Grecia, in vantaggio gli anti-euro

Mancano poco più di due settimane alle fatidiche elezioni in Grecia che decideranno probabilmente del futuro dell’euro. Abbiamo pubblicato notizie su questo giornale sul significato di queste elezioni nell’articolo “Long drink/ Il progetto UE per la Grecia: tutti i greci in mutande, come il grande Diogene…” (http://www.linksicilia.it/2012/05/long-drink-il-progetto-ue-per-la-grecia-tutti-i-greci-in-mutande-come-il-grande-diogene/).

Ricapitolando, si tratta di un momento drammatico e fondamentale per la storia della Grecia e dell’Europa. Dopo le elezioni del 6 maggio che non hanno permesso la costituzione di un governo, il presidente greco, Karolos Papoulias (il “Napolitano greco”), ha chiamato una nuova tornata elettorale che si profila come un vero e proprio referendum pro o contro l’euro. Se vincerà il partito SYRIZA (coalizione della sinistra radicale) di Alexis Tsipras, la Grecia formerà un governo che non accetterà ulteriori sacrifici imposti dalla Unione Europea della cancelliera tedesca, Angela Merkel, e quasi certamente uscirà dall’area euro. Se invece Nuova Democrazia (centro-destra) e PASOK (centro-sinistra) raccoglieranno abbastanza voti per formare un governo, la Grecia continuerà nella politica restrittiva, deflazionistica e di sacrifici imposti dalla UE a guida Merkel.

Va detto che il parlamento greco di oggi è composto di 300 membri e che il partito che si piazza al primo posto per numero di voti, per effetto della legge elettorale greca prende un premio di maggioranza pari a 50 scranni.

Nei sondaggi dell’ultima settimana si profila un testa-a-testa tra SYRIZA e ND. Il sondaggio eseguito dalla VPRC (visualizzabile su http://www.eklogika.gr/gallops/dimoskopisi-vprc-30-5-2012) tra il 25 e il 29 maggio dà SYRIZA ampiamente in testa con il 30% delle intenzioni di voto, ND al 26.5% e il PASOK fermo al 12.5%. In questo caso SYRIZA otterrebbe circa 120 seggi su 300 e potrebbe governare con una coalizione con i comunisti del KKE che avrebbero quei pochi seggi (secondo i sondaggi una quindicina) e con il DIMAR (dissidenti del PASOK, anche loro con una quindicina di seggi e forse più). Numeri parlamentari che permetterebbero a SYRIZA di governare con un programma di “uscita dall’euro” e ritorno alla dracma.

I sondaggi della RC (disponibili con report completo sui flussi tra i partiti su: http://www.pelop.gr/files/pdfs/DataRC_Poll_Hellas_310512.pdf) danno invece ND più vicino a SYRIZA e anzi, proprio negli ultimi giorni, un sorpasso con ND al 28.4%, SYRIZA al 26.5% e il PASOK al 13.9%. In tal caso ND potrebbe provare a formare un governo (ma non sarebbe comunque in grado di avere una maggioranza con il solo PASOK) e così continuare con lo stillicidio di una politica rifiutata comunque dalla maggioranza dei greci e che finora ha portato ad effetti recessivi spaventosi, innumerevoli suicidi, scontro sociale e disperazione, senza alcuna luce in vista dal tunnel in cui si trova il Paese.

La partita è dunque molto aperta, ma con un netto vantaggio, se non una certa vittoria, degli “anti-euro” presi assieme anche come numero di seggi. Va detto che un’uscita “coordinata” della Grecia dall’euro, secondo l’autorevole settimanale liberista britannico The Economist, comporterebbe un vantaggio economico per la Grecia già a partire dal 2013, ma nasconderebbe anche problemi di gran lunga maggiori per i Paesi che rimarrebbero nell’area euro e comunque per tutti gli altri Paesi dell’Europa. Un’uscita “non-coordinata” o “disordinata”, sempre secondo il The Economist sarebbe inoltre una vera iattura non solo per la Grecia, ma anche per tutti i Paesi europei, compresa la Grecia, con spaventosi contrazioni del Pil dell’ordine del 7-8% per tutti i Paesi europei, Italia in testa.

Le previsioni sul Pil in caso di uscita dalla Grecia pubblicate e commentate dal The Economist la scorsa settimana sono, però, quelle elaborate da una nota banca (la banca ING) che ha tutto l’interesse a mantenere l’euro e far pagare ad altri la crisi. E’ quindi da considerare come una “perizia di parte” la cui attendibilità non è delle migliori, e che va perlomeno presa con le pinze e letta “tra le righe”.

