Grani antichi, Regione non informa Ue su crisi Replica di Cracolici: «M5s non sa di cosa parla»

Nessuno stato di crisi per il settore cerealicolo siciliano «perché alla commissione competente al parlamento di Bruxelles non è arrivata alcuna richiesta da parte della Sicilia». È questa in sintesi l’accusa dell’eurodeputato del Movimento 5 stelle Ignazio Corrao, che ha presentato un’interrogazione parlamentare indirizzata al commissario europeo per l’agricoltura Phil Hogan. Un settore, quello dei cereali siciliani, che ha subito un crollo vertiginoso dei prezzi per via delle importazioni di grano, in buona parte proveniente dal Canada. «Al fine di far fronte alla crisi del settore – si legge nell’interrogazione presentata da Corrao – oggi alcuni agricoltori siciliani, spesso formatisi all’università e poi tornati in campagna, investono nella produzione di grani antichi siciliani, creando nuove filiere e mercati, oltre ad arricchire la biodiversità. Sono giovani agricoltori siciliani che hanno recuperato e coltivato alcune varietà di grani siciliani, prodotte in regime biologico e molte presso mulini in pietra ottenendo farine di altissima qualità». La replica della commissione presieduta da Hogan? «La Commissione non è al corrente della delibera della Regione siciliana n. 283 del 4 agosto 2016 (sulle misure a sostegno del settore ceralicolo, ndr) né ha ricevuto da parte delle autorità siciliane la dichiarazione di stato di crisi». 

Secondo Corrao, si tratta di una «palese dimostrazione del brutto doppio gioco che i rappresentanti della maggioranza a più livelli continuano a perpetrare a danno dei nostri agricoltori. Annunciano di impegnare l’Europa mentre di fatto a Bruxelles non sanno niente». L’eurodeputato attacca poi l’assessore regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici. «Oltre a vantare fitti rapporti istituzionali con il ministro Martina, come testimoniato dai numerosi selfie, potrebbe incalzare il sottosegretario Castiglione ad attivarsi realmente con Bruxelles – prosegue l’esponente pentastellato -. Mentre continuano le passerelle per la presentazione del Piano di sviluppo rurale in Sicilia, gli agricoltori non hanno visto un solo euro e sui tavoli europei i risultati arrivano per gli altri stati membri. I rappresentanti italiani non sono per niente incisivi, preferiscono pavoneggiarsi sul territorio con promesse che non mantengono. Nessuna clausola di salvaguardia, nessun controllo alle frontiere, niente di quanto era stato promesso agli agricoltori è stato ottenuto sino ad oggi».

Non tarda ad arrivare la replica a distanza del diretto interessato. «La parola che più lo eccita (in riferimento a Corrao, ndr) è crisi. Si esalta a tal punto che non sa di cosa parla. La giunta regionale ha approvato una risoluzione per sostenere le ragioni degli agricoltori. La battaglia sulla etichettatura, la possibilità di creare infrastrutture per lo stoccaggio attraverso la misura 4.1 già pubblicata, confermano l’impegno della Regione. Tutto il resto sono chiacchiere». Poco dopo, un nuovo affondo di Corrao. «Ricordo a Cracolici che è mio dovere controllare le promesse di chi ha la responsabilità di governare la Sicilia e risolvere la crisi del settore agricolo siciliano. Invece di interessarsi della mia eccitazione, sarebbe auspicabile per un assessore portare a termine le promesse sulla crisi, fatte nel suo giro di propaganda del Psr 2014/2020 – ribatte l’eurodeputato -. L’Europa regola e finanzia la politica agricola anche in Sicilia ma se l’assessore non comunica lo stato di crisi al commissario Ue vuol dire che sta solo giocando al vecchio politico».

L’interrogazione di Corrao non è la prima rivolta a Hogan in materia di crisi del settore cerealicolo siciliano. Già lo scorso luglio sulla vicenda era intervenuta l’europarlamentare Pd Michela Giuffrida, chiedendo alla commissione se non ritenesse necessaria una revisione dei prezzi minimi comunitari. Ma Hogan, nella risposta del 22 agosto, non aveva lasciato dubbi: «In questa fase nessuna misura supplementare specifica è giustificata per sostenere ulteriormente il settore cerealicolo dell’Ue. In particolare, non è necessaria una revisione dei prezzi minimi comunitari. L’acquisto all’intervento è ancora previsto come rete di sicurezza in caso di grave turbativa del mercato, ma non dovrebbe essere considerato uno sbocco di mercato per i produttori». Insomma, per la comunità europea la situazione non è così grave da dover intervenire. Intanto l’agricoltura siciliana attraversa uno dei momenti più difficili degli ultimi anni. «Il linguaggio di Cracolici – conclude Corrao – non è consono al ruolo che è chiamato a rivestire. E questo la dice lunga su quanto sia realmente interessato ai problemi dell’agricoltura siciliana».

Miriam Di Peri

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