Le escursioni sull’Etna, anche oltre i 1500 metri d’altezza, sono una delle attività preferite dai turisti italiani e stranieri che scelgono la costa orientale della Sicilia per le vacanze estive. E proprio all’interno di una delle grotte vulcaniche del versante Sud del vulcano attivo più alto d’Europa si è verificato, venerdì pomeriggio, l’incidente in cui ha perso la vita un cicloturista austriaco di 64 anni. L’uomo è morto all’interno della Grotta dei tre livelli, accessibile da una strada che porta a Zafferana etnea. Un episodio il cui epilogo «non ci aspettavamo», dicono da una stazione speleologica.
Un fatto inaspettato, nonostante la massiccia presenza di fruitori delle circa 200 grotte basaltiche etnee. Tra queste ce ne sono alcune di facile accesso e poco pericolose dove si dirigono anche curiosi, mentre altre più difficilmente fruibili preferite da escursionisti navigati. «Si tratta di grotte che si formano in occasione delle eruzioni: le colate laviche, durante il loro percorso verso la valle, creano svuotamenti», spiega un esperto. «Tali formazioni quindi necessitano di un fisiologico periodo di tempo per raffreddarsi e stabilizzarsi, dopodiché – prosegue – nel giro di qualche mese diventano fruibili».
Ragion per cui, gli accessi diventano obiettivo dei viaggi di speleologi e non solo. Proprio a partire da luglio «è usuale notare davanti agli ingressi delle grotte vulcaniche gruppetti di cinque o sei persone, accompagnate da guide, pronte a partire per escursioni interne». Tra le cavità più note e frequentate c’è anche la Grotta dei tre livelli. Ma non solo: la Grotta del Cassone, la Grotta del Gelo e quella delle Palombe. Mentre le prime due sono facili da raggiungere, le ultime due sono più pericolose. «Scoscese e ricche di pozzi, sono scelte da chi ci si cala dentro con le corde», racconta lo scienziato.
Rari risultano i soccorsi. A intervenire sulla questione il medico nonché vicepresidente del soccorso alpino e speleologico etneo Franz Zipper. «Prima di ieri pomeriggio, l’ultimo intervento simile risale a quattro anni fa alla Grotta del gelo», afferma Zipper. «Un altro si data a vent’anni fa, alla Grotta dei tre livelli, proprio dove ha perso la vita il cicloturista austriaco ma – racconta – quella volta l’epilogo fu meno tragico». Per il medico, la pericolosità delle cavità laviche deriva dal fatto che gli accessi «sono a scorrimento, scivolosi e quindi complicati per chi è tecnicamente impreparato».
Problemi che gli esperti risolvono sfruttando le imbracature di cui, però, chi si improvvisa escursionista spesso non è dotato. «Chi si addentra in quegli ambienti corre dei rischi e dovrebbe essere attrezzato quantomeno con caschi e corde, e spesso non accade», dice a MeridioNews il vicecomandante del corpo forestale catanese Luca Ferlito. Per lui gli ingressi – spesso posti lungo la strada – sono «estremamente facilitati e necessiterebbero di più controlli». Perché «l’Etna offre tante bellezze quante sono le sue insidie», conclude.
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