Vivono tutti da Biagio Conte, in una situazione insostenibile perché sono troppi e la struttura è stracolma, così oggi hanno dato vita a un sit in davanti alla Prefettura di Palermo nella speranza che qualcuno li ascolti. «È difficile vivere da Biagio Conte, io dormo in una stanza insieme ad altre settanta persone – dice Ibon, ragazzo gambiano, presente alla protesta – vorremmo costruire il nostro futuro e invece siamo qui e non possiamo far niente perché ancora non ci viene riconosciuto lo stato di richiedenti asilo. Pensavo di avere un futuro migliore in Italia e invece non è così».
Una rete di associazioni, tra cui l’Arci Palermo, ha prestato aiuto ai circa 60 richiedenti asilo per lo più gambiani ai quali è stato notificato un provvedimento di respingimento differito. Ai richiedenti asilo arrivati a Lampedusa tra ottobre e novembre è stato notificato questo respingimento: dopo sette giorni avrebbero dovuto lasciare l’Italia e tornare nel loro Paese, paese dal quale sono fuggiti perché lì c’è una dittatura o la guerra. Per fortuna grazie ad una rete della società civile, e ad un numero di telefono che gli è stato dato, si sono rivolti all’Arci prima nazionale che poi li ha rimandati a quella di Palermo e hanno potuto fare un ricorso e sono seguiti da un avvocato.
Così ancora dopo sei mesi che sono in Italia non sono potuti passare dalla prima accoglienza alla seconda, e sono supportati in tutto, solo da una rete di sostegno privata, da Biagio Conte, all’Arci. Loro sono esausti, vivono in condizioni insostenibili e bivaccano tutto il giorno. «Abbiamo un costante dialogo con la Prefettura che dice che risolverà a breve la situazione e che troverà loro un posto in un centro per rifugiati – dice Fausto Melluso di Arci Palermo – ma capisco che i ragazzi estenuati da questa attesa abbiano deciso di manifestare. I provvedimenti di respingimento differito che hanno subìto sono stati dichiarati illegittimi dal TAR, ed ora a seguito di una circolare del Prefetto Morcone sembra che le Questure abbiano smesso di notificarli a febbraio».
«Adesso bisogna in fretta risolvere una questione che, a Palermo, non riguarda grandi numeri. – continua Melluso – La Prefettura ha trovato velocemente una comunità per 20 persone, ne restano altri trenta. Il percorso accidentato che hanno avuto questi ragazzi per esercitare un proprio diritto, quello di presentare domanda di protezione, deve essere ricondotto al più presto al pieno riconoscimento dei diritti connessi al loro status, cioè quello di richiedenti asilo».
Fotografie di Vincenzo Allotta/Maghweb
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