I gemellini registrati a Catania con due papà «Daremo loro stabilità e senso della famiglia»

È stata Catania la prima città in cui i bambini di una famiglia omogenitoriale sono stati registrati nell’elenco dell’anagrafe comunale. Il capoluogo etneo avrebbe preceduto le città di Torino e Roma nella procedura di certificazione, secondo la ricostruzione dei neogenitori catanesi N. e D., ma si sarebbe evitato di portare alla luce la vicenda in fase di campagna elettorale. Adesso che la stampa ha iniziato a parlarne, dopo Torino e Roma, «ci siamo sentiti pronti anche noi a raccontare questa bella storia», spiega N. I due bimbi, un maschio e una femmina, sono nati negli Stati Uniti a gennaio tramite gestazione per altri (gpa) e il 5 aprile, con la registrazione del certificato a Catania, sono diventati per lo Stato figli di due uomini e anche cittadini italiani.

N. e D. stanno insieme da 18 anni. Si sono conosciuti a Roma nell’anno del Giubileo, «lui era in gita scolastica e io lavoravo in un negozio in centro – racconta N. -. Mi sono innamorato al primo sguardo». I due papà, 42 e 36 anni, non si sono ancora sposati, ma hanno intenzione di fare presto questo passo. «Aspettavamo di avere due paggetti speciali – racconta N. – saranno loro a portarci le fedi». Per i due uomini iI percorso è stato «un’emozione continua». I genitori catanesi sono andati per la prima volta negli Stati Uniti due anni fa. Lì hanno conosciuto la donna che ha donato loro gli ovuli e quella che ha portato avanti la gravidanza. «È stato un periodo intenso – continua il papà -. I bambini sono nati prematuri, allo scadere del settimo mese, e i timori comuni a tutte le gravidanze, accentuati però dalla distanza, in questo caso, ci hanno accompagnati fino alla loro nascita».

N. e D. hanno affrontato un percorso tutt’altro che semplice per diventare genitori. «Negli Stati Uniti c’è una grande attenzione nei confronti della donna che porta avanti la gestazione, così come per i bambini che nasceranno da quella gravidanza – spiega N. -. Siamo stati negli States cinque volte, abbiamo fatto molti test di natura psicologica e abbiamo avuto la possibilità di iniziare questo iter solo quando i medici hanno accertato la nostra idoneità a diventare padri». N. dice di aver trovato nel suo compagno «quell’amore, quella stabilità e quel senso di famiglia» che spera di trasmettere ai suoi figli. «Dopo il nostro incontro a Roma ho lasciato tutto e sono tornato a Catania – spiega -. Non è stato facile trovare lavoro, non conoscevo nessuno, ma entrambi abbiamo sempre avuto un grande sostegno dalle nostre famiglie d’origine».

N. e D. si sono innamorati quando in Italia il riconoscimento e l’equiparazione sul terreno dei diritti tra coppie eterosessuali e omosessuali erano argomenti nascosti sotto il tappeto normativo. Ma anche loro, come molte coppie, hanno sognato. «”Immagini come sarebbe bello avere insieme una famiglia e dei figli un giorno?”, dicevamo. Poi, negli anni ci siamo detti, questi sacrifici per chi li stiamo facendo?». Trovata la risposta, i due hanno deciso di diventare padri e non hanno avuto dubbi al momento della richiesta di registrazione dei certificati di nascita. «Sono moltissimi i bambini figli di coppie omosessuali – continua N.- Esistono e non possono essere ignorati».

La coppia, iniziata la procedura per diventare genitori negli Stati Uniti, ha così chiesto un parere preventivo all’amministrazione catanese e ha trovato il pieno appoggio dei funzionari e del primo cittadino. «Il sindaco Enzo Bianco ha scritto l’atto di suo pugno». Nella vicenda, un sostegno che si è rivelato importante è stato quello del capo della segreteria tecnica del comune, Paolo Patanè. «Ho una mia storia che non posso fingere di mascherare – dichiara a MeridioNews Patanè, ex presidente nazionale di Arcigay -, fatta di impegno sulla frontiera di tutti i nuovi diritti». Ma indipendentemente dalle proprie convinzioni personali, Patanè spiega di aver supportato la coppia nell’iter burocratico per dare una risposta lì dove persiste un vuoto normativo. «In Italia non c’è una legge, – spiega Patanè – ma non c’è neanche un divieto espresso al riconoscimento delle famiglie omogenitoriali. In molte città italiane ci sono state sentenze di tribunali che hanno sistematicamente accolto i ricorsi delle coppie omosessuali che hanno ricevuto un rifiuto da parte dell’amministrazione». 

Nel nostro Paese si sta verificando una «asimmetria nel sistema amministrativo – secondo Patanè -. La concessione della certificazione non può essere una decisione individuale o arbitraria. Occorre, invece, avviare un dibattito sereno, senza toni offensivi, e arrivare in parlamento con una buona legge, il diritto deve prendere in considerazione i mutamenti della società». L’episodio ha suscitato le contestazioni degli esponenti della Lega che, con una nota diffusa dal neo commissario in Sicilia del partito, il senatore Stefano Candiani, hanno auspicato un passo indietro del primo cittadino, invitando Bianco a dare le dimissioni. «La Lega a Catania? – replica, ironico, N. – I bambini crescono dove c’è amore. Nascono liberi, e in piena autonomia seguiranno le loro idee. Noi, da genitori, racconteremo a nostri figli ogni aspetto della loro storia».

Flavia Musumeci

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