«Il 2020 sarà un anno più produttivo e scoppiettante perché durante il 2019 abbiamo impostato molte azioni per colpire la criminalità, anche organizzata, soprattutto dal punto di vista patrimoniale». Non si limita solo a fare un resoconto delle azioni messe in campo dalla polizia sul territorio catanese, il questore Mario Della Cioppa prova anche ad anticipare il futuro. «Nel 2019 abbiamo già fatto meglio rispetto al 2018, nonostante ci sia bisogno di più risorse».
I numeri parlano chiaro: nell’anno appena concluso, sia a Catania che in provincia ci sono stati meno reati rispetto ai 12 mesi precedenti. «Una riduzione significativa è un dato che ci fa stare bene», sottolinea il questore. Tra omicidi, tentati omicidi, rapine, furti, estorsioni, usura, incendi dolosi, attentati dinamitardi, reati di droga, prostituzione e altri delitti, nel 2019 si contano in tutto 7.383 casi. Ben 538 in meno rispetto all’anno precedente (quando erano stati 6.845). L’unico dato in crescita è quello delle estorsioni: 30 nel 2018, sono stati invece 42 gli episodi registrati lo scorso anno.
«La novità assoluta dell’anno che si è appena chiuso è stato il piano straordinario di controllo del territorio denominato dal prefetto Claudio Sammartino Catania più sicura». Una misura adottata per la prima volta a livello territoriale a partire dallo scorso 1 luglio «perché – spiega Della Cioppa – è emersa la necessità di servizi interforze in 31 zone più sensibili della città dove ci siamo resi conto che la singola azione era diventata insufficiente. Così, abbiamo unito le forze e raggiunto più risultati». Dalla gestione della movida in alcune aree del centro storico alle attività in quartieri di periferia, dal disturbo della quiete all’occupazione abusiva di suo pubblico. «Lo scopo principale è di elevare il senso di legalità e del rispetto delle regole fondamentali e aumentare la percezione della sicurezza», aggiunge il questore.
Anche per la polizia è tempo di consuntivi di fine anno. Dodici mesi ripercorsi a ritroso attraverso le maggiori operazioni della squadra mobile e della Digos. Il 2019 si apre con l’operazione No smoke: sei arresti per rapina ed estorsione di persone ritenute collegate ai gruppi del rione Picanello e di Acireale della cosca Santapaola-Ercolano. Pochi giorni dopo è la volta dello scacco alla mafia nigeriana: tra le 19 persone fermate anche capi e picchiatori tra il capoluogo e il Cara di Mineo. A marzo arriva l’operazione antimafia Zeta, chiamata così dal nome d’arte di Filippo Zuccaro, il cantante neomelodico figlio del boss Maurizio Zuccaro. È l’anno poi in cui Catania si è riscoperta «un importante e strategico crocevia della droga». Il regno del narcotraffico tra San Giovanni Galermo e Monte Po viene smantellato dall’operazione Capricornus che ha portato all’arresto di 21 persone appartenenti a due distinti gruppi collegati come associazioni temporanee di impresa.
Ancora un colpo alla mafia arriva a giugno con l’operazione Hostage. Dodici gli arrestati tra i Mazzei (Carcagnusi) della squadra di Lineri (frazione di Misterbianco), e i Santapaola-Ercolano operativi sullo stesso territorio. Ancora una volta due organizzazioni collegate tra l’oro dal trait d’union della droga. Non solo criminalità organizzata in senso stretto. Qualche settimana dopo, infatti, viene svelato anche il sistema dell’Università bandita con concorsi cuciti come abiti su misura. Altro punto messo a segno dalla Digos riguarda un’organizzazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I permessi di soggiorno discussi alla Fera ‘o luni con la formula «soddisfatti o rimborsati» per i documenti falsi.
Alla fine dell’estate, viene scoperto che sono le bandiere – degli Stati Uniti d’America e del Milan – a segnare il limite delle piazze di spaccio a San Leone con il territorio spartito tra il clan Cappello-Bonaccorsi e quello dei Cursoti Milanesi. Sotto quei vessilli sventolanti sono 40 le persone arrestate nell’operazione Tricolore. Ancora questioni di droga al centro dell’inchiesta Bergen town: 20 arrestati a Librino, tra cui anche il fratello della cantante neomelodica Agata Arena.
Il 18 ottobre, dopo mesi in cui di lui si erano perse le tracce, viene arrestato il 36enne Massimiliano Arena. Il figlio del boss Giovanni Arena, viene trovato in una villa sul mare a Vaccarizzo. Per la polizia, alla fine del 2019 arriva un’aggressione ad alcuni agenti in servizio alle volanti. Un vero e proprio commando, in piazza Caduti del Mare (al Tondicello della Playa) in larga parte composto da pregiudicati, per opporsi all’arresto di uno spacciatore. Una decina di giorni dopo, arriva il blitz Piazza pulita con cui finiscono in manette 25 persone «tutte al soldo del clan mafioso – commenta Della Cioppa – che aveva adibito quell’area a piazza di spaccio. Anche grazie alla telefonata di un cittadino anonimo, abbiamo potuto affermare che anche lì comanda lo Stato».
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