Gole di Tiberio, il gioiello naturalistico delle Madonie «Formula vincente? Turismo sostenibile e relazionale»

Un angolo nascosto di natura incontaminata, con una presenza di rocce antiche 200mila anni: sono le Gole di Tiberio, una sorta di Grand Canyon siculo nel cuore delle Madonie. Incastonate tra le valli e i boschi, al confine tra il palermitano e il messinese, le Gole sono il frutto del lavorio lungo millenni delle acque del fiume Pollina. Il sito, da anni riconosciuto come Geopark (area naturale protetta) dall’Unesco, negli ultimi anni ha visto una presenza crescente di turisti che però non ne hanno intaccato gli equilibri millenari

Arrivarci è facile: dall’autostrada Palermo Messina si imbocca l’uscita per Castelbuono-Pollina e si prosegue lungo la ss113, fino a incrociare l’uscita per San Mauro Castelverde; pochi chilometri (e tante curve) e si trovano i cartelli che indicano la presenza del sito naturalistico. Ad accogliere i visitatori dal 2012 c’è l’associazione Madonie Outdoor, nata dalla condivisione di idee e passioni comuni tra Vincenzo Scavuzzo e Giovanni Nicolosi: lo scopo è di condividere le bellezze del territorio del Parco delle Madonie attraverso attività destinate a tutti.

 «A distanza di anni scopriamo ancora meraviglie» spiega Nicolosi, esperto in turismo sostenibile e tra le guide che ogni giorno conduce chi arriva tra traversate in gommone, trekking, rafting e passeggiate invernali con gli scafandri. «Abbiamo trovato fossili risalenti all’età del bronzo, tracce di presenza umana di quattromila anni fa, siamo l’unica vallata al mondo dove si produce manna, qui nidificano coppie di poiane e i coloratissimi gruccioni, abbiamo visto passare persino qualche grifone, ci sono molti granchi di fiume e molte anguille (e abbiamo combattuto contro chi le veniva a pescare)». 

Le Gole, lunghe circa 400 metri e alte anche fino a 50 metri, sono costituite da rocce calcaree che circondano il fiume e che offrono spettacolari giochi di luce. Nel passato le numerose grotte sono state abitate dai briganti e sono numerose le leggende legate a loro e al luogo. «La filosofia del Geopark è proprio questa connessione tra geologia e aspetti culturali e storici – spiega Nicolosi -. Con le nostre escursioni, che si fanno da aprile ad ottobre, raccontiamo il percorso fluviale. Quest’anno il Geopark è stato monitorato dal presidente mondiale e, considerando che in Italia ci sono solo dieci strutture del genere, è un bel successo. Soprattutto perché le Gole hanno mantenuto lo status dall’Unesco».

Il successo delle Gole e dell’associazione Madonie Outdoor sta anche nel fatto che l’intervento umano ha in ogni caso preservato gli spazi naturali, mettendo a disposizione dei curiosi poche e selezionate strutture. «Operiamo con l’autorizzazione dell’ente Parco delle Madonie – racconta ancora Nicolosi – e abbiamo la concessione demaniale. Le nostre escursioni si svolgono in parte a piedi e in parte col gommone. Abbiamo solamente installato un’area attrezzata e privata, e un servizio navetta per chi non se la sente di risalire». In ogni caso il consiglio rimane quello di non farsi intimorire dai 400 scalini che scendono fino in fondo alla valle e dove è possibile praticare pure il naturismo. 

E quest’anno, nonostante la particolare siccità, il sito è stato molto visitato. Sempre più persone insomma hanno preferito il contatto con la natura selvaggia e l’immersione delle dolci acque del Pollina alle spiagge affollate e caotiche. «Il trend è in crescita  – conferma il fondatore di Madonie Outdoor – e solo ad agosto ha dato lavoro dalle 12 alle 15 guide. Molti sono stranieri, in una percentuale compresa tra il 30 e il 35 percento, e altrettanti i siciliani. C’è gente che viene da tutto il mondo. Questi luoghi così incontaminati interessano anche dal punto di vista cinematografico, pochi giorni fa ad esempio è venuta una troupe coreana».  E se dovesse scegliere un unico punto di forza, Nicolosi non ha dubbi: «La formula vincente è il turismo sostenibile e relazionale. Spesso si finisce per diventare tutti amici. Ed è così che nelle Madonie, spesso dimenticate, siamo riusciti a lanciare l’idea dell’economia diffusa, collaborando e interscambiando contatti con le strutture ricettive del territorio».

Andrea Turco

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