La novità, che abbiamo scritto ieri sera, è che il commissario straordinario del Comune di Palermo, Prefetto Silvia Latella, si è catapultata a Roma per evitare il licenziamento degli oltre mille e 800 dipendenti della Gesip. E per scongiurare – aggiungiamo noi – la dichiarazione di dissesto del Comune di Palermo.
Le due cose, tanto per cominciare, non sono legate. Il Comune di Palermo – che è già praticamente in dissesto,visto che, tra poco più di un mese non sarà più in grado di fronteggiare tutti i pagamenti – può prendere atto, con un voto del consiglio comunale, del proprio dissesto e dichiararlo. Questo non significa che i dipendenti comunali – compresi i precari stabilizzati – non verranno pagati. Le competenze, in caso di dissesto, se li carica lo Stato. Perché i dipendenti non possono restare senza stipendio. In ogni caso, i problemi provocati dal dissesto riguarderebbero tutta la macchina comunale e non soltanto i mille e 800 dipendenti della Gesip.
Va detto che nei conti illustrati ieri sera dallufficio ragioneria del Comune ai consiglieri comunali di Palermo non figurava la parola Gesip. Sono stati forniti – o meglio – dati dei numeri. Il dati al posto di forniti suona meglio, perché non è detto che la situazione finanziaria sia quella descritta ieri sera dagli uffici della ragioneria del Comune, che di numeri, negli anni ruggenti dellex sindaco, Diego Cammarata, ne ha ‘dati’ tanti. A Link Sicilia, per esempio – e ci auguriamo di sbagliare – lo squilibrio come è stato definito ieri sera nel corso della riunione, del bilancio comunale (che poi sarebbe il buco), al netto dei disastri delle società partecipate, risulta maggiore di 98 milioni di euro.
Riassumendo, il buco del bilancio del Comune ammonterebbe a 98 milioni di euro. Questo buco sarebbe stato provocato da mancati trasferimenti da parte dello Stato (circa 50 milioni di euro) e dalla Regione siciliana. Anche questa tesi potrebbe essere vera era solo in parte.
Poi ci sarebbero 100 milioni di euro circa di buco allAmat e altri 100 milioni di euro di buco allAmia. A Link Sicilia – e speriamo ancora una volta di sbagliarci – il buco dellAmia risulta decisamente maggiore di 100 milioni di euro.
Ieri sera, nel presunto piano per evitare il dissesto, non si parlava della Gesip. Veniva data per scontata, non si capisce bene a che titolo, la scomparsa di questa società. Poi il commissario Latella, forse pressata dalla politica, ci ha messo una pezza. E, tra i numeri sono comparsi i 60 milioni di euro per la Gesip.
In tutta questa storia lunica cosa certa sono le tasse e le imposte comunali che aumenteranno vertiginosamente. Imu, Tosap (la tassa per l’occupazione del suolo pubblico), l’Irpef, Tarsu. Per i palermitani, nei prossimi mesi, si annunciano batoste micidiali. Mentre, lo ripetiamo, non sono chiare né le procedure che si stanno seguendo, né i numeri forniti.
Tenere distinti il bilancio del Comune da quello delle società collegate allo stesso Comune è solo un mero artifizio contabile. Non solo perché i soldi li tira fuori sempre il Comune, ma perché, a partire da questanno, i bilanci del Comune e delle società collegate debbono confluire in un unico documento.
Poi cè la vicenda Amia. Sui conti di questa società, a nostro modesto avviso, non cè chiarezza. Noi, lo ripetiamo, abbiamo la sensazione che il buco sia di gran lunga superiore a 100 milioni di euro.
Il commissario Latella e il governo regionale dovrebbero rendere nota la parte della relazione stilata qualche mese fa dai funzionari regionali che hanno spulciato tra i conti – quelli veri – del Comune di Palermo. Perché questo documento non viene fuori? Chi sta proteggendo, in questo momento, il governo regionale? Che cosa si sta provando a tenere nascosto? Forse le mega parcelle incassate da qualche professionista molto vicino allo stesso governo? O le parcelle che qualcuno deve ancora incassare? O ci sono altre storie ancora?
Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, lassessore regionale alla Funzione pubblica, Caterina Chinnici e il commissario-Prefetto Latella se ne devono fare una ragione: questo documento deve essere reso pubblico, altrimenti prolifererenno le interpretazioni più disparate. Così come debbono essere resi pubblici gli incarichi professionali conferiti da Amat e, soprattutto, dallAmia, negli ultimi setto-otto anni. Anche per capire chi ha maneggiato queste due società.
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