Nonostante non ci siano ancora notizie ufficiali, all’origine dell’incidente sul lavoro che, sabato pomeriggio a Guardia Mangano, frazione del Comune di Acireale, ha causato la morte del 45enne catanese Fabio Torre potrebbe esserci il mancato rispetto delle norme di sicurezza. A sostegno dell’ipotesi, circolata già poche ore dopo l’accaduto, ci sono i primi riscontri effettuati dai carabinieri della stazione locale, che sono intervenuti: «La vittima è stata ritrovata senza alcuna attrezzatura di sicurezza addosso – dichiara il capitano Marco Salomone, che guida la compagnia acese -. Ciò non basta a stabilire con certezza possibili negligenze, ma è un dato di fatto da cui partire».
Al momento, però, l’attesa è per i rilievi che la procura di Catania ha affidato al personale dell’Asp: «Sono loro che proprio in queste ore si stanno occupando di ricostruire l’accaduto – continua Salomone -. Soltanto dopo che avremo i riscontri di questi esami potremo continuare le indagini. In questa fase, ufficialmente, non sono state formalizzate accuse a carico di nessuno ma è questione di tempo».
A parlare della tragica fine di Torre – operaio edile, precipitato sabato da un montacarichi a un’altezza di circa otto metri mentre lavorava alla ristrutturazione di un immobile sulla statale 114 – è il segretario provinciale della Fillea Cigl, Giovanni Pistorio: «Quanto accaduto lascia sgomenti. Si tratta dell’ennesima vittima sul lavoro e non si può parlare sempre di fatalità – dichiara il sindacalista -. Non abbiamo notizie approfondite sull’accaduto ma bisogna ribadire che quasi sempre, quando muore qualcuno, è perché non tutte le norme in materia di sicurezza sono state rispettate».
Stando alle prime indiscrezioni, la vittima non lavorava in campo edile dal 2009, un periodo di stop che secondo Pistorio potrebbe aver inciso soltanto in parte nel determinare la tragedia: «In questi casi i discorsi che si possono fare sono tanti – continua il segretario di Fillea Cgil – ma è bene attendere che gli inquirenti facciano il loro lavoro. Quello che possiamo dire, basandoci sulle cifre sempre più inquietanti delle vittime, è che all’origine di questi fatti c’è senz’altro una mancata cultura della sicurezza sul lavoro».
A complicare le cose per Pistorio ci sarebbe anche la precarietà: «Lavorare oggi è diventata un’opportunità così fugace che sembra non si possa più pretendere di farlo in sicurezza – prosegue – quasi che il valore della vita potesse essere messo in discussione. Il pensiero per molti è quello di accettare qualsiasi condizione pur di lavorare». In attesa di saperne di più, adesso è il momento del cordoglio e della riflessione: «Uscire di casa per andare a lavorare e morire è una cosa assurda. Purtroppo invece sembra sempre più spesso diventare una delle cose da mettere in conto – conclude Pistorio -. Speriamo venga fatta chiarezza e giustizia»
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