Alla ripresa dope le festività natalizie la politica siciliana torna a fare sul serio. O almeno ci prova. L’assessore regionale all’Economia Alessandro Baccei e il ragioniere generale Salvatore Sammartano saranno impegnati giovedì nell’ennesima trasferta romana. Tema dell’incontro, al ministero dell’Economia, la definizione delle modalità pratiche di trasferimento dei 500 milioni di euro che la Sicilia cerca da mesi di recuperare per chiudere il bilancio e che sono stati anche argomento della audizione alla Corte dei conti il due dicembre scorso da parte dello stesso Baccei.
Il graduale e «lento ritorno alla normalità», auspicato dal tecnico di area renziana è ancora lontano dal compiersi per le casse della Regione. Così come la tesi per la quale la Regione avrebbe risolto i problemi strutturali del proprio deficit in due sole finanziarie, portata avanti da Baccei dinanzi alla Corte, si scontra con le situazioni di cassa, anche del passato. Come il recente disimpegno di 221 milioni di euro della rendicontazione dei fondi comunitari dell’Agricoltura, che nel prossimo conteggio mancheranno alla Sicilia. Somme non spese entro la scadenza. La mancanza dei 500 milioni di euro per chiudere il bilancio è stata compensata con il blocco della spesa. Né va dimenticato come la Sicilia si sia indebitata per un importo di 2,4 miliardi di euro per pagare gli oneri delle aziende sanitarie, cifre che dovrà riscattare con i mutui contratti.
Riprende il suo cammino anche l’Ars. Il parlamento siciliano – stordito dal caso Fiumefreddo, il presidente della società di riscossione siciliana che ha messo alla berlina i politici con pendenze con il fisco – ripartirà, gradualmente, con l’esame della legge finanziaria. Prima della prossima settimana tuttavia non si dovrebbero attendere significativi passi in avanti. L’esame da parte delle commissioni di merito e di quella Bilancio in particolare, passerà dal filtro delle richieste delle categorie sociali in difficoltà, mentre territori ed enti comunali, tra la riforma delle Srr (società per la regolamentazione del servizio di gestione dei rifiuti) e la stabilizzazione dei precari, attendono dal governo regionale nel 2016 risposte importanti e in molti casi risolutive.
Per le vecchie ex Province non si vota dal 2008, e la gestione commissariale scadrà, dopo gli ultimi recenti rinnovi, a giugno. Non manca anche la gestione ordinaria dei problemi. Tra i più rilevanti quello relativo ai punti nascita. Se difendere ospedali come quelli di Petralia Soprana nelle Madonie – con 128 parti nel 2014 e 97 nel 2015 – era particolarmente impegnativo per Baldo Gucciardi, assessore alla Salute, la linea di difesa alle decisioni della ministra della Sanità, Beatrice Lorenzin, è passata dall’adeguamento dei livelli di sicurezza del sistema. Gucciardi non sconfina nella competenza del ministero, ma lascia capire che non si farà scavalcare in nessun caso nelle materie di competenza regionale o dove ci potranno essere margini di scelta comune. Del resto se in Sicilia ci sono stati 17 punti nascita che hanno fatto registrare meno di 500 parti (dato 2014), dall’assessorato sono consapevoli che ostinarsi nel muro contro muro sarebbe poco produttivo.
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