«Eravamo rimasti al 2019 con la promessa di vederci dopo per il decennale, ma non è stato possibile per la pandemia. E adesso siamo qui». Parola di Luigi Carollo, portavoce del Palermo Pride che è tornato dopo l’assenza per le restrizioni sanitarie e lo ha fatto in grande stile. Oltre duemila persone alla partenza dal Foro Italico per la prima manifestazione autorizzata nell’era del post Covid a Palermo. Tante altre se ne sono aggiunte durante il percorso e infine il bagno di folla all’arrivo. Un successo che arriva all’indomani dalla bocciatura da parte del Senato del Ddl Zan contro l’omotransfobia. Un te.
Ma la politica sta solo sullo striscione d’apertura del corteo, con la scritta «Fascisti tremate, le streghe sono tornate», non dietro. Uno striscione che non era sorretto come negli anni passati dal sindaco Leoluca Orlando, che pure era alla manifestazione insieme a diversi assessori della giunta palermitana. «Non è una polemica – dice Massimo Milani, cofondatrice di Arcigay – Solo non ci sembrava il caso, il momento». Anche la Comunità Lgbtqi è stata messa a dura prova da questi ultimi due anni, anche se qualcuno ha pagato un prezzo più caro di altri.
«Ci sono state persone trans che hanno vissuto la pandemia col ricatto di un costante coming out – dice ancora Carollo – Camminare con foglietti in cui spiegavi perché eri fuori casa, poi i vaccini, poi il Green pass, per persone che hanno un’identità anagrafica che non è quella che hanno scelto è essere sottoposti a un’umiliazione quotidiana». E c’era anche chi si ha ceduto alla commozione nella nutrita platea che ha seguito i tre carri del Pride, dove ovviamente il tema più utilizzato su slogan e cartelloni era incentrato sulla cronaca politica delle ultime giornate.
«La maggioranza del popolo italiano vuole riconoscere i diritti ed è una minoranza senza dignità che nel segreto dell’urna boccia un percorso – spiega Leoluca Orlando – Palermo si riconferma la Palermo dei diritti nel momento in cui il Parlamento ha scritto una pagina nera proprio per i diritti di questo Paese e questo comportamento è chiaramente eversivo». Parole a cui fanno eco quelle di Milani: «Questi cadaveri che banchettano sui nostri corpi feriti sono allo stremo, non ce la fanno più. La causa della caduta di questa legge è l’identità di genere, noi alla nostra identità non rinunceremo mai, alla nostra autodeterminazione, a volere essere ciò che vogliamo. Nessuno ci può impedire di essere ciò che vogliamo».
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