Mentre la politica in Sicilia è impegnata a guardare con un occhio ai ballottaggi di domenica prossima per chiudere il discorso sui sindaci e sulla composizione delle varie amministrazioni locali, lasciato aperto dopo il primo turno, e con un occhio alle grandi manovre in vista delle prossime elezioni regionali dopo lo spiraglio aperto dalle dichiarazioni del presidente Nello Musumeci che impongono un’accelerazione, sulla scuola sta per calare il sipario sull’anno scolastico 2021-22. Archiviato il rito dell’ultimo giorno di scuola, vissuto tra la gioia per l’annunciata prospettiva di libertà e la tristezza per un impegno da accantonare (chi per qualche mese, chi, come nel caso degli studenti dell’ultimo anno, per sempre), e pagato il giusto tributo all’ansia legata all’attesa dei risultati finali (un’attesa tutt’altro che spasmodica, visto che gli esami di riparazione, vero e proprio spauracchio dei tempi passati, sono stati aboliti da parecchio tempo, e le cosiddette sospensioni del giudizio che ne hanno preso il posto, anche se con qualche mese di ritardo difficilmente negheranno una promozione pressoché scontata), è il turno degli esami di Stato, il cui calendario prevede per oggi la prima delle due prove scritte.
Appuntamento atteso, quello degli esami, ma lontano dalle atmosfere del passato. Bisogna riconoscere, infatti, che da qualche anno, questi esami si svolgono tra la quasi indifferenza generale, a differenza di un tempo quando tutti ne parlavano: gli studenti che vivevano l’approssimarsi dell’evento, studiando e ripassando tutto lo studiabile e tutto il ripassabile; le famiglie che rivoluzionavano la propria organizzazione; i medici che dispensavano consigli da seguire sull’alimentazione, sulle ore di sonno, sulla pianificazione della giornata e su quanto potesse essere utile; gli esperti che facevano previsioni – non sempre azzeccate, per la verità – sugli autori che sarebbero stati oggetto del tema di Italiano o che non lesinavano i loro preziosi consigli su come organizzarsi sia per il ripasso che per gli esami. Quanto tempo veniva speso, specie da parte delle ragazze, per trascrivere con grafia minutissima lunghissime strisce di carta a fisarmonica da sistemare opportunamente nelle famose cartuccere da nascondere sotto ampie bluse o, meglio ancora, sotto i confortevoli grembiuli che ormai non si usano più.
Quanta tensione per qualche argomento trascurato perché affrontato con una certa superficialità o per la costituzione di una Commissione formata esclusivamente da commissari esterni dei quali si sapeva poco o nulla, specie se si apprendeva che venivano chi da Firenze, chi dalla Val d’Aosta, chi da altrove. Quanta fatica per quel povero membro interno, schiacciato tra le intransigenze della Commissione e le aspettative degli studenti. Oggi non è più così. Prima di tutto perché gli esami di maturità sono diventati esami di Stato, trasformando gli studenti da maturandi a candidati. In secondo luogo perché le Commissioni esterne sono state sostituite da Commissioni interne che di esterno hanno solo il presidente. Infine per l’atteggiamento, ben lontano dalla sacralità di un tempo, con cui si pongono reciprocamente sia gli esaminatori che gli esaminandi. Sempre meno educatori e più burocrati, i primi; sempre meno rispettosi e più disinvolti, i secondi.
Anche l’incertezza della prima prova scritta, quella di italiano, è un ricordo del passato, visto che la varietà delle tipologie, le numerose alternative e il ricco materiale fornito a supporto, mettono a riparo da qualsiasi rischio. Stesso discorso vale per la prova orale, dove i rischi legati ad argomenti a sorpresa sono pressoché esclusi, visto che la parte iniziale riguarderà l’analisi di materiale predisposto dalla Commissione tenendo conto delle particolarità del candidato e considerato che il resto consisterà nell’esposizione di esperienze personali relative ai percorsi per le competenze trasversali (e l’orientamento) e alle competenze di educazione civica. Quanto detto non esclude l’esistenza di studenti che ancora soffrono e sgobbano, che sui libri fanno levatacce e ore piccole per preparare al meglio il proprio esame, ma si tratta di una razza in via di estinzione. Una piccola eccezione, che conferma quanto questi esami siano diversi da quelli di un tempo.
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