Tensione alle stelle e scontri tra forze dell’ordine e manifestanti. Il contatto è avvenuto intorno alle 20, mentre gli agenti in tenuta antisommossa presidiavano l’ingresso del molo di Levante. I manifestanti hanno chiesto, senza successo, di potersi avvicinare alla zona in cui è ormeggiata la nave militare. Poco dopo lo scontro con una carica di alleggerimento. A terra, colpito da una manganellata, è rimasto un manifestante, ferito alla testa. Il ragazzo – 17 anni – è stato immobilizzato dai sanitari del 118 e subito dopo portato via a bordo di un’ambulanza. Tra i feriti, secondo le prime indiscrezioni, c’è anche una 18enne. Le sue condizioni al momento non destano particolari preoccupazioni e sarebbe stata medicata a bordo di un mezzo di soccorso. Intanto alcuni attivisti si sono gettati in acqua, riuscendo ad evitare i gommoni delle forze dell’ordine. A nuoto hanno quasi raggiunto il pattugliatore.
Con un migliaio di persone, quella di oggi è stata la più partecipata di tutte le manifestazioni antirazziste che si siano tenute al porto di Catania in questi giorni. La risposta dei siciliani al blocco della nave Ubaldo Diciotti al molo di Levante arriva nel torrido pomeriggio in cui 12 persone — cinque donne sono rimaste a bordo per stare con i propri parenti — hanno avuto il via libera per scendere dal pattugliatore italiano per essere portate in ospedale. La composizione del presidio è variegata: non solo Catania, ma anche Siracusa, Ragusa, Palermo e Messina. Ci sono le sigle, i movimenti, le associazioni, i singoli, le famiglie coi passeggini. C’è perfino l’ex primo cittadino messinese Renato Accorinti, che per l’occasione sfoggia una maglietta diversa dalla classica Free Tibet. C’è anche qualche esponente del Partito democratico, cosa che non piace ai militanti di Potere al popolo (vedi alla voce Marco Minniti, ex ministro dell’Interno del governo a guida dem).
Il corteo, però, su una cosa è unito: la richiesta di dimissioni fatta pervenire a mezzo slogan al ministro leghista Matteo Salvini. «Lui non ci rappresenta, e gli altri ministri che tacciono sono complici», gridano dal palco i militanti della Rete antirazzista catanese. «Noi non siamo radical chic figli di papà — urla Matteo Iannitti — Tra di noi ci sono anche studenti, disoccupati, pensionati che non arrivano alla fine del mese, operai, professionisti».
Ci sono migranti. C’è Abdelfetah, eritreo, che ha chiesto di salire sulla Diciotti ma non ha avuto il permesso. «Conosco le condizioni del mio Paese, so che scappano dalla prigione e dalla paura. Molti sono certo che siano minorenni, ma hanno detto di essere più grandi perché hanno paura di essere separati tra loro». Le loro storie, rimaste sull’imbarcazione, sono arrivate sulla terraferma solo perché le hanno raccontate i deputati che sono riusciti a salire sulla Diciotti.
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