I Forconi, l’Etna e il Psr (2 miliardi)

Chiamare una o più persone per avere chiarimenti su un fatto e scoprirne un altro. Capita al sottoscritto. Oggi, dopo pranzo, mi attacco al telefono per capire cosa sta succedendo dalle parti dei ‘Forconi’. So che il 15 febbraio ci dovrebbe essere un ‘tavolo’ a Roma . So che da ora ad allora il Movimento si darà da fare nei Comuni isolani. E so anche che, con grande senso di responsabilità, i leader del Movimento stanno provando, con grande fatica, a tenere a freno migliaia e migliaia di persone che vorrebbero tornare a invadere le strade della Sicilia.
So, insomma, che con grande fatica i leader stanno provando in tutti i modi a non creare problemi ai cittadini siciliani. Anche se la voglia di occupare le sedi delle agenzie che riscuotono i tributi è forte. Come forte – forse ancora più forte – è la voglia di migliaia e migliaia di persone di andare ad occupare le raffinerie dislocate in Sicilie: quelle raffinerie che producono il 40 per cento e oltre della benzina pagando le imposte in una regione italiana a ‘caso’, la Lombardia, lasciando in Sicilia solo l’inquinamento, i veleni, i tumori e i bambini nati malformati. Il tutto in barba all’articolo 37 dello Statuto siciliano mai applicato.
Chiedo notizie sulla riunione di Catania. I ‘Forconi’ stamattina sono stati lì. Amici agricoltori mi spiegano che, anche stamattina, la voglia di occupare Palazzo degli Elefanti, la sede del Comune di Catania, era forte Alla fine, anche in questo caso, ha prevalso il buon senso. Ha vinto ancora una volta il dialogo. Il risultato – politico – ottenuto dal Movimento non è male: lunedì prossimo ci sarà una conferenza dei capigruppo consiliari del Comune, mentre due giorni dopo,  mercoledì, dovrebbe andare in scena una seduta straordinaria del consiglio comunale.
Un amico mi racconta una storia. E’ un agricoltore. Ed è stato testimone, insieme al altre venti persone – agricoltori come lui – di una vicenda che si potrebbe legare al ‘commissariamento’ soft del bilancio regionale che potrebbe essere stato disposto da Roma (la sostituzione del ragioniere generale della Regione, Vincenzo Emanuele, con Biagio Bossone). E, soprattutto, al ‘commissariamento’ – in questo secondo caso meno soft – dei fondi europei destinati alla Sicilia disposto dal ministro, Fabrizio Barca. Due passaggi che, a nostro avviso, potrebbero essere legati.
Mi racconta, il mio amico agricoltore, di una vicenda che in parte Link Sicilia ha raccontato ai suoi lettori. E’ l’incontro, avvenuto a Palermo, nei saloni di Palazzo d’Orleans, la sede della Presidenza della Regione, qualche settimana fa, tra una delegazione del Movimento e il capo di gabinetto del presidente della Regione, Patrizia Monterosso. In realtà, il Movimento avrebbe dovuto incontrare il presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Che, invece, si è dovuto occupare dell’insediamento del commissario straordinario del Comune di Palermo, Prefetto Silvia Latella .
La dottoressa Monterosso, prima di incontrare la delegazione dei ‘Forconi’, chiede ‘lumi’ sul Psr alla dottoressa Rosa Barresi, dirigente generale del dipartimento agricoltura. Il Psr è l’acronico di Piano di sviluppo rurale, fondi europei destinati all’agricoltura della nostra Isola (2 miliardi di euro compreso il cofinanziamento Stato-Regione siciliana).
Chi scrive sa – ma sono notizie ancora frammentarie – che sul Psr stanno succedendo cose poco chiare. Tra le cose poco chiare – ma non sono le uniche – anche la spartizione di questi soldi ad agricoltori non a titolo principale, cioè a soggetti che l’agricoltura professionale la vedono con il cannocchiale. Ma il tema, ora, non è questo.
Durante l’incontro con la dottoressa Monterosso, la delegazione del Movimento chiede notizie sui fondi del Psr. La dottoressa Monterosso, mi racconta il mio amico, risponde che sono disponibili 700 milioni di euro.
A questo punto, una considerazione. Se, in quella data, erano disponibili 700 milioni di euro, significa che un miliardo e 300 milioni – già in quella data, lo ripetiamo – risultavano impegnati. Per fare che? E a quali soggetti sarebbero stati assegnati questi soldi? Di certo non agli agricoltori siciliani che sono scesi per le strade in queste settimane. Se avessero ricevuto una parte, anche minima, di questi fondi non sarebbero scesi in piazza. Anche la stessa assegnazione, senza l’erogazione (ti daremo i soldi, è solo questione di tempo) li avrebbe fatto desistere. Se si sono riversati a protestare per le strade delle città siciliane è perché di questo miliardo e 300 milioni di euro non sanno nulla.
Fine della storia? No. Una settimana dopo, mi racconta sempre il mio amico, si svolge un incontro presso la Prefettura di Catania. I ‘Forconi’ chiedono sempre notizie del Psr. Precisamente, dei 700 milioni. E qui la sorpresa: dopo un giro di consultazioni telefoniche con gli uffici dell’assessorato regionale al’Agricoltura – che ha cambiato nome (per rendersi ‘irreperibile’?), adesso si chiama assessorato alle Risorse agricole e alimentari e si occupa perfino di Pesca – la novità: i 2 miliardi di euro sono tutti impegnati.
“Un colpò ci pigliò”, mi dice il mio amico. “Ma lo capisci -mi dice quasi piangendo – noi facciamo la fame e questi hanno impegnato tutt’e due i miliardi di euro. Ma per quale agricoltura?”. Già, per quale agricoltura? Anzi, ‘quali’ agricoltori beneficieranno di questi fondi? Chissà.

 

Giulio Ambrosetti

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