Ieri all’Ars lo schiaffo del centrodestra a Rosario Crocetta

ADDIO ‘GRANDE INCIUCIO’ TRA GOVERNO REGIONALE E OPPOSIZIONE. BERLUSCONI E ALFANO NON CONTROLLANO I GRUPPI PARLAMENTARI DI FORZA ITALIA E NUOVO CENTRODESTRA. SCONFITTA SECCA PER LA TRIADE CATANESE FIRRARELLO, CASTIGLIONE E D’ASERO

Ieri, ascoltando gli interventi che si susseguivano a Sala d’Ercole, sede del Parlamento siciliano, non siamo riusciti a cogliere il senso politico di una seduta che ci è sembrata, fin dalle prime battute, surreale.

Era stata presentata come la giornata del grande ‘Inciucio’, soprattutto da alcuni ambienti del Nuovo centrodestra democratico. Si ipotizzava, in questa formazione politica, un sostegno al Governo, dando per scontata la vittoria della linea dei vari Pino Firrarello, Giuseppe Castiglione, Nino D’Asero.

Invece è passata un’altra linea politica che il coordinatore regionale di questo Partito, Francesco Cascio, aveva anticipato qualche settimana fa, prendendo posto, in prima fila, alla presentazione della mozione di censura all’assessore alla Formazione professionale, Nelli Scilabra.

La giornata parlamentare di ieri, pur nella sua confusione, un dato politico l’ha consegnato con estrema chiarezza: nel gruppo parlamentare all’Ars del Nuovo centrodestra democratico Firrarello, Castiglione e D’Asero contano poco o nulla (si parla già di sostituire lo stesso capogruppo D’Asero, considerato troppo compromesso con il Governo).

Anche dentro Forza Italia bisogna dare atto al capogruppo all’Ars, Marco Falcone, e al coordinatore regionale, Vincenzo Gibiino, di aver fatto chiarezza. Chi si aspettava la mano testa di Forza Italia al presidente Rosario Crocetta deve prendere atto che, al contrario, sul Governo è piombata l’ennesima mozione di sfiducia.

Certo, nel PD – soprattutto tra i renziani in mezza rivolta contro la linea attendista-trasformista di Davide Faraone, appiattito sull’asse Lumia-Crocetta – alcuni movimenti lasciavano intravedere malumori verso un’eventuale apertura del Governo al centrodestra.

Crocetta e Lumia hanno giocato – in verità più a Roma che a Palermo – la carta di un possibile ‘armistizio’ con il Nuovo centrodestra e con Forza Italia. E l’hanno fatto provando a scavalcare i rispettivi gruppi dirigenti siciliani di queste due forze politiche, trattando direttamente con Alfano e Berlusconi.  Ma gli è andata male.

Il gioco che a Lumia è riuscito nei quattro disastrosi anni del Governo regionale di Raffaele Lombardo – fare bloccare da Roma i dissensi interni al PD siciliano, la cui base chiedeva ripetutamente un referendum contro il Governo Lombardo – non è riuscita con Alfano e Berlusconi.

E adesso? Al tentativo, un po’ goffo, di far credere che, da parte di Crocetta, non c’era affatto la voglia di un grande ‘Inciucio’ con le opposizioni di centrodestra non crede nessuno.

La verità, nuda e cruda, è che Lumia e Crocetta, ieri, hanno tentato non di salvare il Governo – che rimarrà in piedi perché in questa fase nessuno, a Sala d’Ercole, vuole andare a casa – ma di salvare l’assessore Nelli Scilabra da due mozioni di censura. Ma sono stati clamorosamente sconfitti dai fatti.

La giornata parlamentare di ieri, alla fine, non è altro che un’anticipazione piuttosto chiara della censura che si materializzerà in Aula, nei primi di ottobre, per mandare a casa una contestatissima governante.

A questo appuntamento il Governo regionale arriverà in una condizione di estrema debolezza. Perché in coincidenza con la censura all’assessore Scilabra stanno venendo al pettine – cosa che noi scriviamo da tempo – i nodi finanziari del folle accordo-capestro firmato da Crocetta con il Governo nazionale. Accordo che ha lasciato la Regione senza soldi, in seguito alla rinuncia del nostro governatore a importanti contenziosi.

Da qui una protesta sociale che coinvolge non soltanto i circa 10 addetti della Formazione professionale (in altra parte del giornale raccontiamo la protesta di ieri di alcuni lavoratori di questo settore davanti la sede dell’assessorato), ma anche altri soggetti.

Nonostante i sindacati continuino a frenare, è probabile che anche i forestali non pagati da due mesi scendano in piazza (in questo settore mancano all’appello circa 30 milioni di euro per completare le giornate di quest’anno: soldi finiti nelle ‘casse’ del Governo nazionale di Matteo Renzi con la connivenza dell’attuale Governo regionale, che invece di difendere la Sicilia e i siciliani difende Roma).

Cominciano a protestare anche i dipendenti degli enti che operano in agricoltura lasciati senza soldi, sempre grazie all’accordo ‘ascaro’ tra Crocetta e Renzi (a Trapani è stata addirittura posta in liquidazione una società partecipata dalla Provincia – Megaservice – pur essendo pubblica).

Per non parlare dei problemi delle Province – lasciate sempre senza soldi – e dei Comuni, abbandonati a una farsesca ‘riforma’ (il riferimento è ai ‘Liberi Consorzi di Comuni’ che sono tutto, fuorché liberi, in barba allo Statuto siciliano).

Cosa vogliamo dire con queste precisazioni su possibili proteste sociali? Semplice: che se fino a qualche mese fa il Governo Crocetta poteva pure ignorare Sala d’Ercole, governando senza bisogno dell’Aula, ora è invece Sala d’Ercole che ha tutto l’interesse a lasciare ‘friggere’ il presidente della Regione a Palazzo d’Orleans.

Toccherà, infatti, al presidente della Regione spiegare a intere categorie sociali che i soldi dei siciliani – grazie anche al suo Governo – se li è presi Roma. Non sarà una ‘spiegazione’ facile. Perché la gente, quando comincia a non potere più vivere e a non poter fare vivere i propri figli, di solito s’incazza. Certe volte anche di brutto.

Foto tratta da bronteinsieme.it

 

Giulio Ambrosetti

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