I ricordi di un giovane appassionato «Non rinuncio al cinema, vado al multisala»

Una delle sale cinematografiche con cui sono cresciuto è il cinema Alfieri, in via duca degli Abruzzi. Da piccolo passavo molto tempo in casa dei miei nonni, che abitavano proprio di fronte il cinema. Osservavo l’ingresso, le locandine del film in programmazione, dal balcone, e pregavo mio nonno di portarmici. Ogni volta la scena era la seguente: mio nonno mi portava lì, chiedeva alla cassiera se il film era per bambini, la cassiera rispondeva sempre di sì (qualsiasi film fosse) e fu così che vidi in quella sala film come Speed, Independence day, Dredd, Mars attacks. Mio nonno dormiva sempre per accorgersi che non erano esattamente cose da bambini. La cosa bella è che il cinema Alfieri, nonostante abbia subito modifiche e abbia aperto una seconda sala, resta quello di quindici anni fa: le mura sono ancora di quel verde-azzurro, le poltrone sono le stesse, lo schermo pure. Ogni volta che ci torno mi sale un’enorme nostalgia.

Un’altra sala di cui ho un ricordo buffo è il cinema Corsaro, che al momento è tristemente chiuso e messo in affitto. Da piccolo mio padre mi ci portò per quello che ai tempi era un evento cinematografico senza precedenti: il film d’animazione di Tom & Jerry. Arrivammo allo spettacolo serale, pagammo, entrammo in quella sala piccolina, ricordo che aveva le pareti giallo-bordeaux, ci sedemmo, in sala eravamo pochi e… tutti adulti. Partì la proiezione, ma il film non era un cartone animato: sullo schermo c’erano le immagini di un tizio che girava per una città deserta a bordo di una Vespa. Uscimmo dalla sala, mio padre chiese al cassiere: Tom & Jerry era proiettato solo di pomeriggio, la sera invece era dedicata a un altro film.  Ce ne andammo incazzati neri, io credo che mi misi a piangere. Anni dopo capii che quel film era Caro diario, e oggi è uno dei miei film preferiti. Chissà cosa sarebbe successo se quella volta fossi rimasto in sala…

Poi beh, c’è il Golden. Ogni natale ero lì, era una garanzia, non potevamo mancare: il Golden aveva l’esclusiva per i film Disney natalizi, e ogni 25 dicembre c’era la ressa per entrare in sala a vedere La sirenetta, Aladdin, La bella e la bestia. L’ultimo che vidi lì fu Il gobbo di Notre Dame. Mi regalarono anche la locandina. Ricordo anche una cosa curiosa: nell’atrio del cinema spesso facevano pubblicità ad auto nuove, di lusso, le posizionavano vicino al bar, come se fosse la vetrina di un autosalone. Mi riempie di tristezza passare ogni mattina davanti il Golden e trovarlo chiuso, abbandonato, tranne quando i partiti hanno bisogno di luoghi per i loro comizi.

Per finire: il Capitol. Ho scoperto solo per caso, passandoci davanti una mattina, che ha chiuso definitivamente. Quel cinema per me era quasi sacro: spesso chiedevo a mio padre di portarmici, non sapevo nemmeno che film facessero ma volevo andarci, perché aveva il miglior impianto audio che avessi mai sentito. Inoltre, è la sala dove vidi Il re leone nel lontano natale del ’94, e l’anno dopo Pocahontas, ed entrambe le volte il cinema era allestito con luci decorate a forma dei personaggi del film. L’ultimo film che vidi in quella sala fu Kill Bill volume 1. Ci tornai anche un’altra volta, a vedere Master and commander, ma ero nella seconda sala (il Capitol ne aveva due), era minuscola, un corridoio con al massimo cinquanta posti, sembrava di stare su un aereo. Quando il film finì, chiesi di entrare un attimo nella tribuna della sala grande. Mi guardarono in modo strano, ma mi fecero entrare durante la proiezione. Stetti qualche minuto solo a osservare sala e ricordare i film che ho visto lì da ragazzino.

Non ci sono più tornato. Non voglio essere ipocrita, purtroppo ad oggi devo optare per le multisale. D’altronde, quando sei senza lavoro, la benzina costa quanto l’oro e vivi con non una ma ben due multisale dietro l’angolo mi sento quasi costretto a scegliere il multisala. Altrimenti che faccio? Io al cinema non posso rinunciare, e non lo farò mai. Che mi dispiaccia per la fine di queste gloriose sale è ovvio, anche perché spesso erano gestite da persone che provavano vero amore per il cinema, lo stesso che provavo io da bambino.

Ricordo che una volta andai al cinema Ambasciatori con i miei genitori, a vedere Deep impact. Mi misi a parlare con il proiezionista di film, sopratutto d’animazione, perché loro avevano l’esclusiva delle pellicole Dreamworks. Era bellissimo poter condividere questa passione con qualcuno, che per giunta ci lavorava. Anni fa invece mi è capitato di intervistare il proiezionista di una nota multisala del catanese (meglio non dire quale): l’unica cosa che seppe fare fu lamentarsi che a Natale, mentre tutti hanno le ferie, lui lavora. Fu un’enorme delusione. Sono sicuro che oggi il proiezionista dell’Ambasciatori, che oggi non è più un cinema ma un teatro, morirebbe dalla voglia di montare e proiettare una pellicola il giorno di Natale…

Roberto Zito

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