I boschi in fiamme, l’assessore Vecchio e le parole in libertà

Mentre la Sicilia brucia per incapacità di programmazione della Regione siciliana, un esponente del governo regionale appicca il fuoco contro i lavoratori forestali. Accade anche questo in Sicilia. Proprio così. E’ quanto registriamo, in questi giorni, tra dichiarazioni scandalose e scontri tra componenti della giunta regionale sulla gestione della stagione antincendio e sul ruolo dei forestali.

Ci vogliono circa 50-60 milioni di euro per un incendio che polverizza 200 ettari di territorio. Ricordiamocelo. Perché i danni ricadono sulla collettività. Altro che litigio sotto l’ombrellone.

Ebbene sì, mentre i forestali, unitamente agli addetti di protezione civile e vigili del fuoco rischiano costantemente la vita per salvare quella dei cittadini, operando in condizioni difficilissime, il governo regionale inscena un rovinoso teatrino.

Parole pesanti, quelle dell’assessore Andrea Vecchio, rilasciate a Radio 24 quando afferma che: “Com’è possibile che in Sicilia ci siano più incendi che nelle altre regioni? E’ solo un sospetto, ma credo che il numero dei roghi sia direttamente proporzionale al numero dei forestali, precari o da stabilizzare”. Ed ancora: “Si dice che siano loro ad appiccare gli incendi…”.

Come sia arrivato l’assessore Vecchio a queste conclusioni rimane un mistero. Nessun riscontro oggettivo o prova inconfutabile dà certezze alle pesanti affermazioni del rappresentante del Governo Lombardo. E’ certo invece che quest’anno lo start-up delle attività di manutenzione e prevenzione incendi nei territori dell’Isola non si è proprio visto. I problemi legati alla copertura finanziaria e le lacune nella programmazione degli interventi di attività antincendio hanno determinato lo scenario infernale alla quale stiamo tutti assistendo.

Appare questa, invece, la magra verità. E non è di certo accusando i forestali che si prevengono o si spengono gli incendi. Incalcolabili i costi, poi, per la collettività causati da ogni incendio. Proviamo a capire il perché.

E’ doveroso, intanto, porre alcuni quesiti non solo all’assessore Vecchio, ma anche al Governo nella sua interezza. Per esempio, quali azioni di carattere preventivo sono state poste in essere per ridurre il rischio di innesco e propagazione degli incendi boschivi per la torrida stagione estiva? (a destra, un bosco in fiamme, foto tratta da guardiagreleweb.net)

A livello nazionale, ogni anno, la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile – dirama gli atti di indirizzo operativo per fronteggiare gli incendi boschivi (Atto pubblicato per il 2012 nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 137 del 14-6-2012). La Regione siciliana cosa ha fatto? Si è persa per caso nell’incapacità di coordinare le attività tra Amministrazione regionale, protezione civile, Corpo dei vigili del fuoco ed Enti locali? Oppure semplicemente è incapace di programmare, cosa che ha fatto perdere centinaia di milioni di euro di fondi comunitari?

E’ facile puntare il dito sull’anello più debole della catena: i forestali. La prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi è disciplinata a livello nazionale dall’articolo 3, comma 3, della legge n.353 del 21 novembre 2000. Norma redatta secondo le linee guida di cui al Decreto Ministeriale 20 dicembre 2001. L’impianto normativo nazionale evidenzia gli obiettivi prioritari da raggiungere, nonché il modello di intervento che riporti le attività necessarie ad una efficace gestione delle emergenza.

La Sicilia è altra cosa. Vige forse la regola che è meglio la sterpaglia alla prevenzione? Quali sono gli interessi che ruotano intorno al “Non Fare”? Tanti i dubbi che soffocano, in queste settimane di anticiclone, la Sicilia ed i siciliani. Mentre a Palermo brucia Monte Cuccio e le famiglie sono costrette ad abbandonare le proprie abitazioni, il Governo regionale, a due passi dall’inferno, litiga speciosamente al suo interno. Non è uno spettacolo edificante. Anziché assumersi fino in fondo le responsabilità per l’inerzia mostrata nei mesi scorsi, si attaccano i forestali. Un teatrino insomma inaccettabile ed ingiustificabile.

Per queste gravissime dichiarazioni l’assessore Vecchio, in assenza di prove, dovrebbe dimettersi dall’incarico governativo. Peraltro, si conoscevano già le stime previsionali sulla stagione estiva, che in Sicilia si sarebbe presentata torrida con temperature di molto oltre gli standard. Così, oltre al danno la beffa. Mentre i forestali annaspano tra i buchi di bilancio e incertezza occupazionale, subiscono anche attacchi diretti come quello sferrato da Vecchio sul presunto doppio o triplo lavoro. Dichiarazioni forti ma a che pro?

La reazione suscitata nei forestali è stata di condanna unanime. Lo stesso Salvino Caputo, presidente della Commissione Attività produttive dell’Assemblea regionale siciliana non ha fatto mancare la sua voce. Sulla vicenda ha dichiarato: “Evidentemente il neo assessore vive una condizione economica diversa. Quando parla di doppio lavoro per i forestali vorrei chiedergli se lavorando 51 giorni in un anno sarebbe in condizioni di garantire la famiglia”.

