I dettagli dell’ordinanza sindacale contro i bivacchi Ecco chi riguarda e perché è difficile da applicare

L’ordinanza del nuovo sindaco Salvo Pogliese per ripristinare il decoro e la sicurezza è rivolta a clochard, punkabbestia e chi deturpa muri e monumenti. Un provvedimento urgente che, polemiche escluse, sarà difficile da applicare. Sotto la lente d’ingrandimento l’area che va da corso Siciliapiazza Giovanni XXIII, da piazza Dantevia Crociferi, da piazza Giovanni Vergacorso Italia, da piazza della Repubblica a via Ventimiglia. Ma chi sono e a cosa vanno incontro coloro che non rispettano le direttive emanate dal sindaco forzista? 

Se fare l’elenco dei deturpatori e di coloro i quali hanno cani al seguito è impossibile, le persone senza fissa dimora che vivono ai bordi delle strade, invece, sono circa una cinquantina. Ha imparato a conoscerle bene Raimondo Arena che, dal oltre 15 anni, fa il volontario per la Caritas ed è anche il referente dell’unità di strada. «Uomini e donne, adulti e giovani, di etnie differenti, di religioni diverse e ognuno con la propria storia. Quello che li accomuna sono le condizioni di necessità e di estrema povertà». 

Ecco perché il lungo elenco di sanzioni previste dall’ordinanza sarà impossibile da applicare. A partire dalla multa che va da un minimo di 50 euro a un massimo 300 euro. Con somma raddoppiata in caso di recidiva. Chi sporca e imbratta e in generale altera lo stato dei luoghi sarà tenuto a ripristinare tutto a proprie spese. In alcuni casi è previsto l’allontanamento del trasgressore con l’attuazione della legge Minniti, entrata in vigore ad aprile 2017. Chi commette le infrazioni nelle aree in cui ci sono stazioni ferroviarie e del trasporto pubblico non potrà avvicinarsi per 48 ore nel luogo in cui è stata accertata la violazione. In caso di mancato rispetto c’è la possibilità di effettuare una nuova sanzione pecuniaria. Il questore potrà disporre anche il divieto di accesso in alcune aree per un periodo non superiore a sei mesi e, se a compiere i fatti sarà un pregiudicato, il termine può arrivare a due anni. In caso di inosservanza, con una disciplina però ancora carente, potrebbe aprirsi la strada che porta all’applicazione dell’articolo 650 del codice penale, ovvero quello di «inottemperanza a un provvedimento dell’autorità giudiziaria». Punito con una sanzione di 230 euro o con il carcere fino a tre mesi

Ad avere il polso della situazione in città sono in particolare una quarantina di volontari dell’associazione cattolica che tutte le sere fanno il giro della città per portare ai clochard un pasto caldo. «Circa il 40 per certo delle persone che dormono per strada sono italiani e, in particolare, catanesi. – racconta il volontario a MeridioNews – Ci sono anche coppie che hanno perso il lavoro e non hanno più un tetto sopra la testa o che non hanno ancora avuto accesso agli alloggi popolari».

«Le persone che incontriamo ogni sera cambiano spesso, solo alcuni sono fissi». Il giro dei volontari parte da largo Pogdora passa poi da piazza Verga, da piazza della Repubblica, da corso Sicilia, continua poi su via Sant’Euplio, via Etnea, piazza Lanza, via Acireale, piazza Santa Maria di Gesù. «Ultimamente alcuni hanno anche montato le tende per ripararsi dagli agenti atmosferici ma non è un periodo in cui abbiamo registrato un aumento. Ci sono sempre alti e bassi – spiega  Arena – anche se il picco era stato nel 2016 perché collegato all’incremento degli sbarchi dei migranti». 

Oltre alle difficoltà economiche, spesso, quella di scegliersi la strada come casa è una decisione quasi obbligata e dovuta a crisi familiari. «È il caso per esempio di un infermiere siciliano che dopo aver perso il lavoro, essersi separato dalla moglie ed essere stato allontanato dai figli, non ha avuto altra scelta che sistemarsi sugli scatoloni lasciati fuori dai negozi di una via del Centro». Il piatto di pasta caldo, un frutto o una bottiglietta d’acqua sono anche il pretesto per conoscere le storie e capire le necessità. «Spesso ci abbassiamo per evitare il distacco che crea la distanza. Non è semplice dialogare con loro e instaurare un rapporto di fiducia – spiega – Non tutti accettano soluzioni alternative come quelle dei dormitori e noi non abbiamo la bacchetta magica per sistemare tutti ma facciamo al meglio delle nostre possibilità». 

Don Piero Galvano, direttore della Caritas pur dicendosi a MeridioNews «d’accordo con le finalità dell’ordinanza del nostro sindaco» si pone una serie di quesiti: «Chi non ha un tetto per dormire dove se ne va? E i diritti fondamentali dell’uomo, sanciti dalla Costituzione, casa e lavoro, come possiamo garantirli a ogni cittadino?». Per i senza fissa dimora, in città, ci sono una ottantina di posti in tre diverse strutture gestite dalla Caritas in rete con l’associazione Famiglie il sentiero onlus: un dormitorio maschile (25 posti), uno femminile (24 posti) e una struttura sia diurna che notturna per uomini e donne (22 posti).

«In questo momento è tutto pieno – spiega il responsabile delle attività della Caritas, Salvo Pappalardo – In caso di emergenza, aggiungiamo qualche divano letto o qualche letto a castello». Nei centri di accoglienza solo notturni le persone trovano un posto letto, possono cenare e fare una doccia. In particolare, nell’ex convento di Sant’Agostino, che si trova in una traversa di via Vittorio Emanuele, «ci sono uomini dai 28 ai 70 anni. Circa la metà degli utenti è italiana», precisa Pappalardo. Nella struttura di via Montevergine ci sono gli altri due centri di accoglienza. «Anche fra le donne, il 50 per cento circa sono italiane, la restante metà è composta da rumene, polacche, qualche austriaca, poi anche tunisine, nigeriane ed eritree». Nella locanda del samaritano di via Montevergine «c’è il progetto più a lungo termine che riguarda chi sta già facendo un percorso per riprendere in mano la propria quotidianità, partendo dalla ricerca di un lavoro». 

Dario De Luca

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