Su 24 siti siciliani campionati e analizzati, nove sono risultati oltre i limiti stabiliti dalla legge nazionale sulla balneazione. Di questi, sei sono risultati fortemente inquinati e tre solamente inquinati. è il risultato del monitoraggio compiuto dai volontari di Goletta verde sulle acque dell’Isola. «Abbiamo avuto tante conferme rispetto agli anni passati – spiega a MeridioNews la direttrice di Legambiente Sicilia Claudia Casa -, perché molti dei punti che abbiamo campionato sono gli stessi che seguiamo da anni». Il monitoraggio, infatti, si è concentrato sui punti critici. «Sono solo due i siti mai monitorati in cui abbiamo effettuato le analisi – continua Casa -, di cui uno è il torrente Palma di Palma di Montechiaro a cui siamo risaliti attraverso alcune segnalazioni». Proprio uno dei punti risultati fortemente inquinati. «Gli altri cinque siti fortemente inquinati – sostiene Casa – sono da anni in queste condizioni». Oggetto del monitoraggio 16 siti marini e otto foci fluviali. «Tendiamo a privilegiare i prelievi alla foce – prosegue Casa -, ma quest’anno abbiamo avuto qualche difficoltà a causa della siccità».
La mappa di Goletta verde
La parte marittima più pulita della Sicilia pare essere quella nord-occidentale. Da Cefalù a Trapani, passando per Palermo, è tutta zona verde. Con l’eccezione, però, della foce del torrente Nocella nel Comune di Terrasini in Contrada San Cataldo, che risulta inquinata e contrassegnata con il colore arancione. A seguire c’è il versante orientale dove tra i Comuni in cui l’inquinamento risulta contenuto entro i limiti – sebbene i precedenti – spicca la playa di Catania. Diversamente avviene ad Aci Trezza e Aci Castello, entrambi siti fortemente inquinati. Colore rosso anche per la zona di Calatabiano, nel Comune di Giardini Naxos, in località San Marco e contrada Pietrenere. Disco verde, invece, per Mascali, in località Sant’Anna e Augusta. A sud si salvano solo la spiaggia nei pressi della foce Fiumara di Modica e quella del fiume Naro, ad Agrigento. Gela e Butera si guadagnano un disco arancione. La prima perché la spiaggia del fiume Gattano, in località Macchitella, risulta inquinata. Nel secondo caso a non rientrare nei limiti di legge è la spiaggia nei pressi del torrente Rizzuto, anch’essa inquinata. Disco rosso (e quindi fortemente inquinate), invece per la foce del fiume Palma a Palma di Montechiaro, quella del torrente Cansalamone nel territorio di Sciacca, la spiaggia di Marinella di Selinunte nel territorio di Castelvetrano, dove peraltro insiste un depuratore di acque reflue, e la foce del fiume Delia a Mazara del Vallo.
Il metodo di monitoraggio e i limiti di legge
«I parametri sono gli stessi che vengono utilizzati per la balneazione», spiega a MeridioNews Marco Mancini dell’ufficio scientifico di Legambiente. «Le nostre analisi – prosegue Mancini – si basano sulla ricerca di due tipi di batteri: gli Enterococchi intestinali e gli Escherichia coli». Ovvero quei batteri la presenza dei quali rivela una contaminazione fecale dell’acqua. «Per i secondi i limiti previsti dalla legge sono individuati in 500 unità formanti coloni, per gli enterococchi invece il limite si aggira sulle 200 unità». Nel momento in cui la concentrazione dei campioni è al di sopra di questo limite l’acqua è inquinata. «Si consideri che – incalza Mancini – i punti in cui l’acqua risulta fortemente inquinata superano più del doppio i limiti previsti dalla normativa sulla balneazione». Per quanto poi attiene al metodo di monitoraggio la legge dà due possibilità: valutare i punti in funzione del maggiore afflusso di bagnanti oppure procedere alla selezioni dei siti da monitorare sulla scorta della maggiore concentrazione di inquinamento. «Goletta verde tendenzialmente – spiega Mancini – e a differenza di come opera Arpa, preferisce evidenziare le situazioni critiche determinate dagli scarichi che arrivano a mare, per sottolineare l’inquinamento ambientale che, in alcuni casi, si traduce in un rischio sanitario».
La posizione di Legambiente
«La situazione è grave, ma non è una novità», tuona Casa. «Le autorità preposte hanno abbandonato totalmente il pensiero di tentare di porre rimedio – prosegue la direttrice di Legambiente Sicilia – perché i fondi sono stati stanziati, ma evidentemente non si vuole togliere alla Sicilia questa maglia nera». Circostanza, questa, determinata dal fatto che più di un terzo dei territori sanzionati dall’Unione europea appartiene all’isola. «Non ci meravigliamo dei risultati – rincara la dose Casa – ma dell’inerzia delle autorità preposte al controllo e ancora di più della politica». Per Legambiente, dunque, il problema sarebbe la totale inattività degli organi per l’efficientamento degli impianti di depurazione e l’assenza di valide reti fognarie. «Siamo nel 2021 e abbiamo paesi del quarto mondo», sostiene Casa. A complicare il quadro c’è l’assenza di dati certi e attuali. è il caso dei report di Arpa Sicilia, l’autorità di regolazione e protezione ambientale, sullo stato degli impianti di depurazione delle acque reflue, fermi al 2019. «Ritengo che la situazione caotica di questi due anni abbia contribuito a distogliere l’attenzione da queste questioni – prosegue Casa senza sbilanciarsi -, ma dobbiamo considerare che anche noi per alcuni dati abbiamo fatto riferimento alle rilevazioni Istat del 2018, perché non sono ancora usciti gli aggiornamenti».
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