Ha ragione l’assessore regionale al Territorio ed Ambiente, Alessandro Aricò, quando prende le distanze dal collega alle infrastrutture. Giusti e perentori gli apprezzamenti al Corpo forestale ed agli addetti al servizio di spegnimento boschivo. Infatti, ha stemperato gli animi la dichiarazione di Aricò: “Voglio rassicurarlo – ha detto riferendosi a Vecchio – che i 7 mila operai del servizio antincendio, sotto il coordinamento degli agenti del Corpo forestale della Regione, svolgono un’efficace opera di prevenzione e di spegnimento, con turni che in caso di incendio superano anche le 16 ore quotidiane. E’ facile per chiunque capire poi che una regione come la Sicilia è molto più esposta al fuoco per ragioni climatico-ambientali rispetto alla Toscana, all’Umbria o al Veneto, dove tutto è verde e non esistono sterpaglie”.

Ma veniamo ai costi che non sono legati solamente al personale impegnato.

Va detto che un Canadair CL415 (gli aerei utilizzati per spegnere gli incendi boschivi) costa per ogni ora di volo 6 mila euro, mentre un elicottero per ora di volo ne costa 2,5. Mettiamoci in testa che ogni ettaro bruciato di pineta o bosco che sia non crea solo danni economici e ambientali. Si stima, infatti, che dalla perdita di un bosco derivano danni ancor più importanti quanto gravi quali la desertificazione delle aree colpite dal fuoco, nonché l’aumento del rischio di dissesto idrogeologico.

Se ci chiediamo il perché dopo un brutto acquazzone ci ritroviamo con i piedi a mollo, tra acqua e fango, e le strade allagate, possiamo risponderci che questo è dovuto anche agli incendi estivi. La mancanza di alberi per effetto dell’incendio fa mancare al terreno quello che è la dovuta copertura arborea. Copertura che arresta la velocità di caduta delle particelle d’acqua oltre a trattenere il terreno e i liquidi con le radici. E’ chiaro che l’assenza di ciò causa fenomeni di dilavamento ed erosione che poi portano al così tanto sentito dissesto idrogeologico. Senza tenere conto di danni sulle linee elettriche, telefoniche o sulle abitazioni. È chiaro quindi che i danni si sommano e diventano incalcolabili.

Ci sono voluti, per esempio, quasi tre giorni per domate le fiamme che minacciavano la periferia della città di Palermo. Pochi dubbi sulla natura dolosa del rogo e i Carabinieri sospettano di una banda di piromani. Ma da lì ad affermare che quei piromani sono operai forestali ne passa di acqua sotto i ponti! E, ad ogni odo, un uomo di Governo non può parlare a ruota libera senza avere le prove di quello che dice!

Sul numero 30 del settimanale Panorama (18 luglio 2012) si parla di sprechi nel settore forestale siciliano. L’articolo richiama la spending review nel settore. Mettere mano cioè all’uso di cesoie o forbici per tagliare la spesa e quindi ridurre di molto i circa 26 mila precari. Che il settore necessita di un restailing non vi è dubbio. Ma dopo anni di clientelismo sfrenato che ha ingrassato l’esercito di forestali, qual è la ricetta più giusta? Di certo non appare risolutiva quella richiamata dall’assessore Vecchio, allorquando tuoneggia l’intervento della Guardia di Finanza. (sopra, a sinistra, un esempio di danni provocati dal dissesto idrogeologico, foto tratta dabachecatermolese.org)

Forse è più plausibile una soluzione razionale. Ed è quello che ci saremmo aspettati da un componente del Governo regionale. E invece le soluzioni le apprendiamo lontano da Palazzo d’Orleans (sede del governo regionale). Dalle pagine di Panorama ha cercato di darne una il deputato regionale Vincenzo Vinciullo. Il parlamentare parte da uno stato di fatto “…non si possono più lasciare a casa, scoppierebbe una rivolta sociale…Dovremmo invece stabilizzarli”.

L’idea della stabilizzazione dei lavoratori forestali, secondo Vinciullo, porterebbe trasparenza e certezza di regole nel settore. Infatti il parlamentare di sala d’Ercole prosegue dicendo: “Spazzeremmo via le clientele, loro – i forestali ovviamente – lavorerebbero tutto l’anno e avremmo 5 mila addetti in meno”.

Questo significherebbe, aggiungiamo noi, la cessazione del doppio o triplo lavoro, laddove dovesse realmente annidarsi il fenomeno di irregolarità. Vari i tentativi di molti parlamentari che almeno hanno il gusto di proporre. Ma il presidente della Regione, che ci ha abituato ad una costante presenza sui quotidiani, non ha nulla da dichiarare? Perché si tiene in disparte su una questione che presenta aspetti non solo occupazionali? La pensa come l’assessore Vecchio? O, forse, è distratto da altre problematiche? La difesa del suolo e della salute dei cittadini dovrebbe costituire il primato dell’azione di ogni politico. Attendiamo pazientemente.

Giuseppe Messina

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