di Claudia Corbari
In genere al termine crisi viene attribuita un’accezione negativa e quindi, per la maggior parte degli individui, la crisi è qualcosa da evitare o da allontanare il prima possibile.
In ambito psicologico la crisi ha assunto nuovi significati discostandosi dal senso comune.
Paul Claude Racamier ha scritto: La nozione di crisi si pone tra il registro della normalità e della patologia: attraversa nello stesso tempo il normale ed il patologico ed il suo interesse sta nel fatto che si pone a cavallo tra questi due registri. L’autore ha affermato che, affinché si possa parlare di crisi, è necessario che il soggetto si trovi di fronte alla rottura di un equilibrio psichico già raggiunto precedentemente; tale stravolgimento di equilibrio può avvenire a causa di una pressione interna o esterna all’individuo.
La crisi viene quindi intesa come un momento cruciale per la vita di ognuno, poiché in grado di dare avvio ad un processo di cambiamento. Nella prima fase di crisi emerge, da parte del soggetto interessato, un approccio differente all’equilibrio prima raggiunto; quest’ultimo può infatti non essere più soddisfacente, oppure può aver soddisfatto la funzione che svolgeva fino a quel momento e, in ogni caso, non è più considerato come l’unica alternativa possibile di approccio alla realtà.
Parlare di crisi significa, quindi, fare riferimento ad ampi spazi della vita dell’individuo e questo perché essa può manifestarsi in svariati momenti e riferirsi ai più improbabili aspetti della vita; tuttavia ciò che accomuna i momenti di crisi è la possibilità di cambiamento.
Il momento critico, inoltre, permette di comprendere quali sono le risorse energetiche disponibili ed in che modo queste possono essere utilizzate per una raggiungere una maggiore consapevolezza di sé. Una crisi riconosciuta, affrontata e superata viene intesa, in psicologia, come l’opportunità di una nuova nascita grazie alla quale poter conoscere altri aspetti della propria personalità.
Si nota dunque che la crisi non necessariamente deve essere considerata come un momento negativo, ma come una possibilità di crescita e cambiamento positivo; tuttavia, nel caso in cui l’individuo non dovesse trovare le risorse disponibili ad affrontarla, è necessaria un’azione di supporto da parte di un professionista.
Lo psicologo, a differenza dell’amico ed in qualità di professionista, entra in sintonia con il paziente mantenendo un certo distacco dalla storia personale del soggetto e riuscendo a fornirgli supporto grazie alla propria preparazione. Uno degli obiettivi dello psicologo è la crescita ed il raggiungimento della consapevolezza di sé nel paziente in modo che questo acquisisca le risorse che in futuro gli permetteranno di affrontare più agevolmente periodi critici.
Per concludere, alla classica affermazione: Io non ho bisogno di uno psicologo, non sono pazzo!, è possibile contrapporre il riconoscimento dell’importanza del dialogo e del supporto di cui ognuno di noi ha bisogno in alcuni momenti della vita. E allora, se lo psicologo è in grado di supportarci e di farci superare i momenti di grave crisi che affrontiamo durante la nostra esistenza, viene da chiedersi: perché non andare?
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