«Io sono distrutto fisicamente e psicologicamente con tutte le malattie che ho perché da 24 anni subisco vessazioni denunciate alla procura, entrano in stanza mi mettono tutto sottosopra … mentre cammino perdo l’equilibrio e mi è stata diagnosticata una patologia per la quale perderò la memoria». Così il 28 marzo scorso il boss Giuseppe Graviano risponde ai pm di Palermo che, dopo averlo intercettato in carcere per quasi un anno, gli contestano il contenuto delle conversazioni avute con un co-detenuto.
Nei dialoghi Graviano parlerebbe di rapporti con Silvio Berlusconi, dell’aiuto che avrebbe dato al leader di Forza Italia al quale attribuisce un ruolo nelle stragi del ’93 e al rammarico perché questi lo avrebbe abbandonato. Nel merito delle sue rivelazioni il boss non entra, ma elenca ai magistrati, chiedendo anche il loro aiuto, tutte le vessazioni che subirebbe al carcere duro. «Nella mia cella – dice – il sole viene due mesi l’anno, è un posto invivibile d’estate e d’inverno». Poi decide di avvalersi della facoltà di non rispondere ai pm che continuano a chiedergli chiarimenti su quanto detto al co-detenuto.
Intercettato in carcere il boss inveisce, secondo i pm di Palermo, contro il leader di Forza Italia: «Tu lo sai che mi sono fatto 24 anni, ho la famiglia distrutta … alle buttane glieli dà i soldi ogni mese. Io ti ho aspettato fino adesso … e tu mi stai facendo morire in galera senza che io abbia fatto niente». «Ti ho portato benessere, 24 anni fa mi arrestano e tu cominci a pugnalarmi», aggiunge sfogandosi con un altro detenuto. «Al Signor Crasto (cornuto, ndr) gli faccio fare la mala vecchiaia», dice Graviano sempre alludendo, secondo i pm, a Berlusconi colpevole di averlo abbandonato. «Sa che io non parlo – aggiunge – perché sa il mio carattere e sa le mie capacità …pezzo di crasto che non sei altro, ma vagli a dire com’è che sei al governo, che hai fatto cose vergognose, ingiuste».
Non si fa attendere il commento di Antonio Ingroia, che difende a spada tratta il proprio operato da magistrato e il processo alla presunta Trattativa Stato-mafia. «Dopo le sconvolgenti intercettazioni di Giuseppe Graviano c’è ancora chi ha il coraggio di negare che dietro alle stragi di mafia dei primi anni ’90 ci fossero anche mandanti politici? C’è ancora chi insiste col dire che non c’è stata alcuna trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra per ragioni politiche in cambio dell’allentamento del 41 bis? E, soprattutto, c’è ancora qualcuno che ha il coraggio di negare i rapporti tra Berlusconi e Graviano?».
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