Gli scafisti hanno sparato sulla Guardia costiera Decine di sbarchi in Sicilia, Cpa sovraffollati

Quattro uomini armati di fucile Kalashnikov hanno intimato ieri, a 50 miglia dalla costa della Libia, all’equipaggio di una motovedetta Cp 319 della Guardia Costiera di abbandonare il barcone su cui avevano viaggiato un centinaio di migranti. E hanno aperto il fuoco. Il dettaglio è emerso solo oggi, e proviene da fonti qualificate secondo le quali i colpi sarebbero stati sparati a pelo d’acqua in direzione dell’imbarcazione italiana, che non ha risposto al fuoco per preservare l’incolumità di circa 200 persone appena recuperate. Gli uomini armati, sempre secondo le stesse fonti, erano a bordo di un gommone di 5 metri con due motori fuoribordo.

La complessa situazione politica in Libia sta causando in queste ore una vera e propria fuga di massa dal Paese africano. Decine di barconi soccorsi tra ieri e oggi nel Canale di Sicilia, e migliaia di arrivi di migranti a Lampedusa e Pozzallo, dove vengono accolti nei centri di accoglienza ormai sovraffollati. Tra le persone soccorse anche un presunto scafista: si tratta del gambiano Lamin Jallow, 27 anni, fermato dagli uomini della squadra Mobile di Ragusa quale responsabile di uno sbarco di 276 migranti provenienti dall’Africa Sub-sahariana

«I nostri mezzi, a seconda delle missioni, hanno a bordo delle armi. Ma cosa sarebbe accaduto se avessimo usato quelle dotazioni? Quanti rischi avremmo corso?», ha dichiarato all’agenzia Ansa il comandante delle Capitanerie di Porto, l’ammiraglio Felice Angrisano, precisando che i suoi uomini non erano disarmati, a differenza di quanto emerso nella giornata di ieri. «Avevamo l’esigenza di evitare che non solo il nostro equipaggio ma anche le 200 persone appena soccorse non corressero alcun rischio. In ogni caso – aggiunge – nelle nostre operazioni di soccorso l’armamento a disposizione è quello previsto in funzione delle operazioni da assolvere nelle molteplici materie per le quali il personale è chiamato ad operare. Per le operazioni di soccorso, soprattutto con un numero di migranti imprecisato, occorre avere sempre a bordo qualche salvagente in più».

Il comandante ha anche aggiunto di aver «parlato con l’equipaggio della motovedetta Cp 319 e ho detto loro: fin quando non riceverò indicazioni diverse, il compito che il Paese ci ha affidato è di continuare a tentare di salvare vite in mare. Dunque le motovedette partiranno ancora, all’occorrenza, da Lampedusa».

Nel frattempo in Sicilia sono stati rintracciati 20 migranti a Siculiana dopo lo sbarco di stamattina a Torre Salsa, sulla costa agrigentina. Affermano di essere siriani, e in uno stentato inglese hanno detto che sull’imbarcazione erano in 70, forse 80 persone. I carabinieri di Siculiana stanno continuando a perlustrare la città e la periferia, ma nessun natante è stato trovato lungo la costa. Non si esclude l’ipotesi che il gruppo sia stato lasciato sotto costa da un’imbarcazione che poi ha ripreso il largo.

L’emergenza sbarchi continua anche a Lampedusa, dove continuano ad arrivare centinaia di migranti provenienti dalla Libia, tra i quali numerose donne e bambini. Sono decine i barconi soccorsi nelle ultime ore nel Canale di Sicilia dai mercantili in transito e dalle motovedette della Guardia Costiera che stanno facendo la spola con il porto dell’isola. In questo momento il Centro di prima accoglienza di contrada Imbriacola ospita oltre 800 persone, il doppio della capienza prevista dalla struttura, ma altri arrivi sono previsti nelle prossime ore. L’ultimo sbarco risale a questa mattina: 269 migranti giunti a bordo di due motovedette. In nottata erano invece approdati complessivamente 361 profughi a bordo di tre motovedette della Guardia Costiera che hanno sbarcato prima 120, poi 116 ed infine 125 persone. I profughi, tutti di paesi dell’Africa sub sahariana, sono in maggioranza eritrei.

A bordo di una motovedetta della Guardia di Finanza, il pattugliatore Monte Cimone, sono approdati nel porto di Pozzallo 181 migranti , anche loro soccorsi nel canale di Sicilia. Il pattugliatore è stato per diverse ore fermo in rada in attesa che venisse liberato parzialmente il centro di prima accoglienza di Pozzallo dove, tra lo sbarco di ieri di 276 migranti e gli ospiti che da settimane vi alloggiavano, più di un centinaio, la struttura risulta sovraffollata. Appena sarà ultimato lo sbarco, si è in attesa di un nuovo approdo di migranti perché, a bordo di un mercantile, stanno per arrivare altre cento persone.

Lamin Jallow, il presunto scafista fermato dagli uomini della squadra Mobile di Ragusa per lo sbarco di ieri a Pozzallo di 276 migranti sub sahariani, ha confessato di aver condotto uno dei tre gommoni della piccola flotta e di averlo fatto perché l’organizzazione libica gli ha consentito di viaggiare gratuitamente. In base alle dichiarazioni raccolte dagli agenti di polizia, dopo aver ascoltato diversi testimoni, gli organizzatori della traversata avrebbero incassato 50mila dollari per ogni gommone su cui viaggiavano un centinaio di migranti. Proseguono le indagini della polizia per individuare gli scafisti alla guida degli altri due gommoni.  

Redazione

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