidenziano un danno economico istituzionalizzato, ma sicuramente non legittimato da alcuna norma, di 147.176.035/3 = 49.058.678,33, cioè di circa 50 milioni di euro l’anno.
Appare altrettanto palese che una presenza ridotta così ben pagata certamente non stimola una concorrenza positiva con il restante personale, il quale ritiene che gli obiettivi di efficacia, efficienza ed economicità dell’Amministrazione regionale possono essere perseguiti solamente con l’apporto di tutto il personale, compreso quello dirigenziale.
Ove così non fosse allora bisognerebbe pensare ad una redistribuzione delle predette risorse economiche a detto personale del comparto non dirigenziale che si fa carico normalmente con le proprie 36 ore settimanali dei predetti obiettivi.
Potrebbero essere ampiamente garantiti i passaggi già previsti in contratto per i profili evoluti della fasce C e D, con l’ulteriore scivolamento a cascata del personale delle fasce A, B e C nelle qualifiche del personale inserito nei profili evoluti.
Ovviamente solo ipotesi, temi di discussione e proposte di cui le organizzazioni sindacali pare non vogliano in alcun modo interessarsi per tutelare una minoranza sparuta di iscritti del comparto della dirigenza.
Nelle more di una riforma della pubblica amministrazione siciliana che cancelli le tante anomalie che la politica ed i sindacati tutti hanno generato, intanto si chiede al Governatore Rosario Crocetta ed alla sua Giunta che queste iniziative isolate di alcuni Dirigenti Generali divengano direttive per tutti i Direttori per PROVARE ad iniziare a fare diventare l’Amministrazione regionale siciliana una amministrazione “NORMALE”.
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