La Grecia, in realtà, ha al momento tutto da guadagnare da una sua uscita dall’euro, anche unilaterale e non concordata, e poco da perdere. Infatti, il ritorno alla dracma porterebbe alla Grecia non pochi benefici che forse potrebbero essere trasferiti all’area euro in qualche modo, per lo meno nel medio termine (uno o due anni).

I principali benefici sarebbero tre:

Il ritorno a una moneta che permetterebbe, come succede nella Polonia che è continuata a crescere negli ultimi anni nonostante la crisi mondiale, di adattare il controvalore della propria moneta indipendente dall‘euro (la dracma) in maniera libera ai fondamentali reali della propria economia. Ciò comporterebbe un rapido rilancio dell’esportazione dei prodotti greci nell’area euro (perché molto meno cari) e un boom turistico senza precedenti. Anche il The Economist ammette che l’economia greca tornerebbe a una robusta crescita entro un anno.

La politica monetaria tornerebbe nelle mani della banca centrale greca, che potrebbe quindi coordinarla con le esigenze di politica fiscale per il proprio Paese e quindi dare ulteriore stimolo attraverso un giusto mix di monetary policy e fiscal policy a seconda delle esigenze particolari del Paese e non più secondo le esigenze del partito di Angela Merkel e dei tedeschi.

Gran parte del costo sarebbe sotto forma di fuga-di-capitali dalla Grecia e perdite delle banche che detengono titoli greci. Però va detto anche, cosa che il The Economist si guarda bene dal dire, che: a) la fuga dei capitali è già avvenuta (anche se questo finanche il The Economist lo ammette) e che anzi potrebbero tornare in Grecia una volta che l’economia della dracma riprenderebbe a crescere, dopo un ovvio periodo di svalutazione; b) finalmente le banche (soprattutto tedesche) pagherebbero per i propri errori, anziché far continuare a pagare alla classe media e popolare del simpatico Paese mediterraneo a cui tutti guardiamo come un Davide che sfida Golia.

Ci sono d’altronde, altri precedenti nella storia economica mondiale, primo fra tutti quello dell’Argentina che un decennio fa abbandonò l’economia del dollaro Usa, rifiutò di pagare il debito accumulato e riprese a crescere in maniera anche più robusta di quanto ci si aspettava.

Purtroppo qualche cancelleria in Europa non ha capito quello che molti europei, molti siciliani e soprattutto molti greci hanno capito da tempo: e cioè che “il pesce puzza dalla testa”. Se la politica economica europea degli ultimi anni è stata un disastro epocale, i responsabili, i ‘capi’, dovrebbero usare la cortesia di mettersi da parte. E la testa del pesce-UE ha un nome e cognome: Angela Merkel. Anzi, per la precisione: Angela Dorothea Kasner in Merkel, come da primo matrimonio del quale è stato pronunciato il divorzio.

La gentile signora, originaria della Germania Est e figlia di un noto esponente (il pastore definito “Kasner il rosso”, per via dei suoi tentativi di dialogare con il regime della RDT) della nomenclatura dello sciagurato paese “RDT” (Germania Est) una volta guidato dagli Honecker e dalla famigerata polizia segreta STASI, dovrebbe finalmente capire che la sua presenza al potere nel Paese-guida della UE è diventato il costo maggiore che tutti noi stiamo pagando. E trarne le debite conclusioni, possibilmente prima che le prossime elezioni greche portino a un disastro ancora più grave, soprattutto per i Paesi che rimangono nell’area euro, (prima la Germania stessa) e non certo per la Grecia. Solo con pronte dimissioni della testa del pesce, forse i greci si convincerebbero a rimanere nell’area euro, con adeguati cambiamenti nella politica monetaria e fiscale dell’Unione Europea e dei paesi che la guidano in questo periodo. Vogliamo essere ottimisti? Speriamo.

Fonti sondaggi:

VPRC: http://www.eklogika.gr/gallops/dimoskopisi-vprc-30-5-2012

Pulse RC: http://www.eklogika.gr/news/9723

RC: http://www.pelop.gr/files/pdfs/DataRC_Poll_Hellas_310512.pdf

Tabella sondaggi (formato immagine):

Nota Tabella: sono riportati solo i maggiori partiti. Gli indecisi e le intenzioni di voto per partiti minori sommano alla restante parte per ottenere il 100% in ogni riga della tabella.

ND/DISY: Centrodestra, favorevole all’Euro

SYRIZA: Sinistra, contrari all’Euro

PASOK: Socialisti (centrosinistra), favorevole Euro

ANEL: Dissidenti centrodestra, contrari all’Euro

KKE: Comunisti, contrari all’Euro.

XA: Neofascisti, contrari all’Euro

DIMAR: Sinistra democratica (dissidenti PASOK), contrari all’Euro

 

Gabriele Bonafede

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