Come anticipato dal nostro giornale nei giorni scorsi si è materializzata stasera l’interpellanza del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle sui dirigenti generali della Regione siciliana. La tesi già la conosciamo: secondo i deputati grillini di Sala d’Ercole, leggi alla mano, 26 dirigenti generali dell’Amministrazione regionale sono illegittimi.
Da qui la richiesta rivolta al Governo di Rosario Crocetta: «Azzeramento delle nomine dei dirigenti generali di terza fascia della Regione, recupero delle eventuali somme illegittimamente erogate e accertamento delle possibili responsabilità amministrative ed erariali».
Insomma, i deputati a 5 Stelle dell’Ars, nel comunicato, puntano a «fare luce nelle stanze dei bottoni della Regione». Chiedendo, come già accennato, «la revoca delle nomine a dirigente generale della Regione della Corsello (Anna Rosa Corsello, rinominata dirigente generale del dipartimento regionale lavoro ndr) e di altri 25 dirigenti figli della legge 10 del 2000, quella che istituì l’affollatissima terza fascia della dirigenza regionale».
«Nomine – afferma la deputata Angela Foti, prima firmataria dell’atto parlamentare – che sono con tutta evidenza contra legem e che pertanto vanno azzerate. Non solo, vanno recuperate le eventuali somme illegittimamente erogate e accertate le possibili responsabilità amministrative ed erariali».
Il siluro del grillini l’abbiamo più volte raccontato, sia illustrando i motivi dell’interpellanza che è nell’aria da una decina di giorni, sia illustrando – ancor prima della presa di posizione del Movimento 5 Stelle il pronunciamento del Tar Sicilia (Tribunale amministrativo regionale) sul ricorso di due dirigenti regionali, Salvo Taormina e Alessandra Russo, avverso la nomina di Patrizia Monterosso a Segretario generale della presidenza della Regione.
In occasione di questo ricorso, i giudici amministrativi non sono entrati nel merito della questione (e quindi non hanno dato ragione alla dottoressa Monterosso sul merito della sua nomina, peraltro piuttosto contestata), ma si sono limitati a sottolineare che Salvo Taormina e Alessandra Russo, in quanto dirigenti regionali di terza fascia, non sono legittimati a concorrere al posto di Segretario generale della presidenza della Regione.
L’interpellanza targata M5S fa un excursus delle normative che, di fatto, sbarrano la strada ai dirigenti di terza fascia, che non possono accedere al ruolo di dirigente generale, a partire proprio dalla legge regionale 10 del 2000 che, in una notte, ha creato quasi 2 mila nuovi dirigenti. Creando – caso unico in Italia – la terza fascia dirigenziale.
I grillini ricordano che «…l’incarico di dirigente generale può essere conferito a dirigenti di prima fascia e, nei limiti di un terzo… a dirigenti di seconda fascia, ossia a persone non dei ruoli dell’Amministrazione». La possibilità di accesso dei dirigenti di terza fascia alla dirigenza generale veniva aperta da «uno spiraglio: l’articolo 11 della legge regionale n. 20 del 2003 che, dopo aver stabilito che l’incarico di dirigente generale poteva essere affidato a dirigenti di prima fascia o ad esterni prevedeva che «… l’incarico di dirigente generale può, altresì, essere conferito a dirigenti dell’amministrazione regionale appartenenti alle altre due fasce…)». Lo spiraglio veniva però presto chiuso dal Commissario dello Stato che impugnava l’inciso «appartenenti alla altre due fasce», e dalla successiva promulgazione della legge con omissione delle parti impugnate.
Il «no» ai dirigenti di terza fascia – e qui arriviamo ai giorni nostri – è stato poi «sostanzialmente ribadito – si legge sempre nel comunicato – da una recente sentenza del Tar, che in occasione del pronunciamento su un ricorso avverso alla nomina di Patrizia Monterosso a Segretario generale della Presidenza della Regione, rigettava l’istanza di due dirigenti di terza fascia per “«carenza d’interesse, essendo stati i ricorrenti, quali dirigenti di terza fascia, illegittimamente scrutinati e non potendo aspirare…al conseguimento dell’incarico per il quale è vertenza».
«Non finisce qui. L’interpretazione costituzionalmente orientata delle procedure di conferimento degli incarichi dirigenziali – si legge ancora nell’interpellanza – esclude la fiduciarietà e l’intuitu personae, e l’incarico deve essere necessariamente il frutto di procedure quantomeno comparative, presidio di scelte arbitrarie e potenzialmente permeabili alla corruzione».
«Il presidente Crocetta – conclude Angela Foti – a questo punto ci dica se il Governo ritiene opportuno chiarire quale sia l’indirizzo politico amministrativo che intende adottare nei confronti della grave situazione di illegalità in cui versa l’apparato burocratico amministrativo della Regione».
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