Helios Gnoffo, dopo il trionfo a Cuochi d’Italia «Sicilianizzare tutto, a partire dai nostri figli»

«Dico sempre di stare attenti alla sicilianità. Siamo in un terra meravigliosa, abbiamo i prodotti migliori d’Italia e tutto il mondo viene da noi per mangiare bene. Quindi quando portiamo a casa un’arancia spagnola o un gamberone che ha un’altra provenienza stiamo facendo uno smacco a noi stessi. Il consiglio è sicilianizzare tutto, anche i vostri figli. Insegnategli la sarda e l’acciuga sin da bambini». Ha da poco trionfato al programma Cuochi d’Italia, e al suo ritorno a Palermo dispensa sorrisi e consigli. Helios Gnoffo, il cuoco e proprietario dell’Osteria Mercede – a due passi dal teatro Massimo – ora deve fare i conti con la notorietà. Che si ripercuote anche sul numero di avventori che affollano la piccola e graziosa trattoria di via Aragona, da dove vengono emanati odori e visioni di mare, pur se dall’affollato centro città.

Reazioni diverse? «Ovviamente sì – dice il cuoco a MeridioNews, davanti una tavola con il pesce scelto personalmente -. Viene tanta gente nuova, che non ci conosceva e che viene incuriosita dal fatto di aver vinto una trasmissione nazionale. Io sono sempre lo stesso, anche se mi imbarazzo un po’». E dire che in tv sembrava sfrontato. «Si lo so – ride Helios -. Io poi dedico tutto il mio tempo alla cucina, quindi quando poi viene qualcuno che vuole salutarmi io ho la testa sempre ai fuochi e ai fornelli, alle cose che si abbruciano, e diventa un casino. Però lo faccio volentieri». Le maggiori soddisfazioni del cuoco vengono poi dai complimenti dei più piccoli: «Anche io ho una bambina e dodici nipoti di tutte le età, so che è bello per loro vedere qualcuno in tv e poi magari vederselo dal vivo. E in questo caso sono io questa persona, è stato forte».

Helios sa bene le caratteristiche che gli hanno permesso di trionfare al programma condotto da Alessandro Borghese: «Sono stato me stesso. Metto il massimo in quello che faccio, la cucina è il mio pane quotidiano, e poi tutto è venuto da se. Quindi di sicuro la spontaneità mi ha aiutato. Poi, certo, avevo anche emozioni varie: hai il pensiero alla famiglia, agli amici che ti seguono, speriamo ca un fazzu malafiura. È andata bene».

Il simpatico cuoco palermitano trova pure il tempo per parlare della zuppa di pesce, che gli ha permesso di battere gli avversari: «La faccio da anni anche se non la faccio sempre, perché devo avere certi alimenti. L’elemento in più è stata la cremolata che ho messo nell’osso buco e che ha dato quella spinta al piatto di carne, riuscendo a far sentire gli odori della nostra terra. La zuppa è fatta con le cozze e le vongole da una parte e i pesci interi dall’altra, alla fine a fuoco spento i calamari e i gamberi. È chiaro che non puoi mettere tutto dentro, devi seguire dei tempi e ci sono dei passaggi precisi per fare una zuppa composta, e infatti io sono stato un pazzo a farla in finale. Ma conosco il pesce e ho pensato: o la va o la spacca. E alla fine ho spaccato». 

Resta il tempo per un’ultima domanda: il pesce preferito? «Lo scorfano, è il pesce che si sposa con più ricette, è il protagonista del Mediterraneo».

Andrea Turco

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