Gli sprechi in Sicilia? Gli ex Pip. E i centri sanitari non siciliani? E le discariche? E l’acqua ai privati?

LA POLITICA SICILIANA NON FINISCE MAI DI STUPIRE. INVECE DI COLPIRE CHI SI FOTTE VERAMENTE I SOLDI (E PARLIAMO DI DECINE E DECINE DI MILIONI DI EURO1) SI FA ‘CASSA’ SUI PRECARI DA 830 EURO AL MESE!

Ma alla fine quanti sono questi ex Pip di Palermo un po’ Paperoni che, da ricchi, si mettevano in tasca il sussidio di 830 al mese? Sono 400-500 si tremila? A quanto pare non arrivano nemmeno a venti.

Poi ci sarebbero gli altri con un reddito Isee superiore a 20 mila euro all’anno. Ma ammettiamo che si tratti di una famiglia senza figli: marito e moglie, con un solo coniuge che lavora e guadagna 25 mila euro netti all’anno. Questo sarebbe un reddito ‘alto’?

Forse, se sono proprietari di casa, tra acqua, energia elettrica, Tarsu e Imu arrivano a malapena a fine anno. Ma appena appena.

Ci chiediamo: ma non si poteva trovare una formula meno punitiva? Considerare, in questa storia dei Pip, magari i figli, e se c’è o meno un’abitazione di proprietà. La verità è che l’Ars, da quando è arrivato il Governo di Rosario Crocetta, nella foga di fare ‘cassa’, sta penalizzando anche chi non dovrebbe essere penalizzato.

Fa un po’ sorridere la presa di posizione di Confindustria Sicilia. Dicono gli industriali siciliani che i dipendenti delle imprese private lavorano bene. E quando queste imprese chiudono, nessuno va a battere cassa alla Regione.

Dimenticando che, ancora nella prima metà del 2000, quando chiudeva un gruppo privato, il personale, di diritto o di rovescio, finiva tra i precari della Regione. Alcuni di questi sono già stabilizzati.

La verità è un’altra: i soldi sono finiti, la ‘coperta’ è sempre più corta e il Governo se la prende con la parte più debole. In questo caso gli ex Pip di Palermo, che sono i più vulnerabili di tutti.

Si torna a sorridere se si pensa a certe strutture sanitarie non siciliane, che costano ogni anno una barca di soldi. Ma nessuno dice nulla. Gli ‘sprechi’ in Sicilia, nell’anno di grazia 2014, sono rappresentati da una ventina di ricconi che si beccavano un’indennità mensile di 830. Mentre certe strutture sanitarie non siciliane che, ogni anno, si portano a casa 50-60-70 milioni di euro per assicurare un servizio ordinario passano sotto silenzio.

Insomma: invece di parlare delle cose serie, si parla dei Pip. Invece di colpire i veri sprechi: 600 milioni di euro di lavori pubblici sui rifiuti per avere ancora le discariche, i fondi ai centri sanitari non siciliani, la spesa farmaceutica fuori controllo, i ‘rimborsi’ pagati ai consiglieri comunali che li cumulano con le indennità di carica (scandalo insabbiato dall’Ars), l’acqua ancora nelle mani dei privati, i 2,1 miliardi di euro del Psr, in buona parte spesi non si sa come e via continuando.

Invece di parlare di tutte queste cose, parliamo dei Pip. Certo che siamo messi veramente male. Anche sotto il profilo del’informazione.

L’assessore regionale al Lavoro, Ester Bonafede, si difende dicendo che il Governo sta applicando una norma votata da Sala d’Ercole.

I deputati regionali Giuseppe Milazzo (Fi), Vincenzo Figuccia (Fi), Giovanni Greco (Mpa), Totò Lentini (Art.4) e Piero Alongi (Ncd) cercano di difendere questi lavoratori precari.

Milazzo, in verità, in Aula, in occasione della Finanziaria regionale, ha fatto una battaglia. Ma probabilmente questa norme sul reddito Isee è stata approvata senza un’approfondita riflessione. Sarebbe bastato calibrare meglio le esclusioni – che in certi casi sono sacrosante – evitando generalizzazioni.

Figuccia parla di “epurazione di massa non degna di un Paese civile e di un’amministrazione seria”. Oggi presenta un ordine del giorno a Sala d’Ercole.  E un emendamento in Commissione Bilancio.

Domani mattina una delegazione degli ex Pip incontrerà alcuni politici. “Forza Italia – scrive Figuccia – chiede che le posizioni dei lavoratori siano vagliate ad una ad una, evitando di fare di tutta l’erba un fascio, senza alcuna discriminazione, che sia considerato il reddito personale e non quello familiare, che l’Ise di riferimento sia quello del 2014, che vengano revocati i provvedimenti di decadenza”.

Redazione

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