Le famiglie restano lì perché non hanno altra scelta, ma vivono nel terrore. Sono gli occupanti, da oltre vent’anni, di via Brigata Aosta 56. Occupanti senza titolo secondo le carte e secondo il Comune. Nel 1999 (la primavera di Orlando, ndr) il palazzo fu requisito per far fronte all’emergenza abitativa, 76 famiglie entrarono in quelle case con un assegnazione in custodia che doveva durare un anno, ma poi, come sempre accade a Palermo, la situazione venne dimenticata e le famiglie rimasero lì. Inoltre alcune di esse nel tempo andarono via, a causa delle precarie condizioni dell’edificio. Ad oggi sono 20 i vecchi assegnatari. Gli alloggi rimasti vuoti furono man mano occupati da altre famiglie di senza tetto, 30 furono occupati dieci anni fa e gli altri negli ultimi tre anni, innescando un meccanismo di compravendita in nero di questi ultimi alloggi, che esiste tutt’ora. Una situazione non semplice quindi, determinata in gran parte dal lassismo delle amministrazioni che si sono susseguite.
L’immobile è di proprietà della società Villa Heloise dei costruttori Rappa, che con sentenza del 2010, hanno ottenuto il diritto di rientrarne in possesso. Ma anche su questo fronte tutto tace. Di fatto quindi le famiglie stanno lì e vivono in una situazione di reale rischio per la loro incolumità.
Già alcuni mesi fa i vigili del fuoco hanno ispezionato il palazzo dichiarandolo inabitabile, alcune stanze degli appartamenti posti negli ultimi piani sono state interdette perchè a rischio crollo, la pavimentazione del terrazzo condominiale ha quasi ceduto . Solo tre giorni fa si è verificata la caduta di alcuni calcinacci e un nuovo intervento dei Vigili del Fuoco.
Il Comitato di lotta per la casa 12 luglio ha inviato a nome delle famiglie di via Aosta, una lettera la prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, al sindaco di Palermo Leoluca Orlando, e agli assessori competenti:
«A causa dell’ennesimo intervento dei vigili del fuoco di due giorni fa in via Brigata Aosta – si legge – tenuto conto delle precarie condizioni dell’immobile già più volte registrate dagli organi preposti alla sicurezza, e in considerazione delle avverse condizioni climatiche, accogliamo la gravissima preoccupazione di alcune famiglie, che avendo da qualche giorno avvertito scricchiolii e crepe nelle pareti, chiedono un intervento di urgenza per scongiurare catastrofiche conseguenze per la incolumità loro e delle altre famiglie dello stesso immobile. Si allerta pertanto, il Sindaco e la Prefettura, perché provvedano con la massima urgenza per un ennesimo sopralluogo onde evitare eventi irreparabili».
Oltre al rischio per l’incolumità, vi è quello dello sgombero, giustificato questa volta, non solo da una situazione di abusivismo, ma anche da un rischio reale per la vita delle famiglie che, com’è noto, non avrebbero dove andare.
Lo scorso giugno, l’amministrazione comunale aveva proposto in conferenza di capigruppo, un pacchetto di misure per contrastare l’emergenza abitativa, che a Palermo è drammatica. Sono infatti oltre mille le famiglie in difficoltà.
A febbraio il sindaco Orlando aveva scritto una lettera al prefetto Cannizzo chiedendo di mettere a punto un piano regionale straordinario per il recupero delle caserme dismesse e dei beni confiscati alla mafia, ma ad oggi non si è avuto alcuni riscontro.
E lo stesso Comune non sembra trovare, dal canto suo, delle soluzioni strategiche per poter far fronte al problema. La situazione in città è drammatica con migliaia di occupazioni di alloggi E.R.P. (edilizia residenziale pubblica). In totale si tratta di 5mila appartamenti di cui circa 3mila solo allo Zen.
Dal 2004 – (amministrazione Cammarata) a seguito della pubblicazione della nuova graduatoria di assegnatari redatta dal Comune – ad oggi sono stati assegnati poco meno di 500 alloggi popolari a fronte di quasi 10mila famiglie aventi diritto. Inoltre la graduatoria da allora sarebbe dovuta essere aggiornata ogni due anni, ma questo non è mai avvenuto.
Il prossimo 8 gennaio, al palazzo delle Aquile, si terrà un’assemblea sull’emergenza abitativa alle ore 16, organizzata dal Comitato 12 Luglio.
«Ancora oggi – scrive il comitato – non è stata avviata una seria programmazione a lunga scadenza, l’unico piano di costruzione di nuovi alloggi riguarda un progetto approvato dall’attuale consiglio comunale per 52 alloggi da realizzare a Ciaculli. Se ci fosse volontà politica prima di pensare alla costruzione di nuovi alloggi si dovrebbe programmare un serio intervento di ristrutturazione nel centro storico».
Secondo uno studio svolto qualche anno fa dall’Università di Palermo, tra i quattro mandamenti del centro storico si potrebbero recuperare circa 10mila alloggi, recuperando quelli fatiscenti o distrutti, di proprietà del Comune o di privati che, o sono morti o li hanno completamente abbandonati.
«Si potrebbe procedere con l’espropriazione e avviare il recupero – sostengono dal Comitato – I numeri relativi al patrimonio immobiliare di proprietà comunale non ci sono, in quanto non è mai stato reso pubblico un elenco dettagliato di tale patrimonio, per cui i palermitani non possono sapere quanti alloggi di proprietà ha il Comune». Secondo i dati forniti dal Comitato, si sono spesi milioni di euro senza risolvere nulla. «Basta pensare che il Comune tra gli anni delle scorse amministrazioni Orlando e della prima amministrazione Cammarata, ha speso ben oltre 20 milioni di euro per pagare locande che avevano una convenzione con il Comune che alloggiava presso tali strutture le famiglie senza casa. Alcune locande oggi sono alberghi a 3 stelle ( albergo elite’, Concordia, Italia, ecc), sempre in quegli anni più o meno la stessa somma è stata spesa per l’erogazione a pioggia di contributi alloggiativi, anche in questo caso non risolutivi. Tutto questo, unito alla mala politica, alle clientele, alle assegnazioni del tutto discrezionali, a nessuna programmazione, anzi, al totale menefreghismo, ha generato un ulteriore problema, quello che anche le istituzioni chiamano Emergenza abitativa».
Nell’ultimo anno, sono state una quindicina le occupazioni di spazi di proprietà pubblica o privata sociale abbandonati da anni, da parte di circa 300 famiglie senza casa.
«La soluzione più immediata all’emergenza abitativa passa dai beni confiscati, una ricchezza enorme per il Comune – dice il capogruppo di Idv, Filippo Occhipinti – il sindaco acceleri il loro passaggio e chieda anche l’uso provvisorio di quelli sequestrati, nominando di concerto con l’Agenzia i custodi giudiziari. Diciamo basta ad agenzie e case che non servono ad altro che a perdere tempo. Chiediamo al sindaco di dare corso alle sue parole, revocando la delega a chi per tre anni non ha fatto nulla e ha trascurato il valore del patrimonio comunale e le sue potenzialità. Se proprio non vuole mandare a casa il suo assessore, Orlando avochi a sé la delega e dia la sterzata che serve cominciando proprio a potenziare le unità che si occupano di patrimonio: 4 sono troppo poche, di cui due part time, per 450 beni confiscati e per i potenziali 1.300 che ancora potrebbero transitare».
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