I costi proibitivi per allacciarsi alla rete del gas «Chiesti 9mila euro per sostituirmi al Comune»

«Mi sono trasferita a Catania dalla provincia convinta di trovare più servizi, invece mi viene chiesto di pagare quello che il Comune non fa». L’introduzione di per sé non dice molto o meglio si adatta talmente a tante cose che è difficile stabilire se ci si possa identificare o meno. Se però si specifica che ha a che fare con la possibilità di usufruire a casa del metano, allora scatta subito l’alzata di mano. Sono ancora tantissimi, infatti, i catanesi che si trovano costretti ad affidarsi alle bombole per accendere i fornelli o riscaldare le abitazioni, nonostante negli anni non siano mancate le tragedie a testimonianza della loro pericolosità: dalla palazzina di via Crispi sventrata da un’esplosione nel 2017 alla morte dei pompieri in via Garibaldi l’anno successivo. Il principale motivo di queste scelte sta spesso nel fatto che in realtà una vera alternativa non c’è. 

«Ho comprato casa a poche centinaia di metri da piazza Europa – racconta una donna a MeridioNews – e avevo intenzione di allacciarmi alla rete del gas, così come ero abituata nel paese in cui vivevo. Così mi sono informata ed è lì che è subentrato lo sconforto». All’origine della brutta sorpresa c’è infatti il preventivo recapitato da Catania Rete Gas, la società per azioni di proprietà completamente del Comune e che fino a pochi anni fa si chiamava Asec. Gestore della rete di distribuzione, ha il principale compito di occuparsi dell’infrastruttura che consente ai cittadini di usufruire del gas. Un servizio che però spesso ha costi esorbitanti. «Mi hanno chiesto oltre novemila euro», denuncia la donna. Il motivo sta nel fatto che l’abitazione non si trova a ridosso dalla prima bocchetta utile del gas. «Parliamo di una quindicina di metri – continua – Catania Rete Gas mi chiede di pagare più di seimila euro di opere edili». Che, in parole più semplici, significa sostenere i costi dei lavori della ditta che dovrebbe fare gli scavi in strada per consentire di prolungare le tubazioni dove scorre il gas.

Il paradosso, in questi casi, è non solo quello di ritrovarsi a pagare per qualcosa che altri, più fortunati, che vivono in altre zone della città si ritrovano già ad avere, ma anche di sobbarcarsi un investimento che servirà tutti i vicini di casa. «Tra la mia casa e la bocchetta ci stanno alcuni condomini. Ci vivranno più di una ventina di famiglie. Praticamente se pagassi questi novemila euro poi loro potrebbero allacciarsi alla rete a costi decisamente più abbordabili – spiega la residente -. Mi chiedo se di tutto ciò non dovrebbe occuparsi il pubblico». Il caso di recente è finito anche in Consiglio comunale, con l’esponente del Movimento 5 stelle Graziano Bonaccorsi che ha presentato un’interrogazione alla giunta guidata da Salvo Pogliese. «Sono preventivi che scoraggiano i cittadini», ha detto Bonaccorsi in aula, aggiungendo poi come l’Arera, l’autorità di regolazione per l’energia, preveda incentivi e remunerazioni per gli investimenti fatti nell’implementazione delle reti di distribuzione.

«Quello che dice Bonaccorsi è solo in parte vero – replica a MeridioNews Fabio Rallo, presidente del consiglio d’amministrazione di Catania Rete Gas -. Fare passare il concetto che si rientra totalmente dall’investimento è sbagliato. Si riesce a recuperarne parte». Davanti all’entità del preventivo, Rallo non cerca di smarcarsi. «È innegabile che siano spese importanti specialmente se si devono affrontare da soli, ma purtroppo sono questi i costi e la nostra società non è in grado di sostenerli», aggiunge. Attualmente la copertura del territorio è a macchia di leopardo. «Abbiamo oltre 250 chilometri di rete, ma è vero che ci sono diverse zone non servite – ammette Rallo -. Vorrei però dire che da quando guido la società, ovvero dal 2018, abbiamo fatto oltre due milioni e mezzo di investimenti, anche se ne servirebbero decine».

A complicare le cose è poi anche il fatto che parte degli utili vengono girati al Comune. «La situazione finanziaria del nostro unico socio è conosciuta da tutti, ogni anno giriamo circa un milione di euro alle casse dell’ente», prosegue Rallo. Il paradosso che probabilmente farà più arrabbiare chi per forza maggiore dovrà continuare a portare su per le scale le bombole del gas è quello riguardante una delle voci che finiscono a carico dei cittadini: «Oltre a dovere pagare l’impresa edile, ogni volta vanno sostenuti anche gli oneri nei confronti del Comune che è proprietario della strada, considerato che il cantiere crea un disservizio», chiarisce il presidente della società di distribuzione. Che poi senza bisogno di solleciti commenta: «Beh sì, un disservizio che serve a creare un servizio futuro». Sempre che i cittadini siano disposti ad aprire i portafogli, s’intende.

Simone Olivelli

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