I fragili equilibri tra le organizzazioni partinicesi della droga Dal pedigree mafioso ai contatti con camorra e Casamonica

«Il contesto è sempre quello mafioso nella gestione diretta dell’attività di traffico o nella mediazione e nel confronto tra le diverse organizzazioni», parole del generale Arturo Guarino, a capo del comando provinciale dei carabinieri di Palermo, tra gli autori della maxi operazione che ha tagliato le gambe al mandamento di Partinico, sgominando cinque diverse organizzazioni dedite al traffico e allo smercio della droga sul territorio. Cinque distinte attività in competizione fra loro, una concorrenza quasi leale, ma portata avanti sul filo dei nervi per gli equilibri molto fragili tra le organizzazioni che da Partinico approvvigionavano le piazze di spaccio di tutto il circondario e oltre. 

Ognuno dei gruppi, in qualche modo, gravitava nell’orbita della famiglia Vitale, conosciuti nell’ambiente di Cosa nostra come i Fardazza, discendenti del capomandamento storico di Partinico, Leonardo. Alla guida degli affari di una delle organizzazioni criminali c’era Michele Casarrubia, figlio di Antonina Vitale e nipote di Giusy, ex reggente del clan e collaboratrice di giustizia, anche lei tornata in manette, così come la sorella, per essere coinvolta nel giro di droga, nel quale avrebbe più volte svolto il ruolo di mediatrice. Dall’altra parte si trovava l’organizzazione di un altro Vitale, Michele, cugino di Giusy e Antonella. Il terzo gruppo faceva riferimento a Nunzio Cassarà e a Nicola Lombardo, genero di don Leonardo a cui era stato riconosciuto il ruolo di mediatore tra le varie fazioni. Infine i gruppi guidati dai fratelli Gioacchino e Raffaele Guida e dai fratelli Maurizio e Antonio Primavera.

Una convivenza forzata e piena di frizioni, quella tra le varie organizzazioni, tra sgarbi reciproci, furti di merce e spedizioni punitive che andavano dai pestaggi fino agli attentati incendiari per danneggiare le proprietà e le risorse dell’una o dell’altra fazione a tenere alta in maniera costante la tensione. Ma era forse l’agguerrita concorrenza interna il motore che spingeva agli estremi le attività dei sodalizi, che per approvvigionarsi non hanno esitato a stringere legami e contatti con gran parte delle realtà criminali presenti in Italia, dalla frangia lombarda della ‘ndrangheta passando per i gruppi del basso Lazio e al clan camorristico dei Visiello di Torre Annunziata, fino al temuto clan dei Casamonica. La droga, per lo più marijuana e cocaina, finiva sulle strade delle più importanti realtà del Trapanese, da Alcamo allo stesso capoluogo, di Palermo e di tutti i Comuni che circondano Partinico: Borgetto, Trappeto, Balestrate, Camporeale e Montelepre.

Gabriele Ruggieri

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