Governo regionale, il ‘canto del cigno’?

Sono solo dichiarazioni a caldo? Poco meditate? O c’è sotto una strategia? Un dato, a leggere dichiarazioni e reazioni, è certo: la maggioranza che regge le sorti del governo regionale presieduto da Raffaele Lombardo va in ordine sparso. A mettere il ‘pepe’ nei già fragili equilibri dell’esecutivo è stata la notizia che il referendum del Pd sul “sì” o il “no” al governo Lombardo verrà celebrato. A quanto pare il 12 febbraio. Tra un mese appena.
La reazione più scomposta è quella del presidente Lombardo, che nel suo blog, in una ‘filippica’ di qualche ora fa, dava al Pd “qualche ora” per far sparire dall’agenda politica il referendum. Mossa un po’ azzardata. Che ha fatto innervosire tutta l’ala del Pd contraria, da sempre, alla partecipazione del partito al governo con Lombardo. Tanto che qualcuno di questi si è chiesto: chi è che decide nel nostro partito? I nostri organi collegiali o Lombardo?
Quella che avrebbe voluto essere una manifestazione di forza, da parte del presidente – della serie, togliete di mezzo questo referendum – si è trasformata, in realtà, in una testimonianza di debolezza. Lombardo teme il referendum. E’ convinto che vinceranno i “no” alla partecipazione del governo, costringendo il Pd a restare fuori dalla giunta? Il suo, insomma, è sembrato un po’ il ‘canto del cigno’.
Più ‘politico’ il passaggio di Nino Papania, esponente di spicco dell’ala governativa del Pd. Che si dice certo che a vincere saranno i sì. La sua, ovviamente, più che una certezza è una speranza. Ma anche il tentativo di esorcizzare un appuntamento che si annuncia complicato.
C’è, poi, un’altra interpretazione. Lo ‘scontro’, all’interno dell Pd siciliano, potrebbe essere una mezza sceneggiata. Nel partito di Bersani potrebbero aver capito che la Regione siciliana, che ormai ‘viaggia’ con un ‘buco’ di 4,5-5 miliardi di euro, non avrebbe alcuna speranza di approvare il bilancio. Così potrebbe essere passato il seguente messaggio: facciamoci quest’ultimo mese, ‘’chiudiamo’ le ultime operazioni e poi fuori dal governo con un opportuno referendum.
Se le cose dovessero stare così il nervosismo – e soprattutto l’attacco del presidente della Regione al Pd – avrebbe motivazioni ben più forti.
Ultima notazione: alla luce di quello che sta succedendo – con riferimento sia allo scenario politico, sia allo scenario finanziario – l’uscita dal governo dell’Udc della scorsa settimana, osservata stasera, non può non fare pensare a una ‘lettura’ anticipata, da parte del leader regionale di questo partito, Giampiero D’Alia, di un’evoluzione  in negativo del futuro del governo Lombardo.

 

Redazione

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