Oltre ad avere un ex direttore generale e tre dipendenti imputati nel processo sulla sua presunta cattiva gestione, lIstituto autonomo case popolari (Iacp) di Catania, commissariato dal 2008, è adesso in attesa di un nuovo commissario straordinario. La nomina è scaduta il 26 novembre, ma fino a quando la regione Sicilia non ne sceglierà uno nuovo, l’ingegner Antonio Leone, designato dalla giunta di Raffaele Lombardo, rimarrà al suo posto per adempiere agli obblighi di legge e «non creare danni all’ente», dice. Provvedimento che, annuncia Nino Bartolotta, assessore regionale alle Infrastrutture, dovrebbe arrivare «entro un paio di settimane». «Ne abbiamo parlato in giunta – spiega l’assessore – e lunedì mi verrà consegnata una relazione su tutti gli Iacp dell’isola. Quindi, in un paio di settimane, provvederemo alle nuove nomine, compresa quella di Catania».
A dicembre 2011, lex assessore regionale alle Infrastrutture Carmelo Russo aveva denunciato il commissario Leone, annunciando anche lavvio del provvedimento di revoca del suo incarico, perché non aveva proceduto a rimuovere dal ruolo di direttore generale dellente Santo Rubino Schilirò, rinviato a giudizio per falso, abuso dufficio e truffa nel processo sulla presunta cattiva gestione dell’istituto. Ma a maggio lo stesso Russo ha proposto di rinnovarne la nomina. Intanto, Leone non ha mai designato un nuovo direttore e Schilirò ha mantenuto il ruolo di responsabile dellarea contabile e, da quando è andato in pensione il dirigente a capo dell’area tecnica, ha assunto ad interim anche quest’ultima carica.
Nominarne uno esterno sarebbe stato un danno economico per l’ente, secondo l’ingegnere. Eppure il concorso per il nuovo dirigente tecnico è stato espletato e manca solo la firma del contratto. Leone, che sta continuando a deliberare in questi giorni, come attestano i documenti pubblicati sul sito dello Iacp, dice che la firma «spetta al nuovo commissario. Io ho preso atto della graduatoria ed è questo l’ultimo atto che ho fatto», aggiunge.
L’ente pubblico autonomo e strumentale della Regione per la gestione delledilizia popolare e sovvenzionata di Catania è quindi in attesa della ricostituzione dell’originario organo di gestione da quattro anni, senza direttore generale da un anno e con un dirigente – accusato di aver causato un danno erariale di più di 30 milioni di euro in un processo in cui l’ente stesso si è costituito parte civile – a capo di due aree fondamentali e tanto diverse tra loro, come quella tecnica e contabile. Ma sul doppio ruolo di Schilirò, la Regione si riserva a breve di decidere. Le strade sono due: o aspettare l’esito del processo o accorciare i tempi e prendere a breve provvedimenti. «Non escludo né l’uno né l’altro», commenta l’assessore Bartolotta.
Nel frattempo da poco – il primo dicembre – si è insediata la dirigente dell’area legale, Daniela Castronovo, dopo aver vinto un ricorso al Tar, presentato per contestare l’assegnazione del ruolo all’avvocato Vincenzo Martinez che non era in possesso dei requisiti di partecipazione indicati nel bando. Al suo rivale, rimasto in carica appena sei mesi, però, la Castronovo riconosce di «aver avviato una seria attività di repertorio del contenzioso, prima di lui c’era il vuoto». Tra i compiti della nuova dirigente dell’area legale c’è anche quello di recuperare le somme degli inquilini morosi.
Uno di questi è paradossalmente un dipendente Iacp, Orazio Sicali, uno dei tre sotto processo perché assegnatario illegittimo di un appartamento, che pur percependo regolare stipendio dall’ente, è moroso per più di novemila euro. L’appartamento gli era stato assegnato e poi revocato, dopo lo scandalo, dallo stesso Schilirò, ma Sicali non lo ha ancora restituito. «Ha fatto ricorso al Tar, quindi è vero che l’appartamento gli è stato revocato, ma lui non lo riconsegnerà fino a quando non si sarà espressa la giustizia amministrativa», spiega il commissario Leone. Che dice di aver «dato disposizione di recuperare la morosità con i mezzi consentiti».
Sicali e il collega Giuseppe Caruso, anche lui tra gli indagati, inoltre, sarebbero i custodi dell’Istituto con il compito di aprire e chiudere la sede e opererebbero anche come addetti agli accertamenti sugli immobili in caso di rinuncia. «Sono stati spostati dalla funzione in cui lavoravano prima, perché i fatti contestati sono relativi al protocollo se non ricordo male», dice Leone. Ma cosa fanno Sicali e Caruso non lo sa di preciso. «Sicali potrebbe fare il custode e visto che Caruso arriva presto e resta il pomeriggio forse lo aiuta a chiudere e aprire. Può darsi anche che sia collocato al patrimonio – ma non me lo ricordo – e che quindi faccia qualche sopralluogo in qualche bottega», dice il commissario. Una dimenticanza che, a detta dell’assessore Bartolotta, non dovrebbe sussistere. «Il commissario dovrebbe sapere che ruolo ricoprono dipendenti», sottolinea l’assessore.
Tuttavia le mansioni dei dipendenti non sembrano essere di pertinenza di Leone, anche se si tratta di una situazione particolare. «E comunque – spiega il commissario – i sopralluoghi li farebbero nell’ordine delle cose, perché lo Iacp ha la metà del personale che gli serve e non ci sono le figure degli accertatori». Una carenza datata, quasi congenita. Ma perché lo Iacp non assume? Perché non ha soldi? «Non è così semplice – dichiara Leone – il pubblico non può assumere come fa un’azienda privata, deve rispettare norme e leggi». E quando obiettiamo che le norme non dicono mica di non assumere, l’ingegnere risponde: «Io penso di sì», senza voler aggiungere altro. La situazione occupazionale degli Iacp siciliani, secondo l’assessore regionale alle Infrastrutture, «andrà valutata nel complesso, perché se è vero che Catania ha bisogno di nuovi dipendenti, ci sono altri istituti sovradimensionati. Prima di assumere nuovo personale bisognerà fare una ricognizione generale». Rivoluzione che, anticipa l’assessore, «avverrà con un testo normativo e riguarderà anche le funzioni e le competenze degli istituti».
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