IL PARLAMENTARE DEL PD AUSPICA UNA LARGA CONVERGENZA DI FORZE POLITICHE SULLA RIFORMA DI PROVINCE E COMUNI. IL SINDACO DI PALERMO TEMA CHE L’AFFOSSAMENTO DELLE CITTA’ METROPOLITANE IMPEDISCA AGLI NENTI LOCALI DI ACCEDERE ALLA PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA. DOMANDA: SI POSSONO COSTITUIRE IN SICILIA TRE CITTA’ METROPOLITANE – SAREBBE UN CASO UNICO AL MONDO (E ANCHE UN PO’ RIDICOLO!) PER ARRAFFARE I FONDI EUROPEI?
Siamo sicuri che la riforma delle Province e l’istituzione delle città metropolitane e dei ‘liberi Consorzi di Comuni – così sia come si vanno configurando – vadano bene per il Governo della Sicilia? Se lo chiedono il parlamentare regionale del PD, Giuseppe Lupo, e il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che è anche presidente di ANCI Sicilia (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani).
All’Adnkronos, ieri sera, Lupo ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Come temevo – ha detto riferendosi al tormentato iter del disegno di legge su Province, città metropolitane e ‘liberi’ Consorzi di Comuni – è un percorso a ostacoli dovuto al traballare della maggioranza, speriamo di trovare il traguardo con una riforma che abbia ancora senso. Per salvaguardare l’impianto originario della riforma è auspicabile che il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, assuma l’iniziativa di ricercare la massima convergenza tra tutte le forze parlamentari. La maggioranza non puo’ essere in balia del Movimento 5 Stelle”.
Preoccupato anche il commento di Leoluca Orlando. “La legge che si delinea in queste ore all’Ars per la riforma degli enti locali intermedi assume sempre più l’aspetto di una norma informe, frutto piuttosto di una sommatoria di singoli voti pro o contro il governo che non di una riflessione sul ruolo e le funzioni dei nuovi soggetti istituzionali”.
“In questo quadro – aggiunge Orlando – il concreto rischio di abolizione delle città metropolitane rischia di uccidere definitivamente l’economia dell’Isola, sganciando la possibilità per oltre il 50% della popolazione di accedere alla programmazione comunitaria specifica per quella tipologia di enti locali. Per questo, unendomi anche agli appelli in questo senso che sono arrivati in queste ore anche dalle Organizzazioni sindacali ed in particolare da Cisl e Cgil, non posso che auspicare un ripensamento, prima che sia troppo tardi e le conseguenze non più governabili”.
“Altrimenti – conclude il Sindaco di Palermo – si condannerà il sistema delle autonomie locali della Sicilia all’isolamento rispetto al circuito nazionale ed europeo e si mortificheranno non soltanto le città metropolitane, ma i Comuni tutti della Sicilia privati di ogni autonomia anche con riferimento alla riorganizzazione delle funzioni sul territorio”.
Nota a margine
L’appello di Lupo ci sembra corretto: leggi così importanti non possono essere frutto della scelta di una maggioranza che, tra l’altro, non c’è, ma debbono essere condivise da una larga maggioranza del Parlamento dell’Isola.
L’appello di Orlando, invece, è un po’ confuso. La salvezza degli enti locali siciliani dipende da tre improbabili città metropolitane? Ci sono Paesi, molto più grandi dell’Italia, dove esiste una sola città metropolitana. In Sicilia il Governo Crocetta ne vorrebbe creare tre! Sindaco Orlando: non le sembra un po’ ridicolo? A chi dobbiamo fare ridere con tre città metropolitane in Sicilia? cerchiamo di essere seri!
Le città metropolitane hanno un senso se parliamo di metropoli. Non si possono costituire le città metropolitane per arraffare i fondi europei.
Non si capisce, poi, che cosa ci guadagnerebbero i piccoli Comuni ad entrare in tre città metropolitane capeggiate da tre Comuni – Palermo, Catania e Messina – in condizioni finanziarie disastrose.
La verità è che questa finta riforma – metà megalomane e metà truffaldina – va fermata. E, in ogni caso, ogni Comune non solo deve poter scegliere liberamente se entrare o meno in una città metropolitana, ma deve avere la garanzia che lo stesso Comune, che spesso ha alle spalle una storia millenaria, non perda la propria autonomia.
Detto questo, alla Sicilia di città metropolitana ne basta una. Con tre città metropolitane, lo ribadiamo, ci facciamo solo ridere dietro.
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