«Potrebbero essere loro, la speranza è che si siano spostate verso sud per riavvicinarsi allo Stretto di Gibilterra, anche se questo non sarebbe il percorso ideale». A parlare delle orche avvistate ieri nello Stretto di Messina è Clara Monaco della onlus Marecamp. In queste ore, insieme agli altri attivisti, sta monitorando lo Ionio nella zona antistante il Catanese, nella speranza di avvistare i tre esemplari immortalati ieri poco più a nord. Stando ad alcune similitudini, il gruppo di cetacei potrebbe essere lo stesso che, per diversi giorni, ha sostato davanti Genova. Una permanenza lunga e inusuale. «Sono rimasti lì perché è morto un cucciolo arrivato denutrito e, forse, anche malato», spiega la biologa marina a MeridioNews.
A essere insolita, tuttavia, è la stessa presenza degli animali nelle acque del Mediterraneo. Anche se stabilire quale possa essere stata la causa non è semplice. «Sono originarie dell’Islanda, e potrebbero essere andate verso sud per pescare e poi avere perso l’orientamento – continua Monaco -. Non è la prima volta che ne vengono avvistati nel Mediterraneo, ma parliamo comunque di eventi molto rari. Un paio di volte nell’ultimo secolo. Il nostro mare non è l’ideale per loro ed è per questo che l’auspicio è che riescano tornare verso Gibilterra». L’ecosistema mediterraneo non ha caratteristiche simili a quelle dei mari islandesi. «L’orca è in cima alla catena alimentare, ma si tratta di un ambiente diverso rispetto al nostro, sia per la quantità di prede che per il tipo di specie presenti – spiega la biologa -. E questo potrebbe essere uno dei motivi per cui alcuni degli esemplari avvistati non sono apparsi in buona forma».
Al momento, l’unica cosa da fare comunque è cercare di seguire la loro rotta e far sì che le orche non vengano ulteriormente stressate. «Non c’è modo di condizionare il loro percorso o invogliarle ad andare verso Gibilterra, bisogna sperare. Però, ciò che si deve fare – sottolinea Monaco – è evitare di disturbarle. Quindi l’appello per chiunque le avvistasse è di segnalare subito la loro presenza alle Capitaneria di porto e di rimanere a debita distanza. Questo è il modo migliore per rispettarle».
(video di Simone Vartuli)
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