LA STRANA CANDIDATURA DI SANTI FORMICA A VICE PRESIDENTE DELL’ARS. UN PERSONAGGIO CHE STA NEL CENTRODESTRA, MA ARRIVA AL GOVERNO ATTRAVERSO IL SEGRETARIO GENERALE DI PALAZZO D’ORLEANS, PATRIZIA MONTEROSSO. AVVENTURE E INTRIGHI DI ‘PALAZZO’
Ieri sera abbiamo anticipato che la prossima settimana, quando i deputati di Sala d’Ercole verranno chiamati ad eleggere il nuovo vice presidente dell’Ars, una parte del PD – e segnatamente l’ala renziana – potrebbe votare in blocco per Santi Formica, capogruppo della Lista Musumeci.
Come mai Nello Musumeci – persona per bene e sincero oppositore del Governo di Rosario Crocetta – sia finito, suo malgrado, in questo meccanismo perverso che lo porta a ‘stricarsi’ con il presidente della Regione la sua banda, è cosa piuttosto complicata che proveremo a raccontare.
Una premessa: Musumeci, in questa storia, c’entra fino a un certo punto. Il grande manovratore è lo stesso Formica, che con la sua elezione a vice presidente dell’Ars – ammesso che lo eleggano – dovrebbe finalmente gettare definitivamente la maschera per apparire quello che è ormai da tempo: e cioè un ‘autorevole’ esponente del ‘cerchio-tragico’ del presidente Crocetta.
Direte: ma che ci fa un esponente del centrodestra siciliano, già uomo di punta di Alleanza nazionale a Messina (è stato per anni il braccio destro di Mimmo Nania, uomo forte di An nella Città dello Stretto, messo fuori gioco da Forza Italia), già assessore regionale al Lavoro e alla Formazione professionale (allora le due branche amministrative erano ancora unite), con la ‘banda’ di Crocetta?
Formica arriva a Palazzo d’Orleans non direttamente, ma con la mediazione del segretario generale della presidenza della Regione, Patrizia Monterosso. Ricordiamo che la dottoressa è stata dirigente generale del dipartimento regionale della Formazione. Proprio negli anni in cui Formica è stato assessore.
Il sodalizio amministrativo Monterosso-Formica – chi ha un po’ di memoria lo ricorderà – non ha portato molta fortuna ad entrambi, se è vero che, per la questione extra budget, prima puntata (perché si tratta solo di un primo pronunciamento della Corte dei Conti ai quali ne dovrebbero seguire altri, sempre per lo stesso argomento), la dottoressa Monterosso è stata condannata al pagamento di oltre un milione di euro, mentre all’onorevole Formica hanno fatto lo sconto: circa 300 mila euro.
Insomma, la dottoressa Monterosso e l’onorevole Formica sono legati dalla storiaccia conclusasi con la condanna in Corte dei Conti.
Ma la loro avventura non finisce lì. Le loro strade sono tornate a incrociarsi qualche mese addietro, quando in conferenza dei capigruppo (Formica, l’abbiamo già detto, è capogruppo della Lista Musumeci), all’ordine del giorno sono finite tre mozioni di censura.
La prima mozione di censura riguarda – lo sappiamo tutti – l’assessore regionale alla Formazione, Nelli Scilabra. la seconda mozione di censura è stata ‘confezionata’ per l’assessore alle Attività produttive, Linda Vancheri.
Poi c’era una terza mozione di censura presentata dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle: la mozione di censura per la segretario generale della presidenza della Regione, Patrizia Monterosso.
Sapete chi è insorto contro questa mozione di censura? Sì, proprio lui, l’onorevole Formica. Si racconta che si è messo a fare il diavolo a quattro. Tanto che il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, per levare lite, ha chiesto un parere agli uffici.
Gli uffici dell’Ars, dopo aver studiato la questione, sono arrivati alla determinazione che la mozione di censura al segretario generale di Palazzo d’Orleans è atto politico e parlamentare previsto e corretto.
Ma Formica è stato più determinato degli uffici del Parlamento siciliano. E con aria manzoniana ha insistito: “Questa mozione di censura non s’ha da fare!”. E fu così che la dottoressa Monterosso se l’è fatta liscia, tra le proteste dei parlamentari grillini, che la sera in cui la conferenza dei capigruppo ha deciso di salvare il segretario generale hanno stilato un comunicato stampa dai toni durissimi.
