Avrebbe già dovuto essere una casa per 25 senzatetto e invece il bene confiscato alla mafia di via Federico Delpino, nel quartiere Librino di Catania, è rimasto ancora vuoto. La gara con procedura negoziata indetta dal Comune di Catania per l’affidamento del servizio di accoglienza e sostegno psicologico ai senza dimora prevedeva un importo a base d’asta di 137.096,77 euro e un contratto di 12 mesi da «concludersi, comunque, entro il 31 dicembre 2020». Sarebbe dovuto essere oggi il termine ultimo per l’attuazione del progetto, come si legge nel documento dell’ente comunale. La gara, invece, non è stata nemmeno assegnata.
«È ancora in corso – conferma a MeridioNews l’assessore ai Servizi sociali Giuseppe Lombardo – Spero che l’aggiudicazione possa concludersi entro gennaio 2021». Il progetto finanziato con i fondi del Pon inclusione 2014-2020, che ha come rup Marcella Signorelli, è rimasto in sospeso. «Non sono informato su quante offerte siano arrivate – risponde Lombardo – ma, avuto il parere dei commissari dell’Urega che stiamo aspettando, poi mancherà solo la firma del contratto e il bene potrà essere immediatamente utilizzato». Con un ritardo comunque significativo. Un tempo in cui i senzatetto catanesi hanno continuato a vivere per strada, anche durante il periodo della pandemia, tra sfratti del Comune di panchine e pensiline per «occupazione del suolo pubblico» e rimozione di quelle che l’assessore leghista Fabio Cantarella aveva definito «villette di cartone».
«La procedura, avviata a gennaio scorso, si è bloccata e non si è mai conclusa», spiega a MeridioNews Edoardo Barbarossa di Fondazione Ebbene che, insieme alla sezione etnea di Croce Rossa, aveva partecipato alla gara per la gestione del servizio. «Abbiamo aperto un interlocuzione con l’assessore – dichiara Dario Gulisano, responsabile Politiche abitative della Cgil e volontario di Arbor, unione per gli invisibili – che ci ha assicurato di trattare la questione con maggiore cura al rientro dalle festività natalizie. Intanto – aggiunge Gulisano – dall’ordinanza anti-bivacco del sindaco Salvo Pogliese sono già passati due inverni e la situazione è rimasta quasi identica: solo tre immobili confiscati alla mafia sono stati consegnati a senzatetto, per un totale di dieci posti letto».
La struttura di via Delpino, confiscata nel 2002 a Nicolò Maugeri della famiglia Santapaola, in passato è stata affidata al Centro Astalli e ha funzionato, anche se a intermittenza, come casa di accoglienza per i migranti. Dopo anni di chiusura, adesso avrebbe già dovuto ospitare 25 «persone adulte in condizioni di estrema fragilità, determinata dalla mancanza di una dimora o dalla perdita dei legami e delle reti di appartenenza familiari e sociali, che vogliono intraprendere un percorso di riapprendimento di competenze sociali». In teoria, nel progetto pensato per la struttura – di cui avrebbe dovuto occuparsi un’équipe multidisciplinare – non è previsto solo il soddisfacimento di bisogni primari (riparo, cibo, vestiario, salute) ma anche della necessità di un luogo relazionale ed educativo per «il raggiungimento della propria autonomia e la ridefinizione del proprio progetto di vita». Che, però, deve ancora aspettare.
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