LE RIVELAZIONI DEL PENTITO SUI RIFIUTI FANNO PAURA. LEGITTIMO CRITICARE L’OPERATO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, CHE NEL 1997 ERA MINISTRO DEGLI INTERNI. MA UN CONTO SONO LE CRITICHE, ALTRA E BEN DIVERSA COSA SONO LE OFFESE PERSONALI CHE SI LEGGONO SULLA RETE!
Noi non siamo, per formazione, censori. Anzi, la censura non ci piace affatto. Ma non ci convince nemmeno l’esatto contrario: ovvero l’insulto a ruota libera, il dileggio e, in generale, le parole fuori posto. Siamo tra quelli che ritengono legittimo criticare anche il presidente della Repubblica. Ma sempre con garbo, al limite con ironia, ma mai con un linguaggio scurrile.
Scriviamo questo perché quello che leggiamo da ieri sulla rete – con un crescendo ‘rossiniamo’ nelle ultime ore – non ci convince affatto. Non ci convincono, detto in parole semplici, gli attacchi scurrili al presidente della Repubblica.
In questi giorni – soprattutto noi meridionali – siamo un po’ scossi dalle dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone sui rifiuti. O meglio, su come è stato gestito lo smaltimento dei rifiuti in Campania e, in generale, nelle regioni del Mezzogiorno.
Come tutti abbiamo letto, della folle gestione dei rifiuti – messi in modo sbrigativo sotto terra, inquinando terreni e falde acquifere – Schiavone ha parlato nel 1996-1997. Ma le sue dichiarazioni, per motivi che forse sarebbe bene accertare, sono rimaste lettera morta. Se ne torna a parlare solo oggi con le ulteriori dichiarazioni di Schiavone, rese pubbliche, a differenza di quanto avvenuto nel 1997.
Detto questo, un conto è scrivere che l’attuale capo dello Stato, nel 1996 e nel 1997, era ministro degli Interni – e quindi, si suppone, a conoscenza delle dichiarazioni di Schiavone – chiedendosi come mai allora non successe nulla; altra e ben diversa cosa è attaccare, con linguaggio scurrile, l’attuale presidente della Repubblica.
Lo ribadiamo: il problema non sta nel reato di vilipendio al capo dello Stato: il vero problema è che un linguaggio del genere non va mai utilizzato.
Si possono anche non condividere gli atti del presidente della Repubblica; ma nulla può giustificare il ricorso al dileggio. Che c’entra l’offesa personale con le questioni politiche?
Anche noi siamo delusi da Napolitano. Non abbiamo capito perché ha nominato un personaggio inquietante come Mario Monti senatore a vita. E non abbiamo mai capito perché, nel 1996, quando è diventato ministro degli Interni, non ha mai aperto gli archivi che riguardano la strage di Portella della Ginestra.
Ma, lo ripetiamo: un conto è criticare, altra e ben diversa cosa è scendere sul piano dell’offesa personale, del linguaggio scurrile, del dileggio.
Questo linguaggio che leggiamo sulla rete è inaccettabile.
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