“I fondi per la formazione? Vanno ridotti”

L’Avviso 20, ovvero la grande spartizione di 286 milioni di euro di fondi europei. Il ‘misteri’ del Cefop. La proliferazione degli enti. Le assunzioni ‘facili’. La presenza di politici e di organizzazioni sindacali. I bandi approvati e quelli impugnati. Insomma: tutto sulla formazione professionale in ‘salsa’ siciliana. Parla Paolo Genco (nella foto a sinistra) , presidente dell’Anfe, sigla che sta per Associazione nazionale famiglie emigrati. Uno degli enti storici della formazione professionale siciliana.

L’Anfe, come già accennato, opera da anni nel ‘pianeta’ della formazione professionale dell’Isola. E il suo presidente – Genco – di questo ‘compicato’ settore conosce vita, morte e miracoli. La persona giusta, insomma, con la quale scambiare quattro chiacchiere.

La prima domanda è una curiosità. Anzi, un’indiscrezione: presidente, è vero che un ente, controllato da un politico avrebbe voluto ‘acquistarvi’ in blocco? Genco sorride: “La solita leggenda metropolitana…”.

Sicuro? A noi hanno ‘spifferato’ che questi signori erano pronti a mettere sul piatto cinque milioni di euro?

“E’ una bufala. L’Anfe non è in vendita. Non si può vendere. La nostra Associazione è un ente morale di estrazione cattolica riconosciuto dalla Presidenza della Repubblica. Noi operiamo in tanti Paesi del mondo, dagli Stati Uniti all’Argentina, dal Brasile all’Australia e via continuando. L’Anfe esiste dal 1947. Ci occupiamo di emigrazione e immigrazione”.

-E anche di formazione professionale.

“Certo, anche di formazione professionale. Ma non solo”.

– Ecco, noi vorremmo parlare un po’ di formazione professionale in Sicilia”.

“Parliamone”.

– Cominciamo dall’Avviso 20.Un bando che sta suscitando aspre polemiche.Lei che ne pensa?

“Penso che sia uno dei migliori bandi pubblicati negli ultimi anni. E’ un bando che dà indicazioni precise. Che vanno rispettate alla lettera”.

– A molti osservatori, a dir la verità, è sembrato un bando ‘cucito’ su misura per certi enti controllati dalla politica e dalle organizzazioni sindacali…

“Sulla presenza della politica in questo settore torniamo dopo. Quanto alle organizzazioni sindacali, beh, la loro presenza non mi sembra una novità”.

– Infatti è quello che diciamo noi…

“Guardi – e questo è un concetto che voglio ripetere – il bando è stato preparato bene. Chi è stato escluso ha presentato progetti sbagliati o non ha rispettato quanto prescritto dal bando stesso. Anche noi dell’Anfe abbiamo commesso un orrore. E lo stiamo pagando”.

Cioè?

“Ci siamo dimenticati di apporre una firma su un documento. Questo scherzetto ci è costato mille e quattrocento ore di formazione. Che ci sono state tolte”.

– Per una firma mancante?

“Sì, per una firma che mancava. Abbiamo anche presentato ricorso al Tar Sicilia (Tribunale amministrativo regionale). Ed è stato respinto”.

– Ci dica qualcosa sul Cefop. Lo conosce?

“Certo che lo conosco. E’ un ente di formazione che oggi sconta qualche problema”.

– Qualche problema? Pare che ci siano un sacco di debiti…”.

“Si parlava di ottanta milioni di debiti. Ora i commissari avrebbero accertato che i debiti ammontano a cento milioni di euro”.

Come può un ente di formazione accumulare un indebitamento del genere?

“Con le assunzioni fuori dalla logica economica e aziendale”.

– E d’accordo sulla tesi che in Sicilia ci sono troppi enti e che ci sono state troppe assunzioni?

“Grosso modo, sì”.

– Lo sa che ci sono tanti titolari di enti esclusi che annunciano ricorso avverso l’Avviso 20?

“Ognuno è libero di fare ciò che vuole. A mio modesto avviso, sono rimasti fuori gli enti con progettualità carente e quelli che hanno presentato i progetti fuori tempo massimo. Vi invito a non sottovalutare quest’ultimo punto”.

– In che senso?

“Nel passato, troppo spesso, i progetti venivano presentati in ritardo. La confusione era somma. Ora è stato messo un po’ d’ordine. Non mi sembra una cosa sbagliata. Anzi, a mio avviso hanno fatto benissimo”.

– Cosa pensa dei bandi relativi al Fondo sociale europeo che sono stati impugnati?

“Forse è stato un bene che certi bandi siano stati impugnati. Lo so, ora mi attirerò l’antipatia di un sacco di gente. Ma io sono abituato a dire sempre quello che penso. Già con l’Avviso 20 siamo a quasi trecentomila mila euro di spesa. Non possiamo spendere altri trecento mila euro – e quindi seicentomila euro – per la formazione professionale. Diciamolo chiaramente: ma chi dobbiamo formare? I fondi pubblici per la formazione professionale sono troppi. Vanno ridotti. Certo, va trovata una soluzione per il personale in esubero. Su questo siamo tutti d’accordo”.

– C’è anche un problema di qualità della formazione…

“Assolutamente d’accordo. La formazione professionale va fatta di concerto con il mondo delle imprese. E poi i ragazzi, una volta formati, non vanno abbandonati: nei limiti del possibile, vanno seguiti e indirizzati”.

– Voi ci riuscite?

“Noi ci proviamo. E spesso ci prendiamo grandi soddisfazioni”.

– Tipo?

“Guardi, di recente, in provincia di Enna, abbiamo formato mille e duecento ragazzi. Ebbene, di questi, oltre seicento hanno già trovato lavoro. Per noi questo è un successo morale e professionale”.

– Confindustria Sicilia ha criticato spesso la formazione professionale della nostra Isola.

“I vertici di Confindustria Sicilia parlano perché vorrebbero gestire i corsi di formazione professionale. Su questo tema ho anche scritto una lettera aperta all’ex presidente degli industriali siciliani Ian Lo Bello. La verità è che Confindustria e, in generale, le imprese, dovrebbero dare indicazioni agli enti di formazione sulle figure da formare. Invece c’è qualcuno che vorrebbe gestire…”.

– Sa, magari i fondi fanno gola…

“Guardi, proprio Confindustria Sicilia avrebbe a disposizione i fondi interprofessionali. Ma non li utilizza”.

– Perché, secondo lei?

“Non lo so. Magari pensano, sbagliando, che con i fondi europei sia tutto più facile”.

– Andiamo alla politica.

“Non mi va di polemizzare sulle intromissioni della politica nella formazione professionale. Dico soltanto una cosa: chi si occupa di formazione non deve avere legami con la politica. Punto”.

– Facile a dirsi. Lo sa che, dal 1996 ad oggi, quasi tutti gli assessori regionali che si sono occupati di formazione professionale operano nel settore, indirettamente e, in certi casi, anche direttamente?

“Non ho parole…”.

 

Giulio Ambrosetti

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