I luoghi che diventano loghi con La liscìa catanese «Il senso di appartenenza passa attraverso i simboli»

Luoghi che diventano loghi. Dai palazzoni di Librino a un cavallo per via Plebiscito, passando per una donna di Zia Lisa e un albero per il Pigno. «Il senso di appartenenza a un territorio passa anche attraverso dei simboli», spiega Andrea Carollo l’ideatore de La liscìa catanese. Sull’onda del nuovo logo dell’Università di Catania e delle questioni di grafica e riconoscimento che ha sollevato, al creatore della pagina Facebook diventata una grande comunità virtuale è venuta l’idea «di giocare con quartieri, territori, zone e vie di Catania per trasformarli in brand partendo dagli elementi più caratteristici». 

Un immobile stilizzato rappresenta Librino, per via Plebiscito il simbolo è un cavallo rampante, una villetta moderna per Vaccarizzo, una bella donna con una corona di fiori in testa per il quartiere Zia Lisa, un occhio magico per Stella Polare e un alberello per il Pigno. Stile minimal con tratti e colori decisi. Un lavoro più di significato che di grafica vera e propria. «Questi li ho fatti in modo spassionato, mi sono venuti in mente quasi senza pensarci – racconta Carollo – In alcuni c’è dietro una denuncia sociale, come nel caso di Luxury home di Vaccarizzo o di Wonderful palace a Librino; per Zia Lisa ho sovvertito la leggenda che narra di una donna bruttina usando invece una dea bellissima, per Ognina ho trasformato in slogan un modo di dire tipicamente catanese, mentre per il Pigno sono partito dal simbolo dei vecchi pini che prima erano disseminati per il quartiere». 

Un’idea nata quasi per gioco e realizzata tramite «strumenti di graphic design, font, immagini e disegni assolutamente gratuiti», precisa l’ideatore che racconta di essersi fatto ispirare anche dall’esperimento di design democratico di Bob Liuzzo che ha creato il simbolo della catanesità. «Adesso, le persone continuano a chiedermi di creare un logo per ogni zona, per ogni quartiere. Ci sto già pensando – afferma Carollo – partendo da un’idea un po’ provocatoria ma sottile che mi è venuta su San Berillo e da un modo per simboleggiare la doppia fila per il viale Mario Rapisardi». Un progetto indipendente che, adesso, potrebbe anche prendere diverse forme. «Mi piace immaginare questi simboli come cartelloni di benvenuto nelle diverse zone della città – spiega Carollo – Penso anche a come sarebbe interessante usarli in un’app pensata per i turisti: alcuni dei simboli non sono attrazioni e nemmeno posti da inserire nelle guide per chi arriva in città, ma sono luoghi da conoscere perché hanno una storia». 

Marta Silvestre

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