Un concorso annullato – dopo essere stato travolto dallo scandalo parentopoli – ma i cui partecipanti, con il nullaosta di un articolo inserito nella legge Finanziaria della Regione Siciliana, ottengono comunque il via libera ad esercitare la professione stoppata dalle aule giudiziarie. Torna così sotto i riflettori il caso del concorso per le guide vulcanologiche, unici professionisti autorizzati ad accompagnare turisti e appassionati ai crateri dell’Etna. «Al fine di assicurare l’offerta turistica e la sicurezza dei percorsi vulcanologici – si legge nella Gazzetta ufficiale – i soggetti che hanno superato la selezione, risultati idonei al superamento delle prove sono iscritti, temporaneamente, nell’albo regionale delle guide sulla base dell’abilitazione conseguita. Possono svolgere la loro attività sino al 30 novembre 2023».
Il concorso in questione risale al 2018 e venne bandito proprio dalla Regione, tramite l’assessorato al Turismo, dopo un tira e molla durato 15 anni. A occuparsene era stato il Collegio regionale delle guide poi travolto dalle dimissioni del direttivo e la nomina di un commissario straordinario. Il concorso finì sul tavolo della procura di Catania dopo la presentazione di un esposto, da parte degli esclusi, riguardo le selezioni per l’accesso al corso d’abilitazione. A destare più di un sospetto erano state le modalità con cui erano stati organizzati i test di resistenza in montagna per l’accesso al periodo di formazione. Prova che aveva dato il via libera a 19 persone su circa 90 aspiranti guide. Tra gli ammessi diversi figli e parenti del Consiglio direttivo del Collegio, occupatosi direttamente delle procedure d’esame, o di altre guide alpine e vulcanologiche già abilitate. Da qui l’identificazione della parentopoli nel concorso.
Sulla questione si è espressa la giustizia amministrativa in due occasione. Prima il Tar di Catania, a dicembre 2019, ha annullato il concorso sottolineando anche come l’allora presidente del Collegio delle guide, Biagio Ragonese, si sarebbe dovuto astenere dalla procedura poiché fra le aspiranti guide c’era anche il figlio. Poi è stato il Consiglio di giustizia amministrativa a respingere gli appelli. A questo filone si aggiunge quello della giustizia penale con l’inchiesta Aetna. Fascicolo che ha fatto emergere delle intercettazioni telefoniche a carico di alcuni membri del Collegio siciliano delle guide, accusati di abuso d’ufficio. Biagio Ragonese (presidente del direttivo del collegio), Orazio Distefano (vicepresidente) e Antonio Rizzo (componente), secondo la procura, avrebbero fatto tutt’uno con un unico scopo: permettere ai propri figli di passare le prove. Cosa poi effettivamente riuscita, al contrario di quanto avvenuto nel 2016, quando erano stati esclusi.
Terminato in un nulla il concorso dello scandalo si è fatto un nuovo bando – settembre 2022 – portato avanti sempre dalla Regione Siciliana, in un periodo in cui il collegio delle guide era commissariato a seguito della vicenda. A maggio 2023 è cominciato il nuovo corso, che è attualmente in corso con due gruppi da 40 allievi, e dovrebbe concludersi a fine ottobre.
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