A noi e ai nostri lettori questa ‘parabola’ serve per capire un’altra delle ragioni per le quali la dottoressa Monterosso è forte e inamovibile: perché, oltre ad essere parte fondamentale del ‘cerchio-tragico’ di Crocetta, è anche protetta da ‘pezzi’ del centrodestra.
Su questo passaggio sarebbe interessante capire chi, in conferenza dei capigruppo, è stato d’accordo nel salvare la dottoressa Monterosso dalla mozione di censura: cosa che proveremo a fare nei prossimi giorni, ammesso di trovare qualcuno disposto a ricordare.
Detto questo, dobbiamo tirare fuori da questo inghippo – nei limiti del possibile – Musumeci. Che si tiene Formica come capogruppo per due motivi. Perché erano insieme in Alleanza nazionale. E, soprattutto, perché senza di lui – cioè senza Santi Formica – non esisterebbe il gruppo parlamentare all’Ars di Nello Musumeci.
Però, per tenere il gruppo parlamentare, Musumeci è costretto a pagare pegno e a finire coinvolto, suo malgrado, nei giochi da ‘cerchio-tragico’ di Santi Formica.
Resta da capire che parte sta giocando in questa storia – e soprattutto nella candidatura di Santi Formica alla vice presidenza dell’Ars – il gruppo parlamentare di Forza Italia.
Ricordiamo che il posto si è liberato perché il vice presidente eletto ad inizio legislatura, Salvo Pogliese, esponente d Forza Italia, si è candidato ed è stato eletto al Parlamento europeo. Il posto, a rigor di logica, avrebbe dovuto essere rivendicato da Forza Italia. O dal gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle che, pur avendo 14 deputati, non è rappresentato nel consiglio di presidenza dell’Ars: cosa, questa, poco seria e, soprattutto, non democratica.
Invece Forza Italia sponsorizza la candidatura di Santi Formica. Abbiamo o no ragione quando dubitiamo non tanto del capogruppo degli azzurri all’Ars, Marco Falcone, quanto di Forza Italia, che in Sicilia rimane una formazione politica ambigua?
Abbiamo raccontato – citando fatti e non indiscrezioni – il legame tra Formica e la dottoressa Monterosso. Abbiamo ricordato la condanna di entrambi comminata dalla Corte dei Conti.
Se la memoria non ci inganna, l’onorevole Formica deve avere avuto qualche problema anche con la vicenda del Servizio 118. Sempre da assessore regionale alla Formazione – e sempre se la memoria non ci inganna – deve essere stato chiamato in causa anche per la vicenda del Ciapi di Palermo.
Precisiamo: in quest’ultimo caso – visto che il processo a Faustino Giacchetto è in corso – essere chiamato in causa può significare nulla. Ma non ci sembra di offendere qualcuno se diciamo che i magistrati inquirenti che hanno effettuato le indagini sul Ciapi di Palermo hanno parlato dell’onorevole Formica, non certo per dipingerlo come un Santo, nonostante il suo nome…
Cosa vogliamo dire? Che l’appoggio di Forza Italia a Formica non è una manifestazione di grande chiarezza. Anche perché, appena qualche giorno fa, l’onorevole Formica, che nelle conferenze dei capigruppo dà sempre il meglio di sé, è stato determinante nel determinare il rinvio dell’esame della mozione di censura all’assessore Nelli Scilabra.
Le motivazioni illustrate da Formica a giustificazione del suo nuovo atto pro-Governo Crocetta sono state, come dire?, un po’ ‘circensi’. Ma è un fatto oggettivo che questo benedetto onorevole Formica, spesso, si ritrova ad appoggiare il Governo. E non ci sarebbe da stupirsi se Crocetta e i suoi, la prossima settimana, lo sosterranno nella ‘corsa’ alla vice presidenza dell’Ars. Così la dottoressa Monterosso avrebbe un piede a terra anche a Palazzo Reale…
E Forza Italia? Sussurra qualcuno: il Formica show, per caso, alla fine, fa forse parte dell’accordo siglato a Roma all’Hotel Plaza tra il coordinatore degli azzurri siciliani, lo sgusciante avvocato onorevole Vincenzo Gibiino, e il senatore Giuseppe Lumia?
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